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Abdu'l-Bahá : Il segreto della civiltà divina
'Abdu'l-Bahá
IL SEGRETO DELLA
CIVILTÀ DIVINA
INDICE
Introduzione……………………………………Pag. III
Il Segreto della Civiltà Divina…………………. " 1
Indice Analitico………………………………… " 79
CASA EDITRICE BAHÁ'Í
ROMA 1988

Tradotto e pubblicato per concessione del «Bahá'í Publishing Trust"

Wilmette, lllinois, U.S.A.

Titolo originale: The Secret of Divine Civilization

Copyright 1957, by the National Spirirtual Assembly of the Bahá'ís of the

U.S.A.
1° edizione italiana 1988

Copyright dell'Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá'í d'Italia

CASA EDITRICE Bahá'í S.R.L.

Deposito e amm.ne: 00162 Roma, Circ.ne Nomentana, 484

Tel.06/4270547

Sede Legale: 00197 Roma, Via Stoppani, 10 - Tel. 06/879647

Tipografia Trinca - Albano Laziale (Roma)
INTRODUZIONE

Straordinarie le circostanze, eccezionalmente qualificato l'Autore

di questo libro dove si illustra e si rivela il carattere spirituale della ve-

ra civiltà.

Scritto nel 1875 il testo originale persiano fu litografato a Bombay

nel 1882; la prima traduzione inglese fu pubblicata a Londra nel 1910

e successivamente a Chicago nel 1918 con il titolo The Mysterious

Forces of civdization [Le Arcane Forze della Civiltà]. La presente

versione, opera di Mirzaeh Gail, è più accurata e rispecchia la padro-

nanza di entrambe le lingue posseduta da questa raffinata autrice che,

nata da padre persiano e madre americana, ha trascorso molti anni in

entrambi i Paesi.

Il nome di 'Abdu'l-Bahá è diventato molto famoso in Oriente e in

Occidente, simbolo di saggezza, nobiltà, eroismo e completa consa-

crazione alla causa dell'unità spirituale e della pace universale. Questo

nome, che è un titolo, significa "Servo della Gloria" (cioè Servo di

Bahá'u'lláh).

Nato in Persia il 23 maggio 1844 - il maggiore tra i figli viventi di

Bahá'u'lláh - Egli vide la luce lo stesso giorno in cui 'Alí-Muhammad,

conosciuto ora come il Báb, annunziò la Sua Missione: instaurare una

nuova Dispensazione religiosa e preparare la strada all'avvento di

Bahá'u'lláh, Autore della Rivelazione Bahá'í.

'Abdu'l-Bahá aveva sei anni quando il Báb fu martirizzato a

Tabriz, otto quando Bahá'u'lláh fu rinchiuso per ordine dello Scià in

una segreta a Teheran: pochi mesi dopo accompagnava Bahá'u'lláh

nel Suo esilio a Baghdad. Ebbe così inizio un periodo di esili e prigio-

nie che durò fino al 1908. Da Baghdad Bahá'u'lláh, la Sua famiglia e i

Suoi servitori furono condotti a Costantinopoli, da Costantinopoli

ad Adrianopoli e da Adrianopoli alla Fortezza di 'Akká in Terra Santa,

dove Bahá'u'lláh trapassò nel 1892. Durante tutto questo periodo

'Abdu'l-Bahá, temprato dalle avversità e trionfante nello spirito, ma-

nifestò progressivamente quelle qualità e quei poteri sui quali

Bahá'u'lláh fondò il futuro della Sua Fede Mondiale designandoLo,

nel Suo Testamento, Esempio della vita religiosa, Interprete della Sua

Parola e Centro del Suo Patto con l'umanità.

'Abdu'l-Bahá sopportò durissime oppressioni dal 1892 al 1908,

anno in cui la Rivoluzione Turca Lo liberò insieme con tutti i prigio-

nieri politici condannati dal Sultano.

Fu il generale Allenby che, conquistata militarmente la Palestina

durante la Prima Guerra Mondiale, per ordine di Lord Balfour Mini-

stro degli Esteri britannico garantì la Sua protezione.

Dal 1911 al 1913, 'Abdu'l-Bahá viaggiò in Europa e nel Nord

America, visitando comunità locali Bahá'í e pronunciando pubblici

discorsi in associazioni per la pace, università, chiese, convegni di

Negri e sinagoghe, incontrando importanti personalità del governo,

delle chiese e del mondo dell'educazione e promulgando con l'esempio

ed eloquenti discorsi i principi della pace universale. L'elenco di

questi importanti personaggi è troppo lungo per essere qui riportato,

ma l'accoglienza riservata ad 'Abdu'l-Bahá dall'Occidente può essere

illustrata nominando, fra i molti, l'arcivescovo Wilbeforce, il reveren-

do R.J. Campbell, Lord Lamington, Sir Michael Sadler, i Maharaja di

Jalavar e di Rajputana, il professor E.G. Browne e il professor Patrick

Geddes a Londra; il Ministro persiano, l'Ambasciatore turco, "digni-

tari ecclesiastici di vari rami dell'Albero cristiano" a Parigi; il .profes-

sor Arminius Vambery, diversi membri del Parlamento, il conte Al-

bert Apponyi, il presule Alexander Giesswein e il professor Ignatius

Goldziher a Vienna; e in America il dottor David Starr Jordan, il rab-

bino Stephen Wise, Alexander Graham Bell, l'onorevole Franklin

MacVeagh, l'ammiraglio Peary, Rabindranath Tagore.

Fra i discorsi registrati e gli scritti di 'Abdu'l-Bahá, che trasmetto-

no intatta l'essenza del Suo messaggio all'Occidente vi sono le con-

ferenze da Lui pronunziate nel City TempIe di Londra, nell'Universi-

tà Stanford in California, nel Temple Emmanuel di San Francisco, la

lettera da Lui inviata al Comitato per una Pace Durevole dell'Aia e

quella indirizzata al defunto dottor Forel, lo scienziato svizzero. In

molti dei Suoi discorsi pubblici invitò gli Stati Uniti a guidare le na-

zioni verso la pace, la giustizia e l'ordine sociale.

Nelle Lezioni di San Giovanni d'Acri, Laura Barney registrò fedel-

mente le risposte di 'Abdu'l-Bahá a domande sui Profeti, sul destino,

gli attributi e i poteri dell'uomo, sull'immortalità dell'anima e sulla

vita dopo la morte, risposte che sono sempre state ansiosamente atte-

se quale ideale introduzione a questa nuova èra di religione universa-

le.

La missione così fedelmente compiuta da 'Abdu'l-Bahá dal 1892 al

1921, come Capo della Comunità Mondiale Bahá'í, per quanto

provvidenziale non riguarda direttamente il contenuto di questo libro.

Il Segreto della Civdtà Divina è un messaggio rivolto ai governanti

e al popolo della Persia, un Paese la cui civiltà un tempo gloriosa era

stata ridotta a una pietosa debolezza dalla corruzione del governo,

dall'ignoranza delle masse e dall'abbandono delle verità essenziali

della religione. In questo libro 'Abdu'l-Bahá non fa il minimo accenno

alle crudeltà inflitteGli dalla Sua patria, ma offre invece alla Persia il

ricco tesoro della Sua illuminata comprensione delle cause della ca-

duta e della nascita delle civiltà, una chiara guida verso la strada di

una futura grandezza e un modello di vero ordine sociale.

Benché questa preziosa offerta sia stata ignorata da coloro per il

cui bene essa era intesa, il messaggio di 'Abdu'l-Bahá si addice anche

alle condizioni generali della civiltà moderna in senso lato, una civiltà

che, col suo imperialismo, nazionalismo, razzismo, materialismo e

settarismo tradizionali, ha condotto l'umanità sull'orlo di quell'estremo

disastro che i passi profetici degli Scritti Sacri di tutte le religioni

esistenti hanno predetto. Il Segreto della Civiltà Divina è pertanto pro-

posto agli studiosi della società come un trattato che colma l'ampio

baratro che separa la politica e l'economia nei loro aspetti tecnici, dal

vero scopo per cui l'uomo è stato creato: instaurare la giustizia sulla

terra.

Il Lettore non deve fare altro che leggere il seguente passo, spesso

citato, per capire come 'Abdu'l-Bahá trasformi le verità spirituali in

termini sociali: "La vera civiltà dispiegherà le sue insegne nel cuore

del mondo quando un certo numero dei suoi sovrani di nobile

intelletto e sentimento -fulgidi esempi di devozione e determinazione -

per il bene e la felicità dell'intero genere umano si leveranno con

ferma risolutezza e chiara visione, a stabilire la causa della Pace

Universale. Essi debbono fare della Causa della Pace oggetto di una

consultazione generale e cercare con ogni mezzo in loro potere di

fondare un'unione delle nazioni del mondo. Debbono concludere un

trattato vincolante e stabilire un patto, i cui provvedimenti siano

efficaci, inviolabili e ben definiti e poi proclamarlo in tutto il mondo e

ottenerne la sanzione dall'intera razza umana. Questa suprema e

nobile impresa - vera fonte della pace e del benessere di tutto il mondo

deve essere considerata sacra da tutti coloro che dimorano sulla terra.

Tutte le forze dell'umanità devono essere mobilitate per assicurare la

stabilità e la permanenza di questo Sommo Patto... Il principio

fondamentale regolatore di un tal solenne Patto deve essere così ben

fissato che se, più tardi un governo violerà qualcuno di quei

provvedimenti, tutti i governi della terra si muoveranno per ricondurlo

a completa sottomissione, anzi la stessa razza umana, come un sol

uomo, risolverà d'abbattere quel governo con ogni potere a sua

disposizione. Se questo massimo tra i rimedi verrà applicato al corpo

infermo del mondo, esso senza dubbio guarirà dai suoi malanni e

rimarrà perpetuamente salvo e sicuro"

Per 'Abdu'l-Bahá la civiltà è un organismo sorretto da uno spirito

che lo permea e lo guida - un organismo nel quale le singole unità non

possono essere uguali; ciascuna ha una propria funzione da svolgere

per il funzionamento dell'insieme. L'egalitarismo è una falsa in-

terpretazione della giustizia: solo nell'unità l'uomo può trovare rea-

lizzazione, perché l'unità consiste in un unico spirito animante la di-

versità degli uomini.

Questo spirito onnipresente non può essere generato da pressioni

esterne né portare alla vittoria alcuna mira partigiana o settaria. Esso si

è manifestato nel corso della storia attraverso lo spirito di fede infuso

dai Profeti nei loro primi seguaci, i quali sacrificarono ogni desi-

derio personale per amore di Dio. Questo spirito è l'espressione del-

l'amore di Dio per l'umanità e finora la sua luce è stata eclissata da

minori lealtà, effimere e apportatrici di divisione, che hanno occupato

i cuori degli uomini.

'Abdu'l-Bahá, Che visse secondo questo spirito universale e unifi-

cò e riconciliò in Se Stesso i diversi poteri che gli uomini esprimono

attraverso la scienza, l'arte la filosofia, il commercio, le professioni e

l'amministrazione politica, poté comprendere il divino elemento della

civiltà e divenire il primo cittadino della Confederazione dell'umanità.

Nella sua concezione scopriamo che in questa Confederazione si è uno

per tutti e tutti per uno. 'Abdu'l-Bahá ha introdotto nella nostra vita

quotidiana le sublimi verità rivelate dai Profeti.

Il Lettore occidentale non mancherà di notare che 'Abdu'l-Bahá ha

usato passi tratti dal Corano per suffragare i significati spirituali del

Suo tema e per imprimere il Suo appello nella nazione persiana

islamica. Essendo il Corano quasi ignorato in Occidente, questi passi

serviranno anche a far meglio conoscere ai Lettori occidentali il Libro

Sacro dei popoli arabi e persiano in un momento in cui è oltremodo

necessario che l'Europa e l'America comprendano l'Oriente.

Horace Holley
4 luglio 1956
Citazioni del Corano

La numerazione delle sure e dei versetti è quella di Il Corano, In-

troduzione e commento di Alessandro Bausani, Sansoni, Firenze,

1961, di cui si e altresì quasi sempre seguito anche il testo.

IL SEGRETO
DELLA
CIVILTÀ DIVINA
Nel Nome di Dio il Clemente, il Misericordioso

Sia lodata e ringraziata la Provvidenza ché, fra tutte le realtà dell'e-

sistenza, ha prescelto la realtà dell'uomo conferendole l'onore del-

l'intelletto e della saggezza, le più fulgide luci di entrambi i mondi. Per

opera di questa grande dote, Egli ha in ogni epoca riverberato sullo

specchio della creazione nuove e meravigliose configurazioni. Esa-

minando obiettivamente il mondo dell'essere, appare chiaramente che

èra dopo èra il tempio dell'esistenza è stato continuamente abbellito di

nuova grazia e fregiato dal cangiante splendore che deriva dalla

saggezza e dalla facoltà del pensiero.

Questo supremo emblema di Dio è il primo nell'ordine della crea-

zione, primo per rango, avendo la precedenza su tutte le cose create.

Lo attesta la Santa Tradizione "Prima d'ogni altra cosa, Iddio creò la

mente". Sin dagli albori della creazione essa fu fatta per essere rivelata nel

tempio dell'uomo.

Santificato è il Signore Che, coi raggi abbaglianti di questa singo-

lare forza celestiale, del nostro mondo di tenebre ha fatto l'invidia dei

mondi di luce: "E scintillerà allora la terra della luce del suo Si-

gnore". Santo ed eccelso è Colui Che ha fatto sì che la natura del-

l'uomo fosse alba di tale sconfinata grazia: "Iddio misericordioso il

Corano ha insegnato, l'uomo ha creato, e il linguaggio articolato gli ha

appresso".

O voi che avete menti per conoscere! Levate supplichevoli mani

al cielo dell'unico Dio e siate umili e modesti dinanzi a Lui, ringra-

ziateLo per questa dote suprema e implorateLo di soccorrerci affinché

dalla coscienza dell'umanità s'irradino nell'èra presente impulsi divini

e questa fiamma accesa da Dio e affidata al cuore umano possa non

affievolirsi mai.

Considerate attentamente: tutti i multiformi fenomeni, i concetti, il

sapere, i procedimenti tecnici e i sistemi filosofici, le scienze, le arti,

le industrie, e le invenzioni - tutto questo è emanazione della mente

umana. Chiunque si sia spinto più a fondo in codesto mare sconfinato

è giunto a eccellere sugli altri. La felicità e l'orgoglio delle nazioni in

ciò consistono: risplendere come il sole nell'alto firmamento del

sapere. "Saranno forse trattati in modo eguale, quelli che sanno e

quelli che non sanno?" E qui stanno l'onore e la distinzione del-

l'uomo: che fra tutte le moltitudini del mondo egli divenga fonte di

benessere sociale. Si può immaginare dono più grande di questo, che

un uomo, guardando dentro di sé, scopra d'essere divenuto, per la

grazia confermatrice di Dio, causa di pace e di benessere, di felicità e

di vantaggio per il suo prossimo? No, in nome dell'unico vero Dio,

non v'è gioia più grande, né più completa delizia.

Per quanto tempo ancora vagheremo sospinti sulle ali della passio-

ne e del vano desiderio? Per quanto tempo ancora trascorreremo i no-

stri giorni come barbari nei baratri dell'ignoranza e dell'abominio?

Dio ci ha dato occhi, perché guardiamo il mondo intorno a noi e ci

impossessiamo di qualunque cosa promuova la civiltà e le arti del vi-

vere. Ci ha donato orecchie, perché udiamo la saggezza dei dotti e

dei filosofi e ne approfittiamo levandoci a favorirla e praticarla. Sensi

e facoltà ci sono stati conferiti, perché li dedichiamo al servizio del

bene comune, sì che - distinti da tutte le altre forme della vita a causa

della capacità di percepire e della ragione - lottiamo sempre e su tutti i

fronti, piccola o grande, ordinaria o straordinaria che sia l'occasione,

finché tutti gli uomini non siano radunati al sicuro all'interno

dell'inespugnabile roccaforte del sapere. Dobbiamo continuamente

costruire nuove basi per la felicità umana e creare e promuovere nuo-

vi strumenti intesi a questo fine. Eccellente e degno d'onore è colui

che si leva ad assolvere le proprie responsabilità; miserabile e sprege-

vole chi chiude gli occhi al benessere della società e spreca la sua pre-

ziosa vita nel perseguire i propri egoistici interessi e vantaggi persona-

li. Suprema la felicità di colui che, sul destriero di un nobile impegno,

irrompe nell'arena della civiltà e della giustizia: costui vede i segni di

Dio nel mondo e nell'anima umana. "Mostreremo sicuramente i Segni

nostri nel mondo e in loro stessi".

E questa è la massima miseria dell'uomo: che viva inerte, apatico,

ottuso, interessato solo ai propri vili appetiti. Quando così si com-

porta, egli tiene il proprio essere nella più profonda ignoranza e bar-

barie, caduto più in basso delle bestie feroci. "Sono come bruti, anzi di

quelli ancor più traviati... E sappiate che i peggiori animali agli occhi

di Dio sono quelli sordi, e muti, privi di intelletto".

Dobbiamo ora sorgere con grande risolutezza e afferrare tutti que-

gli strumenti che promuovano la pace, il benessere e la felicità, il sa-

pere, la cultura e l'industria, la dignità, il valore e lo stadio dell'intera

razza umana. Così, grazie alle acque ristoratrici di intenzioni pure e

altruistici sforzi, la terra delle potenzialità umane produrrà i boccioli

della sua eccellenza latente e fiori di encomiabili qualità e fruttificherà

e fiorirà fino a competere con quel roseto di sapere che fu dei nostri

padri. Allora questo sacro suolo persiano diverrà sotto ogni aspetto

centro focale di perfezioni umane, riverberando come in uno specchio

l'intera panoplia della civiltà del mondo.

Ogni lode e onore all'Alba della saggezza divina, l'Oriente della

Rivelazione (Muhammad) e alla santa linea dei Suoi discendenti, per-

ché grazie ai raggi della Sua consumata saggezza, del Suo sapere uni-

versale, quei selvaggi che abitavano Yathrib (Medina) e Batha (La

Mecca), miracolosamente e in tempo si breve, furono tratti fuori da-

gli abissi dell'ignoranza, assursero alle vette della conoscenza e diven-

nero centri di arti, scienze e perfezioni umane e stelle di felicità e vera

civiltà, risplendenti sugli orizzonti del mondo.

Sua Maestà lo Scià ha ora [1875] deciso di realizzare il progres-

so, il benessere e la sicurezza del popolo persiano e la prosperità del

loro Paese. Egli ha spontaneamente offerto assistenza ai suoi sudditi,

mostrando energia ed equanimità, nella speranza di fare dell'Iran,

con la luce della giustizia, l'invidia dell'Oriente e dell'Occidente e di

far scorrere ancora nelle vene del popolo di Persia quello squisito fer-

vore che caratterizzò le sue prime grandi epoche. Com'è chiaro per

chi comprende, chi scrive ha perciò sentito la necessità di redigere,

solo per amor di Dio e in omaggio a questo nobile sforzo, un breve

trattato su alcune urgenti questioni. Per dimostrare che Suo unico

scopo è quello di promuovere il benessere generale, Egli tace il Pro-

prio nome.5 b Convinto che la guida alla rettitudine sia di per sé un at-

to retto, Egli offre ai figli della Sua patria questi brevi consigli, profe-

riti solamente per amore di Dio e nello spirito di una fedele amicizia.

Il nostro Signore, Che conosce tutte le cose, è testimone che questo

Servo cerca solo ciò che è giusto e benefico, perché Egli, pellegrino

nel deserto dell'amore di Dio, è giunto in un regno dove la mano del

diniego o dell'assenso, della lode o del biasimo non può toccarlo.

"Cibiamo la vostra anima sol per amor di Dio; e non vogliamo da voi

compenso alcuno, gratitudine non vogliamo".

"Velata è la mano, pure la penna scrive com'è comandato;

Irrompe il destriero, ma il cavaliere è nascosto".

O popolo di Persia! Scruta in quelle pagine fiorenti che narrano di

un giorno diverso, di un tempo da lungi trascorso. Leggile e stupisci;

mira il grande spettacolo. In quei giorni l'Iran era il cuore del mondo,

fulgida torcia fiammeggiante nell'assemblea del genere umano. Il suo

potere e la sua gloria risplendevano come il mattino sugli orizzonti del

mondo e il fulgore del suo sapere spandeva i suoi raggi su Oriente e

Occidente. La nomea del vasto impero di coloro che ne portavano la

corona era giunta perfino fra gli abitanti del circolo artico e la fama

della maestosa persona del suo Re dei Re aveva umiliato i reggitori

della Grecia e di Roma. I più grandi filosofi del mondo ammiravano la

saggezza del suo governo e il suo sistema politico era divenuto un

modello per tutti i sovrani dei quattro continenti allora conosciuti.

Eminente fra tutti i popoli per la vastità dei domini, era onorata da tutti

per la sua pregevole cultura e civiltà. Era come il perno del mondo,

fonte e centro di scienze e arti, sorgente di grandi invenzioni e

scoperte, ricca miniera di virtù e perfezioni umane. L'intelletto e la

saggezza dei cittadini di questa eccellente nazione abbagliavano le

menti degli altri popoli, la vivacità e il genio percettivo che caratteriz-

zavano tutta questa nobile razza suscitavano l'invidia del mondo in-

tero.

A parte ciò che è documentato nelle storie persiane, il Vecchio Te-

stamento - Testo sacro e canonico oggi riconosciuto da tutti i popoli

europei - attesta che ai tempi di Ciro, chiamato nelle opere persiane

Bahman figlio di Isfandíyar, le trecentosessanta divisioni dell'Impero

persiano si estendevano dai confini interni dell'india e della Cina fi-

no agli estremi limiti dello Yemen e dell'Etiopia. Le cronache dei

Greci raccontano altresì che quell'orgoglioso sovrano mosse contro

di loro con uno sterminato esercito e lasciò i loro domini, fino ad al-

lora vittoriosi, rasi al suolo. Egli fece tremare le colonne di tutti i go-

verni; secondo quell'autorevole opera araba che è la storia di Abu'l-

Fidá, conquistò l'intero mondo conosciuto. Nello stesso testo e altro-

ve è scritto inoltre che Firaydún, re della dinastia Píshdádíyán - unico

per intrinseche perfezioni, capacità di giudizio, ampiezza del sapere e

lunga serie di ininterrotte vittorie, fra tutti i regnanti che lo avevano

preceduto e che dovevano seguirlo - spartì l'intero mondo conosciuto

fra i suoi tre figli.

Come affermano gli annali dei più illustri uomini del mondo, il

primo governo insediato sulla terra, il più grande impero organizzato

fra le nazioni, fu il trono e la corona di Persia.

O popolo di Persia! Destati dal tuo ebbro sonno! Esci dal torpore!

Sii equo nel giudicare: possono permettere i dettami dell'onore che

questa santa terra, già sorgente della civiltà del mondo, fonte di gloria

e di gioia per tutto il genere umano, invidia dell'Oriente e dell'Occi-

dente, continui a essere oggetto di commiserazione, compatita da tutte

le nazioni? Un tempo eri il più nobile dei popoli: lascerai che la storia

contemporanea ne tramandi per tutte le ère l'attuale degenerazione?

Accetterai acquiescente il suo attuale squallore, quando un tempo essa

era la terra del desiderio di tutti gli uomini? Dovrà ora per questa

spregevole indolenza, per questa incapacità di lottare, quest'assoluta

ignoranza, essere considerata la più arretrata fra le nazioni?

Non fu il popolo persiano, in giorni da lungo tempo trascorsi

avanguardia dell'intelletto e della saggezza? Non brillò, per grazia di

Dio, come l'astro diurno dagli orizzonti del sapere divino? Come mai

siamo paghi - oggi - di questa condizione di miseria, avvinti da pas-

sioni licenziose, ciechi alla felicità suprema, a ciò che è ben accetto

agli occhi di Dio e, completamente presi da interessi egoistici, perse-

guiamo ignobili tornaconti personali?

La più bella delle terre era un tempo un faro, da cui si sprigionava-

no raggi di sapere divino, di scienze e arti, di nobiltà e degne conqui-

ste, di saggezza e valore. Oggi, a cagione dell'indolenza, dell'apatia e

del torpore del suo popolo, dell'indisciplinatezza della sua vita, della

sua mancanza di orgoglio e di ambizioni, le sue fulgide fortune sono

state totalmente eclissate, la sua luce s'è volta in tenebre. "I sette cieli

e le sette terre piangono il potente decaduto".

Non s'immagini che il popolo persiano manchi intrinsecamente

d'intelligenza, o che sia inferiore ad altri per essenziale potere di per-

cezione e comprensione, innata sagacia, intuizione e saggezza o con-

naturata capacità. Dio non voglia! Al contrario, esso ha sempre supe-

rato tutti gli altri popoli per le doti conferitegli dalla nascita. Inoltre

la Persia, per il clima temperato e le bellezze naturali, per i vantaggi

geografici e il ricco suolo, è straordinariamente benedetta. Ciò di cui

ha urgente bisogno è profonda riflessione, azione risoluta, istruzione,

ispirazione e incoraggiamento. Il suo popolo deve compiere un grande

sforzo e il suo orgoglio dev'essere risvegliato.

Oggi, nei cinque continenti del globo, l'Europa e la maggior parte

dell'America sono rinomate per la legge, l'ordine, il governo e il com-

mercio, l'arte e l'industria, la scienza, la filosofia e l'educazione. Ep-

pure nei tempi antichi quei popoli erano i più selvaggi, ignoranti e

brutali del mondo. Erano perfino sprezzantemente chiamati barbari,

cioè completamente rozzi e incivili. Inoltre, dal quinto al quindicesi-

mo secolo dopo Cristo, in quel periodo che viene chiamato Medio

Evo, si svolsero fra i popoli d'Europa tali terribili lotte e feroci scon-

volgimenti, così spietati scontri e orrendi atti, che gli Europei giusta-

mente definiscono quei dieci secoli i Secoli Oscuri. Le basi del pro-

gresso e della civiltà europea furono di fatto poste nel quindicesimo

secolo dell'èra cristiana e solo da allora, per lo stimolo di grandi menti

e in seguito all'allargamento delle frontiere del sapere e

all'espletamento di energici e ambiziosi sforzi, è andata sviluppandosi

la sua attuale evidente cultura.

Oggi per grazia di Dio e per l'influenza spirituale della Sua Mani-

festazione universale l'equanime reggitore dell'Iran ha radunato il suo

popolo nell'asilo della giustizia e la sincerità delle intenzioni del-

l'imperatore si è rivelata in azioni regali. Sperando che il suo regno

emuli il glorioso passato, egli ha cercato di instaurare ovunque in

questa nobile terra l'equità e la giustizia, di promuovervi l'educazione

e i processi della civiltà e di trasferire dalla potenzialità alla realtà

qualunque cosa ne assicuri il progresso. Finora non avevamo mai vi-

sto un monarca - che tiene nelle sue mani capaci le redini degli affari e

dal cui nobile impegno dipende il benessere di tutti i sudditi - pro-

digarsi come si addice a un benevolo padre per educare e istruire il

suo popolo, per cercare di assicurarne il benessere e la tranquillità di

spirito e mostrare una giusta sollecitudine verso i loro interessi: perciò

questo Servo e i Suoi pari hanno taciuto. Ma ora è chiaro per chi

comprende che lo Scià ha spontaneamente deciso dì instaurare un

governo giusto e di assicurare il progresso di tutti i suoi sudditi. Il suo

onorevole intento ha di conseguenza ispirato questo trattato.

Strano davvero che invece di rendere grazie per questa munificen-

za che sicuramente proviene dalla grazia di Dio Onnipotente, levan-

dosi all'unisono per la gratitudine e l'entusiasmo, e pregando che

questi nobili propositi si moltiplichino giorno per giorno, al contrario

taluni - corrotto l'intelletto da mire personali, offuscata la chiarezza

della loro percezione dall'egoismo e dalla presunzione, piegate le

energie al servizio delle loro passioni, pervertita la fierezza in deside-

rio di potere - abbiano issato il vessillo dell'opposizione e reclamato a

gran voce. Fino ad ora biasimavano lo Scià perché non si era - di sua

iniziativa - messo al lavoro per il benessere del popolo e non aveva

cercato di promuovere la pace e il benessere. Ora che egli ha avviato

questo grande progetto, hanno cambiato tono. Alcuni dicono che sono

stravaganze moderne e mode esterofile, del tutto inadatte ai presenti

bisogni e ai venerati costumi della Persia. Altri hanno radunato le

masse derelitte - che nulla sapendo della religione, delle sue leggi e

dei suoi principi fondamentali non hanno alcuna capacità di discer-

nimento - e dicono loro che questi metodi moderni sono in uso fra

popoli pagani, che sono contrari ai venerati canoni della vera fede e

aggiungono il detto "Chi imita un popolo è uno di loro". Un gruppo

sostiene che tali riforme devono essere ampiamente dibattute che si

deve procedere passo passo, essendo inammissibile la fretta. Altri af-

fermano che si devono adottare solo misure ideate da Persiani, i quali

devono riformare da soli l'amministrazione politica, il sistema educa-

tivo e lo stato della loro cultura e che non occorre mutuare migliora-

menti da altre nazioni. In breve, ogni fazione insegue la propria parti-

colare illusione.

O popolo di Persia! Per quanto tempo ancora aneggerai? Per

quanto tempo ancora durerà la tua confusione? Per quanto tempo

ancora permarranno questo conflitto di opinioni, questo inutile anta-

gonismo, quest'ignoranza, questo rifiuto di pensare? Altri sono svegli,

noi dormiamo un sonno senza sogni. Altre nazioni stanno impe-

gnandosi per migliorare la propria condizione, noi siamo intricati nei

nostri desideri e intemperanze e a ogni pie' sospinto inciampiamo in

una nuova insidia.

Dio ci è testimone che, nello sviluppare questo tema, non abbiamo

secondi fini. Non cerchiamo il favore di nessuno né tentiamo di

attrarre alcuno dalla Nostra parte o di ricavarne benefici materiali.

Parliamo solo come colui che anela al beneplacito di Dio, perché ab-

biamo distolto lo sguardo dal mondo e dalle sue genti e abbiamo cer-

cato rifugio nell'asilo protettore del Signore. "Io non vi chiedo per

questo... un salario. Il mio compenso non me lo deve che Dio".

Coloro che sostengono che questi concetti moderni valgono solo

per gli altri Paesi e non sono adatti all'Iran, che non rispondono alle

sue esigenze e non si addicono al suo modo di vivere, dimenticano che

altre nazioni erano un tempo come noi siamo ora. Questi nuovi sistemi

e procedimenti, queste imprese avanzate non contribuirono forse al

loro progresso? Furono danneggiati i popoli d'Europa dall'adozione di

quelle misure? O non raggiunsero invece con quei mezzi le vette dello

sviluppo materiale? Non è forse vero che per secoli il popolo persiano

è vissuto come lo vediamo oggi, seguendo il modello del passato? Ne

sono scaturiti visibili vantaggi, è stato compiuto qualche progresso?

Se tutto questo non fosse stato comprovato dall'esperienza, alcuni,

nella cui mente la luce dell'innata intelligenza fosse obnubilata,

potrebbero stoltamente dubitarne. Ma invece in altri Paesi questi

requisiti del progresso sono stati ripetutamente messi alla prova in tutti

i loro aspetti e i loro vantaggi sono stati dimostrati così chiaramente

che perfino le menti più ottuse possono capirli.

Consideriamo la cosa con giustizia e imparzialità: chiediamoci

quale di questi principi fondamentali, di questi procedimenti validi e

consolidati sarebbe inadatto a soddisfare i nostri attuali bisogni, o

incompatibile coi migliori interessi politici della Persia, o pregiudizie-

vole al benessere generale del suo popolo. Sarebbero dannosi l'esten-

sione dell'educazione, lo sviluppo di arti e scienze utili, la promozione

dell'industria e della tecnologia? Questo sforzo eleva l'uomo dalla

massa, lo innalza dagli abissi dell'ignoranza fino alle somme vette del

sapere e dell'eccellenza umana. E' possibile che la formulazione di

una legislazione giusta, coerente con le leggi divine che garantiscono

la felicità della società, proteggono i diritti del genere umano e sono

un'inespugnabile baluardo contro ogni assalto - è mai possibile che

una tale legislazione, che assicura l'integrità dei membri della società e

la loro uguaglianza di fronte alla legge, ne ostacoli la prosperità e il

successo?

Oppure se, avvalendosi della facoltà di percezione, fosse possibile

ricavare analogie dalle circostanze presenti e dalle conclusioni otte-

nute dall'esperienza collettiva, e concepire come realtà situazioni fu-

ture ora solamente potenziali, non sarebbe allora ragionevole prendere

oggi quei provvedimenti che ci garantiscano una futura sicurezza?

Parrebbe una decisione miope, imprevidente e stolta, o costituirebbe

un allontanamento da ciò che è giusto e opportuno, se dovessimo

rafforzare i nostri rapporti con i Paesi confinanti, stipulare trattati

vincolanti con grandi Potenze, promuovere relazioni d'amicizia con

Governi ben disposti, cercare di incrementare il commercio con le

Nazioni orientali e occidentali, sviluppare le nostre risorse naturali e

accrescere il benessere del nostro popolo?

Se i governatori delle provincie e dei distretti fossero privati del

loro attuale potere assoluto che permette loro di fare esattamente

quello che vogliono, e fossero invece ridotti all'equità e alla verità, e

se le loro sentenze che comportino la pena capitale, l'arresto o altra

punizione fossero condizionate alla ratifica dello Scià e di tribunali

superiori nella capitale, che in primo luogo esaminassero il caso e de-

cidessero la natura e la gravità del crimine e poi annunciassero un'e-

qua decisione condizionata alla promulgazione di un decreto da parte

del sovrano, sarebbe questa una rovina per i nostri sudditi? Se la

corruzione e la concussione note oggi con l'eufemismo di doni e favorì

fossero per sempre banditi, sarebbe questa una minaccia per le

fondamenta della giustizia? Se le truppe, che sacrificano la vita per lo

stato e per il popolo e che sempre affrontano la morte con coraggio,

fossero liberate dall'attuale estrema miseria e povertà, se si prendesse-

ro adeguati provvedimenti per mantenerle, vestirle e alloggiarle, se ci

si impegnasse per istruire i loro ufficiali nell'arte militare ed equipag-

giarle con le più moderne armi da fuoco e d'altro genere, sarebbe

questo un segno di follia?

E chi obiettasse che finora le riforme testé menzionate non sono

mai state completamente attuate dovrebbe esaminare i fatti con im-

parzialità e rendersi conto che queste carenze sono la conseguenza

dell'assoluta mancanza di un'opinione pubblica univoca e dell'assenza

di zelo, risolutezza e devozione nei maggiorenti del Paese. E' ovvio

che fino a quando il popolo non sarà educato, finché l'opinione pub-

blica non sarà correttamente indirizzata e i funzionari del governo,

anche quelli minori, non saranno immuni dalla benché minima trac-

cia di corruzione, il Paese non potrà essere amministrato bene. Fin-

ché la disciplina, l'ordine e il buon governo non saranno tali per cui

nessuno - neppure prodigandovi il massimo sforzo - riuscirebbe a de-

viare di un capello dall'equità, non potrà dirsi che le auspicate riforme

siano state pienamente attuate.

Inoltre qualsiasi istituzione, fosse pure lo strumento del massimo

bene dell'umanità, è suscettibile di abuso. L'uso o l'abuso dipendono

dai vari gradi di illuminazione, capacità, fede, onestà, devozione

magnanimità dei capi dell'opinione pubblica.

Lo Scià ha sicuramente fatto la sua parte e l'attuazione delle bene-

fiche misure proposte è ora nelle mani di persone che lavorano in as-

semblee di consultazione. Se essi si dimostreranno puri e magnanimi,

se si asterranno da ogni traccia di corruzione, le confermazioni di Dio

ne faranno un'indefettibile fonte di doni per l'umanità. Egli farà

scaturire dalle loro labbra e dalle loro penne ciò che sarà benedizione

per il popolo, sì che ogni angolo di questo nobile Paese iraniano sarà

illuminato dalla loro giustizia e integrità e i raggi di quella luce avvol-

geranno tutta la terra. "Né questo sarebbe difficile a Dio."

Altrimenti è chiaro che i risultati si riveleranno inaccettabili. In-

fatti, come si è direttamente constatato in certi Paesi stranieri, in ef-

fetti i! parlamento, una volta costituito, sconvolge e confonde il po-

polo e le sue ben intenzionate riforme producono pessimi risultati.

Sebbene l'instaurazione dei Parlamenti, l'organizzazione di assemblee

di consultazione, costituiscano la base e il caposaldo del governo,

tuttavia vi sono parecchi requisiti essenziali che queste istituzioni

devono avere. I membri eletti devono, in primo luogo, essere retti, ti-

morati di Dio, magnanimi, incorruttibili; in secondo luogo, devono

conoscere a fondo, in tutti i dettagli, le leggi di Dio, devono essere

bene informati dei più nobili principi della legge, versati nelle regole

che governano la conduzione degli affari interni e dei rapporti esteri,

esperti nelle utili arti della civiltà e paghi dei loro emolumenti sanciti

dalla legge.

Non si pensi che sia impossibile trovare persone di questo genere.

Per grazia dì Dio e dei Suoi eletti e per i nobili sforzi dei devoti e dei

consacrati, ogni difficoltà può essere facilmente appianata, ogni pro-

blema, sia pure complesso si rivelerà più facile di un battito di ciglia.

Ma se i membri di queste assemblee consultative sono mediocri,

ignoranti, ignari delle leggi del governo e dell'amministrazione, stolti,

meschini, indifferenti, pigri, egoisti, dall'instaurazione di queste

istituzioni non scaturirà alcun beneficio. Mentre nel passato un po-

ver'uomo che volesse ottenere un proprio diritto doveva offrire doni a

una sola persona, ora dovrebbe rinunziare a ogni speranza di giustizia

oppure soddisfare tutti i membri.

Un'attenta ricerca mostra che le principali cause dell'oppressione e

dell'ingiustizia dell'iniquità, dell'irregolarità e del disordine sono la

miscredenza e l'ignoranza del popolo. Quando, per esempio, il popolo

è genuinamente religioso, sa leggere ed è ben istruito, e si presenta

una difficoltà, può rivolgersi alle autorità locali; se non trova giustizia

e non riesce a far rispettare i propri diritti e se vede che la condotta del

governo locale è contraria al compiacimento divino e alla giustizia del

re, può deferire il proprio caso a un tribunale superiore e informarlo

della deviazione dell'amministrazione locale dalla legge spirituale.

Quel tribunale può richiedere i documenti locali sul caso e in questo

modo sarà fatta giustizia. Ma oggi, essendo la sua istruzione

inadeguata, la maggior parte della popolazione non conosce nemmeno

le parole per spiegare ciò che vuole.

Quanto a coloro che qua e là sono considerati guide del popolo:

essendo questo solo l'inizio del nuovo processo amministrativo, essi

non sono sufficientemente educati per avere l'esperienza del delizioso

gusto del dispensare giustizia, o per aver provato l'esultanza del

promuovere l'equità, o aver bevuto alle fonti di una coscienza cristal-

lina e di intenzioni sincere. Non hanno ben capito che il supremo

onore e la vera felicità dell'uomo sono il rispetto di se stesso, nobili

intendimenti e scopi, integrità e qualità morali, immacolatezza di

mente. Si sono invece immaginati che la sua grandezza consista nel-

l'accumulare beni terreni, ricorrendo a qualunque mezzo disponibile.

L'uomo deve soffermarsi a riflettere ed essere giusto: il suo Signo-

re, con la Sua sconfinata grazia, ha fatto di lui un essere umano, l'ha

onorato con le parole: "In verità, Noi creammo l'uomo nella forma più

leggiadra" - e ha fatto risplendere su di lui la Sua misericordia che

sorge dall'aurora dell'unicità, finché egli non è divenuto fonte delle

parole di Dio e sito dove si posano i misteri del cielo; e il mattino

della creazione egli fu ricoperto coi raggi delle qualità della perfezione

e con le grazie della santità. Come potrà insozzare questa veste

immacolata con il sudiciume di desideri egoistici o barattare questo

onore imperituro con l'infamia? "Consideri te stesso soltanto una

forma meschina, quando entro di te riposto è l'universo?"

Se non intendessimo essere brevi e sviluppare l'argomento princi-

pale, esporremmo qui un compendio di temi sul mondo divino, sulla

realtà dell'uomo, sul suo alto stadio e sul supremo valore e merito

della razza umana. Lo faremo un'altra volta.

Lo stadio più alto, la sfera suprema, la posizione più nobile e su-

blime nel creato, visibile o invisibile, alfa o omega, è quello dei Profe-

ti di Dio, ancorché all'apparenza esterna essi non abbiano per lo più

posseduto altro che la loro povertà. Analogamente gloria ineffabile è

riservata ai Santi e a coloro che si trovano più vicini alla Soglia di

Dio, anche se costoro non si sono mai neppur per un istante occupati

del profitto materiale. Poi viene lo stadio di quei re giusti la cui fama

di protettori del popolo e dispensatori di giustizia divina ha riempito

il mondo, la cui nomea di forti paladini dei diritti dei popoli risuona

per tutto il creato. Essi non si curano di ammassare ingenti fortune

personali, convinti invece che la loro ricchezza consista nell'arricchi-

re i loro sudditi. Per loro, se ogni cittadino ottiene prosperità e benes-

sere, le casse del sovrano sono piene. Non ostentano oro e argento,

ma sono fieri dì essere illuminati e decisi a conseguire il bene univer-

sale.

Li seguono per rango quegli eminenti e onorevoli ministri dello

stato e quei deputati che pongono il volere di Dio al di sopra del pro-

prio e che - con il loro acume e la loro saggezza amministrativa nella

conduzione del loro ufficio - innalzano la scienza del governo a nuove

vette di perfezione. Essi brillano nel mondo dei dotti come fari di

sapere; in loro, pensieri, atteggiamenti e azioni denotano patriottismo

e sollecitudine per l'avanzamento del Paese. Paghi di un mode-

sto stipendio, dedicano giorno e notte all'esecuzione di importanti

compiti e alla formulazione di metodi che assicurino il progresso del

popolo. Con l'efficacia dei loro saggi consigli, la validità dei loro giu-

dizi, hanno fatto sì che il loro governo divenisse un esempio da emu-

lare per tutti i governi del mondo. Della loro capitale, hanno fatto un

centro focale di grandi imprese mondiali, hanno ottenuto la distin-

zione, conseguendo un altissimo grado di eminenza personale e toc-

cando le più eccelse vette della reputazione e del carattere.

Poi vi sono quei famosi e raffinati uomini di studio dotati di lode-

voli qualità e di vasta erudizione che afferrano la salda impugnatura

del timor di Dio e si mantengono sulle vie della salvezza. Lo specchio

delle loro menti riflette le forme delle realtà trascendenti e la lampada

della loro visione interiore prende luce dal sole della conoscenza

universale. Giorno e notte essi sono impegnati nella meticolosa ricerca

di scienze vantaggiose all'umanità e si dedicano all'addestramento di

studenti dotati. E' certo che, al loro gusto da intenditori, offerte di

tesori regali non possono paragonarsi a una sola goccia delle acque

del sapere e montagne d'oro e d'argento non valgono tanto quanto la

felice soluzione di un difficile problema. Per loro le delizie che esula-

no dal lavoro sono solo trastulli infantili e l'ingombrante fardello di

possessi superflui è cosa adatta solo agli ignoranti e ai meschini. Con-

tenti come uccelli rendono grazie per un pugno di semi e la canzone

della loro saggezza folgora le menti dei più grandi saggi del mondo.

Poi, vi sono i sagaci che guidano il popolo e le personalità influenti

del Paese, che costituiscono le colonne dello stato. Essi devono stadio,

rango e successo al fatto d'essere amici del popolo e di cercare mezzi

per migliorare la nazione e incrementare la prosperità e il benessere

dei cittadini.

Osservate il caso di un individuo, un personaggio eminente nel suo

Paese, zelante, saggio, di cuore puro, noto per innate capacità, in-

telligenza, naturale perspicacia - che sia anche un importante membro

dello stato: a una persona siffatta, che cosa conferirà onore, durevole

felicità, rango e stadio in questo e nell'altro mondo? Sarà la diligente

attenzione alla verità e alla rettitudine, la dedizione, la risolutezza e la

devozione al beneplacito di Dio, il desiderio di attrarre la favorevole

considerazione del monarca e di meritare l'approvazione del popolo?

Oppure che - per abbandonarsi a festini e dissipazioni notturne - di

giorno, distrugga il Paese e infranga il cuore del suo prossimo,

inducendo Iddio a respingerlo, il suo sovrano a scacciarlo e il popolo a

denunziarlo e a tenerlo in meritato dispregio? In nome di Dio, le ossa

putrescenti nei sepolcri sono migliori di gente come questa! Che cosa

valgono, se non hanno mai gustato il celeste cibo di qualità veramente

umane e mai bevuto le acque cristalline di quelle grazie che

appartengono al regno dell'uomo?

Non v'è dubbio che la ragione per cui si formano parlamenti è la

volontà di portare giustizia e rettitudine, ma tutto dipende dagli sfor-

zi dei deputati eletti. Se la loro intenzione è sincera, ne verranno ri-

sultati desiderabili e imprevisti miglioramenti; altrimenti, è certo che

la cosa non avrà senso, il Paese giungerà alla paralisi e gli affari pub-

blici continueranno a deteriorarsi. " Vedo che mille costruttori non

pareggiano un solo sovvertitore; che cosa sarà mai del costruttore che,

solo, è seguito da mille sovvertitori?"

Lo scopo delle affermazioni or ora espresse è di dimostrare almeno

questo: che la felicità, la grandezza, il rango e lo stadio, la soddi-

sfazione e la pace di una persona non sono mai dipese dalle ricchezze

personali, ma dall'eccellenza del carattere, dalla nobiltà delle decisio-

ni, dalla profondità della cultura e dalla capacità di risolvere difficili

problemi. E' stato detto "Indosso una veste che, se fosse venduta al

prezzo di una lira, quella lira varrebbe assai di più; eppure dentro

quella veste v'è un'anima che, confrontata con tutte le altre anime del

mondo, si rivelerebbe più grande e nobile".

A nostro giudizio sarebbe preferibile che negli stati sovrani l'ele-

zione dei membri non permanenti delle assemblee consultative di-

pendesse dalla volontà e dalla scelta del popolo. Infatti i rappresen-

tanti eletti sarebbero, per questo motivo in certo modo inclini a pra-

ticare la giustizia, affinché la loro reputazione non ne soffra ed essi

non cadano in disgrazia presso il pubblico.

Non s'immagini che le nostre precedenti osservazioni costituisca-

no una denuncia della ricchezza e un elogio della povertà. La ricchez-

za è molto lodevole, quando sia acquisita grazie agli sforzi personali e

alla benevolenza di Dio, nel commercio, nell'agricoltura, nell'arte e

nell'industria e quando sia spesa per scopi filantropici. Soprattutto, se

un individuo giudizioso e industrioso prendesse provvedimenti che

arricchissero le masse, non potrebbe esservi impresa migliore: agli oc-

chi di Dio, essa primeggerebbe suprema fra le conquiste, perché quel

benefattore provvederebbe ai bisogni di una grande moltitudine di cui

assicurerebbe il benessere e la comodità. La ricchezza è assai lode-

vole, purché sia ricca l'intera popolazione. Ma se pochi possiedono

patrimoni esorbitanti, mentre gli altri sono poveri, e da quella ric-

chezza non vengono né frutti né benefici, allora essa è solo uno svan-

taggio per chi la detiene. Se d'altro canto è spesa per la promozione

del sapere, per la fondazione di scuole elementari e d'altro tipo, per

l'incoraggiamento delle arti e delle industrie, per l'istruzione degli or-

fani e dei poveri - in breve, se è destinata al benessere della società - il

suo possessore emergerà dinanzi a Dio e agli uomini come il più ec-

cellente fra coloro che vivono sulla terra e sarà annoverato fra gli abi-

tatori del paradiso.

Quanto a coloro che affermano che la realizzazione di riforme e

la costituzione di istituzioni forti contrasterebbero in realtà con il be-

neplacito di Dio, contravverrebbero alle leggi del Divino Legislatore

e violerebbero i principi fondamentali della religione e le vie del Pro-

feta - considerino, costoro, come ciò potrebbe avvenire. Contravver-

rebbero queste riforme, alla legge religiosa perché sono state acquisite

da stranieri e perciò, dato che "Chi imita un popolo è uno di loro", ci

farebbero essere come loro? In primo luogo, esse riguardano l'appara-

to temporale e materiale della civiltà, gli strumenti della scienza, gli

accessori del progresso nelle professioni e nelle arti e l'ordinata con-

duzione del governo. Non hanno nulla a che fare con i problemi dello

spirito e le complesse realtà della dottrina religiosa. Se si obietterà

che, anche quando si tratti di cose materiali, gli apporti stranieri sono

inammissibili, tale argomentazione dimostrerebbe solo l'ignoranza e

l'assurdità dei suoi sostenitori. Hanno dimenticato il famoso hadíth

(Sacra Tradizione) "Cercate il sapere perfino in Cina"? Il popolo ci-

nese, che adora idoli e ignora l'onnisciente Signore, è sicuramente fra

più reietti agli occhi di Dio. Almeno gli Europei sono "gente del Li-

bro" credono in Dio e sono specificatamente menzionati nel sacro

versetto: "Troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono

sono quelli che dicono 'Siamo Cristiani' ". Pertanto è ben più

accettabile e appropriato acquisire il sapere dai Paesi cristiani. Com'è

possibile che a Dio sia ben accetto che si cerchi il sapere fra i pagani e

che Gli sia invece sgradito che lo si cerchi fra la Gente del Libro?

Inoltre, nella Battaglia dei Confederati, Abú Sufyán ottenne l'al-

leanza dei Baní Kinánih, dei Baní Qahtán e degli Ebrei Baní Quray-

zih e insorse con tutte le tribù dei Quraysh per spegnere la Luce Divi-

na che s'era accesa nella fiaccola di Yathrib (Medina). In quei giorni

spiravano da ogni parte i grandi venti del cimento e della tribolazio-

ne, com'è scritto: "Pensano gli uomini che si lascerà loro dire 'cre-

diamo' senza che siano messi alla prova?" I credenti erano pochi e i

nemici attaccavano in forze, cercando di oscurare il neonato Sole della

Verità con polvere d'oppressione e tirannia. Venne allora alla presenza

del Profeta - l'Oriente della Rivelazione, il Foco degli infiniti

splendori della Grazia - Salmán (il Persiano) il quale disse che i

Persiani, per difendersi da irruzioni nemiche, scavavano fossati o

trincee attorno alle loro terre e che questo si era rivelato

un'efficientissima protezione contro attacchi di sorpresa. Quella Fonte

di saggezza universale, quella Miniera di sapere divino rispose forse

che questo costume, essendo in uso fra Magi idolatri, adoratori del

fuoco, non poteva essere adottato da monoteisti? O non ordinò

piuttosto, immediatamente, ai Suoi seguaci di mettersi a scavare una

trincea? Egli Stesso, nella Sua benedetta persona, impugnò gli attrezzi

e andò a lavorare al loro fianco.

Inoltre, come è documentato nei libri delle varie scuole islamiche e

negli scritti dei più importanti teologi e storici, dopo che la Luce del

Mondo sorta sull'Hijáz ebbe inondato l'intera umanità con il Suo

fulgore - creando mediante la rivelazione di una nuova Legge divina,

di nuovi principi e istituzioni, una radicale trasformazione in tutto il

mondo - furono rivelate alcune sante leggi che talvolta si conforma-

vano agli usi dei Giorni dell'Ignoranza. Fra queste Muhammad ri-

spettò i mesi della tregua religiosa, conservò la proibizione della car-

ne suina, preservò l'uso del calendario lunare e i nomi dei mesi e così

via. Molte di queste leggi sono specificamente enumerate nei testi:

"La gente dei Giorni dell'ignoranza praticava molti usi che poi la

Legge dell'Islám confermò. Essi non sposavano madre e figlia e ai lo-

ro occhi prendere per mogli due sorelle era l'azione più infamante.

Condannavano l'uomo che sposasse la moglie del padre, chiamandolo

sprezzantemente rivale del proprio padre. Era loro costume recarsi in

pellegrinaggio alla Casa della Mecca, dove eseguivano le cerimonie

della visitazione - cioè indossavano l'abito del pellegrino, praticavano

la circumambulazione, correvano fra le colline, si fermavano in tutti i

luoghi di sosta e scagliavano le pietre. Era anche loro usanza interca-

lare un mese ogni tre anni, eseguire le abluzioni dopo i rapporti ses-

suali, sciacquarsi la bocca e aspirare l'acqua dalle narici, pettinarsi i

capelli con la riga in mezzo, usare puliscidenti, raffilarsi le unghie e

depilarsi le ascelle. Erano inoltre soliti mozzare la mano destra ai la-

dri".

Si può sostenere, Dio non voglia, che somigliando le leggi divine

alle usanze dei Giorni dell'Ignoranza, ai costumi di un popolo aborrito

da tutte le nazioni, ne consegue che in esse v'è un difetto? O è

possibile immaginare, Dio non voglia, che il Signore Onnipotente sia

stato indotto ad accondiscendere alle opinioni dei pagani? La saggezza

divina assume molte forme. Non avrebbe potuto Muhammad rivelare

una Legge che non assomigliasse affatto ad alcune delle consuetudini

in uso nei Giorni dell'Ignoranza? Invece lo scopo della Sua consumata

saggezza fu quello di liberare la gente dalle catene del fanatismo che

le avevano avvinte mani e piedi e di prevenire quelle stesse obiezioni

che oggi confondono la mente e travagliano la coscienza dei semplici

e dei deboli.

Alcuni, che non sono sufficientemente informati sul significato dei

Testi divini e sul contenuto della storia tradizionale e scritta, po-

trebbero sostenere che queste usanze dei Giorni dell'Ignoranza sono

leggi che - trasmesse da Abramo - gli idolatri hanno preservato. A

questo proposito potrebbero citare il versetto coranico: "Segui la reli-

gione di Abramo, l'integro nella fede". Tuttavia gli scritti di tutte le

scuole islamiche attestano che i mesi della tregua, il calendario lunare

e la punizione del furto col taglio della mano destra non fanno parte

della Legge di Abramo. In ogni caso, il Pentateuco è tuttora disponi-

bile e contiene le leggi di Abramo. Lo consultino. Naturalmente po-

trebbero insistere dicendo che la Torà è stata manipolata e, per pro-

varlo, citare il versetto coranico: "Storpiano il testo della Parola di

Dio". Ma si sa dove sono state apportate tali storpiature: lo riportano

testi critici e commentari. Se dovessimo sviluppare il tema, do-

vremmo rinunziare allo scopo che Ci siamo prefissi.

Secondo alcune fonti l'umanità è stata indirizzata a mutuare varie

buone qualità e abitudini dagli animali selvatici e ad imparare da loro

una lezione. Se è consentito imitare virtù di animali privi della parola,

sicuramente a maggior ragione è consentito adottare scienze e tecniche

materiali di popoli stranieri, i quali almeno appartengono alla razza

umana e sono caratterizzati dalla ragione e dalla facoltà della parola. E

chi sostenga che quelle lodevoli qualità sono innate negli animali, in

base a quale prova può affermare che i principi essenziali della civiltà,

le conoscenze e le scienze in uso fra altri popoli, non siano innate? V'è

altro Creatore fuorché Dio? Dite: Sia lodato Iddio!

I più dotti e raffinati teologi, i più illustri eruditi, hanno diligente-

mente studiato quei rami del sapere che hanno radici e origini nei fi-

losofi greci come Aristotele e gli altri, e hanno considerato l'acquisi-

zione dai testi greci di scienze come la medicina e i rami della mate-

matica, incluse l'algebra e l'aritmetica, una conquista assai preziosa.

Tutti i più eminenti teologi studiano e insegnano la scienza della lo-

gica, benché dicano che essa sia stata fondata da un Sabeo. Molti di

loro hanno sostenuto che è impossibile accettare con sicurezza le

opinioni, deduzioni e conclusioni di uno studioso che - pur cono-

scendo benissimo molte scienze - non abbia solide basi di logica.

È stato chiaramente e incontrovertibilmente dimostrato che è del

tutto permesso importare principi e metodi della civiltà da Paesi stra-

nieri e acquisirne scienze e tecniche - in breve qualunque cosa contri-

buisca al bene comune. Lo abbiamo scritto per attirare l'attenzione

generale su un tema di vantaggio universale, sì che il popolo sorga con

tutte le sue energie per promuoverlo, finché, con l'aiuto di Dio, questa

Sacra Terra divenga, in breve tempo, la prima fra le nazioni.

O voi che siete saggi! Soppesate attentamente questo: è possibile

paragonare un cannone ordinario con un fucile Martini-Henry o con

un cannone Krupp? Se qualcuno sostenesse che ci bastano le nostre

antiquate armi da fuoco e che è inutile importare armi inventate all'e-

stero, vorrebbe sia pure un fanciullo ascoltarlo? O se altri dicesse:

"Abbiamo sempre trasportato le merci da un paese all'altro sul dorso

degli animali. A che cosa ci servono i motori a vapore? Perché do-

vremmo scimmiottare altri popoli?", potrebbe una persona intelligente

tollerare una simile affermazione? No, in nome dell'unico Dio! A

meno che, per qualche mira o animosità nascosta, non rifiutasse di

arrendersi all'evidenza.

Nazioni straniere, che pur hanno conseguito la massima maestria

nella scienza, nell'industria e nelle arti, non esitano a mutuare idee le

une dalle altre. Come si può permettere che la Persia, un Paese estre-

mamente bisognoso, resti indietro, negletto, abbandonato?

Gli eminenti teologi e gli uomini di cultura che percorrono la retta

via, che sono versati nei segreti della saggezza divina e informati delle

intime realtà dei Libri sacri, che portano nel cuore il gioiello del timor

di Dio e dal volto irradiano le luci della salvazione - essi sono

consapevoli dell'attuale bisogno, comprendono le esigenze dei tempi

moderni e certamente si prodigano con tutte le loro energie per inco-

raggiare il progresso del sapere e della civiltà. "Sono forse eguali quel-

li che sanno e quelli che non sanno?... Sono forse eguali le tenebre e la

luce?"

I dotti dello spirito sono fari di guida fra le nazioni e stelle di buona

ventura risplendenti dagli orizzonti dell'umanità. Sono sorgenti di vita

per coloro che giacciono nella morte dell'ignoranza e dell'incoscienza

e chiare fonti di perfezioni per gli assetati che vagano nel deserto dei

difetti e degli errori. Sono orienti degli emblemi dell'Unità Divina e

iniziati nei misteri del glorioso Corano. Sono medici provetti per il

dolente corpo del mondo, infallibile antidoto del veleno che ha

corrotto la società umana. Sono forte cittadella a protezione

dell'umanità e inespugnabile santuario per le affannate, ansiose e tor-

mentate vittime dell'ignoranza. "La conoscenza è una luce che Dio

getta nel cuore di chiunque Egli voglia".

Ma per ogni cosa Dio ha creato un segno e un simbolo e stabilito

criteri e prove grazie ai quali essa possa essere riconosciuta. I dotti

dello spirito devono essere caratterizzati da perfezioni interiori ed

esteriori; devono avere buon carattere, natura luminosa, intenzioni

pure, nonché poteri intellettuali, luminosità e discernimento, intui-

zione, senno e preveggenza, temperanza, riverenza e sincero timor di

Dio. Una candela spenta, pur grande e grossa, non è migliore di una

palma che non dia frutti o di una catasta di legna secca.

«Chi ha guancia di rosa può tenere il broncio e far moine,

La bella crudele può montare in superbia e far la vezzosa;

Sgradevole è nel brutto la ritrosia,

E nell'occhio cieco il dolore fa doppia ferita. 20a

Un'autorevole Tradizione afferma: "Quanto a colui che è uno dei

dotti : egli deve guardarsi, difendere la sua fede, frenare le passioni e

obbedire ai comandamenti del suo Signore. Allora la gente sarà tenuta

a modellarsi sul suo esempio". Poiché queste celebri e sante parole

contengono tutte le condizioni del sapere, è opportuno esporre un

breve commento del loro significato. Chiunque manchi di tali divine

doti e non dimostri nella propria vita questi imprescindibili requisiti

non dev'essere definito dotto e non è degno di servire quale modello

per i credenti.

Il primo requisito è il guardarsi. È ovvio che queste parole non si

riferiscono a proteggersi da calamità e prove materiali, perché i Profeti

e i santi furono tutti soggetti alle più crudeli afflizioni che il mondo ha

da offrire e bersagliati da tutte le crudeltà e le aggressioni del-

l'umanità. Essi sacrificarono la vita per il bene della gente e di buon

grado corsero al luogo del martirio; con le loro perfezioni interiori ed

esteriori vestirono l'umanità con nuovi abiti di eccellenti qualità,

acquisite e innate. Il principale significato di questo guardarsi è acqui-

sire gli attributi della perfezione spirituale e materiale.

Il primo attributo della perfezione è il sapere e le conquiste cultu-

rali della mente. Una persona consegue questo eminente stadio,

quando combina in se stessa una profonda conoscenza delle com-

plesse e trascendenti realtà che appartengono a Dio, delle verità fon-

damentali della legge politica e religiosa del Corano, del contenuto

delle sacre Scritture di altre fedi e di quelle regole e metodi che giova-

no al progresso e alla civiltà di questo illustre Paese. Egli deve inoltre

conoscere le leggi e i principi, i costumi, le condizioni e le maniere, le

virtù morali e materiali che caratterizzano il genio politico di altre

nazioni e dev'essere ben versato in tutti gli utili rami del sapere con-

temporaneo e studiare i documenti storici dei governi e dei popoli

dell'antichità. Un dotto che non conosca le sacre Scritture e l'intero

campo della scienza divina e naturale, la giurisprudenza religiosa e le

arti del governo, le varie dottrine del momento e i grandi eventi della

storia potrebbe rivelarsi inetto di fronte a un'emergenza e questo non

concorda con la necessaria qualifica di un vasto sapere.

Per esempio un Musulmano spiritualmente dotto che intavoli una

discussione con un Cristiano senza saper nulla delle gloriose melodie

del Vangelo - anche se trasmette molto del Corano e delle sue verità -

non potrà convincere il Cristiano e le sue parole cadranno su orecchie

sorde. Ma se il Cristiano vede che il Musulmano conosce le fon-

damenta del Cristianesimo ancor più a fondo dei suoi preti e capisce il

senso delle scritture persino meglio di loro, accetterà di buon grado gli

argomenti del Musulmano e non potrà fare altro.

Quando il Capo dell'Esilio giunse alla presenza di quel Luminare

di saggezza divina salvazione e certezza che fu l'Imám Ridá - se

durante il loro colloquio quest'ultimo non avesse fondato i suoi argo-

menti su un'autorità adatta e familiare per l'Esilarca, costui non

avrebbe mai riconosciuto la sua grandezza.

Inoltre lo stato si basa su due possenti forze, quella legislativa e

quella esecutiva. Perno del potere esecutivo è il governo, di quello le-

gislativo sono i dotti - e se questa seconda grande colonna portante si

rivelasse difettosa, come potrebbe lo stato reggersi in piedi?

Dato che attualmente è difficile trovare persone così completa-

mente evolute e universalmente colte mentre il governo e il popolo

hanno estremo bisogno di ordine e direzione, è essenziale formare un

corpo di studiosi esperti in ciascuno dei summenzionati rami del sa-

pere. Questo corpo deve deliberare con grande energia e vigore su

tutte le esigenze presenti e future e promuovere l'equilibrio e l'ordi-

ne.

La legge religiosa non ha finora avuto un ruolo decisivo nei nostri

tribunali, perché ogni 'ulamá ha promulgato decreti come gli sembrava

opportuno, basandosi sulle proprie arbitrarie interpretazioni e opinioni

personali. Per esempio, due uomini si presentano davanti alla

legge, un 'ulamá perora per il querelante e un altro per il querelato.

Può perfino accadere che durante il medesimo processo lo stesso

mujtahid prenda due decisioni contrastanti, con la giustificazione di

essere stato ispirato prima in un senso e poi nell'altro. È fuori di dub-

bio che questo stato di cose ha confuso ogni importante questione e

indebolito le fondamenta della società. Infatti né querelante né que-

relato perdono mai la speranza di un eventuale successo e ciascuno di

loro spreca, a turno, la vita nel tentativo di ottenere un ulteriore ver-

detto che ribalti il primo. Tutto il loro tempo va perciò perduto in li-

ti, con il risultato che le loro vite invece di essere dedicate a imprese

benefiche e obblighi personali è tutta presa dalle dispute. In effetti, i

due litiganti potrebbero anche essere morti, perché non possono ser-

vire né poco né punto il governo e la società. Ma se fosse emanato un

verdetto preciso e definitivo, la parte giudicata colpevole rinunziereb-

be necessariamente a ogni speranza di riaprire il caso e per questa ra-

gione sarebbe libera e ritornerebbe a pensare ai propri affari e a quelli

del suo prossimo.

Essendo questa importantissima questione lo strumento principale

per garantire la pace e la tranquillità della gente e il mezzo più efficace

per il progresso di umili e nobili, è necessario che i dotti della grande

assemblea consultativa che conoscono a fondo la legge divina

elaborino un' unica procedura, diretta e definita, per la composizione

delle liti. Questo documento dev'essere pubblicato per ordine del re in

tutto il Paese e le sue disposizioni devono essere scrupolosamente

seguite. Questa importantissima questione richiede la più urgente at-

tenzione.

Il secondo attributo della perfezione è la giustizia e l'imparzialità.

Ciò significa non tener conto di benefici personali ed egoistici van-

taggi e applicare le leggi di Dio senza minimamente preoccuparsi di

nient'altro. Significa vedere se stessi soltanto come uno dei servi di

Dio, Colui Che tutto possiede e - a parte l'aspirazione alla distinzione

spirituale - non cercare mai di distinguersi dagli altri. Significa

considerare il benessere della comunità come il proprio. Significa, in

breve, reputare l'umanità come un individuo e se stessi come una del-

le parti di quella forma corporea ed essere convinti che se un dolore o

una lesione affligge un membro di quel corpo, ne deriva inevitabil-

mente una sofferenza per tutte le altre.

Il terzo requisito della perfezione è quello di prodigarsi con com-

pleta sincerità e purezza d'intenti per educare le masse: compiere il

massimo sforzo per istruirle nei vari rami del sapere e nelle scienze

utili, caldeggiare lo sviluppo del progresso moderno, ampliare le di-

mensioni del commercio, dell'industria e delle arti, favorire quelle

misure che accrescono il benessere del popolo. Infatti le masse igno-

rano questi vitali strumenti che costituiscono un pronto rimedio delle

croniche infermità della società.

È essenziale che gli uomini di studio e i dotti dello spirito si dedi-

chino, in perfetta sincerità e purezza d'intenti e soltanto per amor di

Dio, a consigliare ed esortare le masse e a schiarirne la visione con

quel collirio che è il sapere. Infatti oggi il popolo, sprofondato nella

sua superstizione, s'immagina che ogni persona che creda in Dio e nei

Suoi segni, nei Profeti, nelle Rivelazioni e nelle leggi divine e sia

devota e timorata di Dio debba necessariamente rimanere in ozio e

trascorrere i propri giorni nell'inattività, sì che possa essere considera-

ta agli occhi di Dio fra coloro che hanno dimenticato il mondo e le sue

vanità e posto il cuore nella vita avvenire, isolandosi dagli altri esseri

umani per avvicinarsi a Dio. Poiché questo tema verrà sviluppato in

un altro punto di questo testo, per il momento lo abbandoniamo.

Altri attributi della perfezione sono: avere timor di Dio, amarLo

amando i Suoi servi; essere miti, tolleranti e calmi; sinceri, docili, cle-

menti e compassionevoli; risoluti e coraggiosi, fidati ed energici; sfor-

zarsi e lottare interiormente; essere generosi, leali, senza malizia; ave-

re zelo e senso dell'onore; essere nobili e magnanimi e tener conto dei

diritti altrui. Chiunque non abbia queste eccellenti qualità umane è in

difetto. Se dovessimo spiegare i significati interiori di ciascuno di

questi attributi "il poema richiederebbe settanta maund22a di carta".

_____________________________

22a Misura di peso usata a Teheran, equivalente a poco più di tre chilogrammi.

Il secondo dei criteri spirituali che si applicano a colui che possiede

il sapere è che egli dev'essere difensore della fede. È ovvio che queste

sante parole non intendono esclusivamente ch'egli scopra le

implicazioni della Legge, osservi le forme del culto, si astenga da pec-

cati maggiori e minori, pratichi le ordinanze religiose e - attraverso

tutto ciò - protegga la Fede. Vogliono invece significare che l'intera

popolazione dev'essere protetta in tutti i modi; che si faccia ogni

sforzo per adottare una sintesi delle varie possibili misure per far co-

noscere la Parola di Dio, accrescere il numero dei credenti, far avan-

zare ed esaltare la Fede di Dio e renderla vittoriosa sulle altre religio-

ni.

In effetti se le autorità religiose musulmane avessero perseverato in

questa direzione come avrebbero dovuto, oggi tutte le nazioni della

terra sarebbero riunite nell'asilo dell'unità di Dio e il fulgido fuoco di

"perché prevalga sulle religioni tutte" avrebbe sfolgorato come il sole

nell'intimo cuore del mondo.

Quindici secoli dopo Cristo, Lutero - che originariamente era uno

dei dodici membri di un corpo religioso cattolico presso la sede del

governo papale e che più tardi fondò il credo religioso protestante - si

oppose al Papa su certi punti dottrinari come la proibizione del ma-

trimonio per i monaci, la venerazione delle immagini degli Apostoli e

dei grandi Cristiani del passato prosternandosi davanti ad esse e varie

altre pratiche e cerimonie che erano state aggiunte alle ordinanze del

Vangelo. Benché in quel periodo il Papa avesse un potere così grande

e fosse considerato con tale reverente soggezione che i sovrani

d'Europa tremavano e vacillavano davanti a lui e sebbene detenesse

nella stretta della sua potenza il controllo delle maggiori questioni

europee, nondimeno, poiché la posizione di Lutero per quanto ri-

guarda la libertà di matrimonio per i capi religiosi, il rifiuto di venera-

re le immagini e le figure esposte nelle chiese prosternandosi davanti

ad esse e l'abrogazione dei cerimoniali aggiunti al Vangelo era evi-

dentemente corretta e poiché per la promulgazione delle sue opinioni

furono usati mezzi adatti, nel giro degli ultimi quattrocento anni nella

Chiesa Protestante sono entrati: la maggioranza della popolazione

americana, i due terzi di quella della Germania e dell'Inghilterra e una

grande percentuale di Austriaci, in totale circa centoventicinque

milioni di persone provenienti da altre denominazioni cristiane. I capi

di questa religione stanno ancora facendo ogni sforzo per divulgarla, e

ora con il pretesto di emancipare il popolo sudanese e altre

popolazioni negre, essi hanno fondato scuole e collegi sulla Costa

Orientale dell'Africa e stanno istruendo e civilizzando le tribù africane

totalmente selvagge, mentre il loro vero e principale scopo è quello di

convertire al Protestantesimo alcune delle tribù negre musulmane.

Ogni comunità si ingegna per il progresso del proprio popolo e noi

(Musulmani) dormiamo.

Benché non fosse chiaro da quale scopo quell'uomo fosse spinto o

a che cosa mirasse, guardate come gli zelanti sforzi dei capi prote-

stanti abbiano diffuso dappertutto le sue dottrine.

Ora se l'insigne popolo dell'unico vero Dio, ricettacolo delle Sue

confermazioni, oggetto della Sua divina assistenza, raccogliesse tutte

le sue forze e con completa dedizione, confidando in Dio e distaccato

da tutto fuorché Lui disponesse di diffondere la Fede e indirizzasse

tutte le sue energie a questo scopo, è certo che la Sua luce divina

avvolgerebbe la terra intera.

Alcuni - che non conoscono la realtà sottostante la superficie degli

eventi, che non sono in grado di percepire sotto le dita il polso del

mondo e che non sanno quale massiccia dose di verità debba essere

somministrata per guarire l'inveterato morbo della falsità - credono

che la Fede possa essere diffusa soltanto con la spada e sostengono la

loro opinione con la Tradizione "Sono Profeta per la spada". Ma se

esaminassero attentamente la questione, vedrebbero che in questo

giorno e in quest'era la spada non è uno strumento adatto per pro-

mulgare la Fede, perché ciò non farebbe altro che riempire i cuori di

avversione e di terrore. Secondo la Divina Legge di Muhammad, non

è permesso costringere la Gente del Libro a riconoscere e accettare la

Fede. Mentre ogni coscienzioso credente nell'unità di Dio ha il sacro

obbligo di guidare l'umanità verso la Verità, le Tradizioni "Sono Pro-

feta per la spada" e "Ho l'ordine di minacciare la vita della gente fin-

ché non dicano 'Non v'è altro Dio che Dio' " si riferiscono agli idolatri

dei Giorni dell'ignoranza, i quali nella loro cecità e bestialità erano

sprofondati al di sotto del livello umano. Una fede nata sotto i colpi di

una spada non è cosa di cui potersi fidare: per un inezia si

trasformerebbe in errore e miscredenza. Dopo il trapasso di Muham-

mad e la Sua ascesa al " seggio di verità presso il potentissimo Re "

le tribù dei dintorni di Medina abiurarono la Fede ritornando all'idola-

tria dei tempi pagani.

Ricordate: nei tempi in cui i santi aliti dello Spirito dì Dio (Gesù)

esalavano la loro dolcezza sulla Palestina e sulla Galilea, sulle sponde

del Giordano e nelle vicinanze di Gerusalemme, e le meravigliose

melodie del Vangelo risonavano nelle orecchie degli illuminati dello

spirito, tutti i popoli dell'Asia e dell'Europa, dell'Africa e dell'America,

dell'Oceania, che comprende le isole e gli arcipelaghi degli Oceani

Pacifico e Indiano, erano adoratori del fuoco, pagani, ignari della

Voce Divina che parlò il Giorno del Patto. Solo gli Ebrei credevano

nella divinità e nell'unicità di Dio. Dopo la dichiarazione di Gesù, per

tre anni il puro e vitalizzante alito della Sua bocca conferì la vita

eterna agli abitanti di quelle regioni e mercé la Rivelazione divina fu

fondata la Legge di Cristo, in quei tempi rimedio vitale per il corpo

dolente del mondo. Nei giorni di Gesù solo poche persone rivolsero il

viso verso Dio; infatti soltanto i dodici discepoli e alcune donne di-

vennero veramente credenti; e uno dei discepoli, Giuda Iscariota, Lo

rinnego : rimasero così in undici. Asceso Gesù al Regno della Gloria,

queste poche anime si ersero con qualità spirituali e azioni pure e

sante e si prodigarono mercé il potere di Dio e i vivificanti aliti del

Messia per salvare tutti i popoli della Terra. Allora tutte le nazioni

idolatre nonché gli Ebrei insorsero nella loro possanza per spegnere il

fuoco divino che era stato acceso nella lampada di Gerusalemme.

"Vorrebbero spegnere la Luce di Dio con gli aliti della loro bocca: ma

Dio non lo consente. Egli vuole rendere perfetta la Sua luce anche se

vi repugnino gli empi". Misero a morte tra le più feroci torture tutte

quelle sante anime; di alcuni dilaniarono a colpi di mannaia i puri e

immacolati corpi, altri li arsero nelle fornaci, altri - distesili su grati-

cole - li arrostirono vivi. Malgrado queste tormentose rappresaglie, i

Cristiani continuarono a insegnare la Causa di Dio; non sguainarono

spade, né scalfirono una sola guancia. Poi alla fine la Fede di Cristo

dilagò per tutta la terra sì che in Europa e in America non rimase

traccia di altre religioni e oggi in Asia, in Africa e in Oceania grandi

masse vivono nel santuario dei Quattro Vangeli.

Queste inconfutabili prove hanno pienamente dimostrato che la

Fede di Dio dev'essere divulgata mediante perfezioni umane, eccel-

lenti e gradevoli qualità e comportamenti spirituali. L'anima che

avanza verso Dio spontaneamente è accettata presso la Soglia dell'U-

nicità, perché - libera da considerazioni personali, avidità, tornaconti

egoistici - s'è rifugiata nell'asilo protettore del suo Signore. Essa è co-

nosciuta fra gli uomini come fidata e verace, temperata e scrupolosa,

magnanima e leale incorruttibile e timorata di Dio. In questo modo è

conseguito lo scopo principale per cui la Legge Divina è rivelata - cioè

portare felicità nell'altra vita e civiltà e affinamento del carattere in

questa. Quanto alla spada, essa produce solo persone esteriormente

credenti e interiormente traditrici e apostate.

Racconteremo ora una storia che servirà da esempio per tutti. Le

cronache arabe narrano che, prima dell'avvento di Muhammad, Nu'-

mán figlio di Mundhir il Lakhmide - re arabo dei Giorni dell'Ignoran-

za il cui governo aveva sede nella città di Hírih - era un giorno così

spesso ricorso alla coppa del vino che la sua mente si offuscò e la ra-

gione l'abbandonò. In quello stato di ebbrezza e di incoscienza dette

ordine che i suoi due buoni compagni, i suoi diletti intimi amici,

Khalíd figlio di Mudallil e 'Amr figlio di Mas'ud-Kaldih, fossero mes-

si a morte. Quando si riebbe dall'ubriachezza, chiese di loro e gli fu

data la ferale notizia. Profondamente accorato e mosso da grande af-

fetto e nostalgia per loro, costruì sulle loro tombe due splendidi mo-

numenti che chiamò gli Insanguinati.

Poi scelse due giorni dell'anno per commemorare i due compagni e

li chiamò l'uno il Giorno del Male e l'altro il Giorno della Grazia.

Ogni anno, in queste due giornate da lui prescelte, usciva in pompa

magna e andava a sedersi fra i due monumenti. Se il Giorno del Male

gli cadevano gli occhi su un'anima, quella persona veniva messa a

morte; ma il Giorno della Grazia, ogni passante veniva colmato di

doni e benefici. Questa era la regola, suggellata con un possente giu-

ramento e sempre rigorosamente rispettata.

Un giorno, inforcato il suo cavallo che si chiamava Mahmúd, il re

si diresse verso la pianura, per cacciare. D'un tratto, visto da lontano

un onagro, spronò il cavallo per raggiungerlo e galoppò via a tale ve-

locità che fu tagliato fuori dal suo seguito. Stava per calare la notte e il

re si era irrimediabilmente smarrito. Allora intravide una tenda lontana

nel deserto, fece voltare il cavallo e si avviò verso di essa. Giunto

sulla soglia della tenda chiese: "Ricevereste un ospite?" il proprietario

(che era Hanzala, figlio di Abí-Chafráy-i-Tá'í), rispose: "Si!" uscì e

aiutò Nu'mán a smontare da cavallo. Poi andò dalla moglie e le disse:

"Vi sono chiari segni di grandezza nel contegno di questa persona. Fa'

del tuo meglio per ospitarlo e prepara un banchetto". La moglie dis-

se: "Abbiamo una pecora. acrificala. E in previsione di un giorno

come questo ho messo da parte un po' di farina". Hanzala prima

munse la pecora e portò a Nu'mán una ciotola di latte, poi la sgozzò

e preparò il pasto; grazie alla sua disponibilità e amabilità, Nu'màn

trascorse la notte pacifico e tranquillo. uando si fece giorno, Nu'mán

accingendosi a partire disse a Hanzala: " Mi hai dimostrato la

massima generosità, mi hai accolto e festeggiato. Io sono Nu'mán fi-

glio di Mundhir, aspetto ansiosamente una tua visita a corte".

Il tempo passsò e una carestia colpì la terra di Tayy. Hanzala si

trovò in grandi ristrettezze e perciò andò a cercare il re. Per una stra-

na coincidenza egli arrivò il Giorno del Male. Nu'mán, molto turbato,

incominciò a rimproverare l'amico dicendo: "Ma perché sei venuto dal

tuo amico proprio oggi? E' il Giorno del Male, cioè il Giorno della

Collera e della Pena. Oggi, dovessero cadermi gli occhi su Qabús, il

mio unico figliolo, egli non avrebbe salva la vita. Chiedimi ora

qualsiasi favore tu voglia".

Hanzala rispose: "Non sapevo niente del tuo Giorno del Male.

Quanto ai doni di questa vita, servono ai vivi e, poiché devo provare

la morte, a che cosa mi gioverebbero ora tutti i fondachi del mon-

do?"
Nu'mán disse: "Non c'è scampo".

Hanzala ribatté: "Risparmiami allora, si che io possa recarmi da

mia moglie e fare testamento. Ritornerò l'anno venturo, il Giorno del

Male".

Nu'mán chiese allora un garante che, se Hanzala avesse infranto il

giuramento, potesse essere messo a morte in vece sua. Hanzala si

guardò attorno smarrito e confuso. Gli cadde lo sguardo su uno del

seguito di Nu'mán, Sharík figlio di 'Amr, figlio di Qays di Shaybán, e

gli recitò questi versetti: "O mio compagno, figlio di 'Amr! V'è scam-

po alla morte? O fratello d'ogni afflitto! O fratello di colui che fratelli

non ha! O fratello di Nu'mán, in te oggi v'è una sicurezza per lo

Shaykh. Dov'è Shaybán il nobile - lo favorisca il Misericordiosissi-

mo!". Ma Sharik si limitò a rispondere: "Fratello, non si gioca con la

vita". A questo punto la vittima non sapeva a chi rivolgersi. Allora un

uomo di nome Qarád, figlio di Adja' il Kalbita si alzò in piedi offren-

dosi garante e dicendosi d'accordo che, se il prossimo Giorno della

Collera egli non avesse riconsegnato la vittima, il re poteva fare di lui,

Qarád, quel che voleva. Nu'mán allora donò a Hanzala cinquecento

cammelli e lo rimandò a casa.

L'anno seguente il Giorno del Male, non appena nel cielo spuntò

l'alba, Nu'mán - com'era suo costume - uscì in pompa magna e si di-

resse verso di due mausolei chiamati gli Insanguinati, conducendo se-

co Qarád, per sfogare su di lui la sua regale collera. I sostenitori dello

stato sciolsero allora la lingua e implorarono misericordia, supplican-

do il sovrano di rispettare Qarád fino al tramonto, nella speranza che

Hanzala facesse ritorno; ma il re, per risparmiare la vita di Hanzala e

ricompensarlo della sua ospitalità, Voleva mettere a morte Qaràd in

sua vece. Quando il sole volse al tramonto, Qaràd fu spogliato delle

sue vesti e preparato alla decapitazione. In quel momento in lonta-

nanza apparve un cavaliere, che galoppava a tutta velocità. Nu'mán

disse all'armigero: "Perché aspetti?" I ministri esclamarono: "Forse è

Hanzala che arriva". E quando il cavaliere fu più vicino, videro che

era proprio lui.

Nu'mán ne fu profondamente rattristato. Disse: "Pazzo! Sei sfug-

gito una volta alle grinfie della morte; devi ora provocarla una secon-

da volta?"

E Hanzala rispose: "Dolce al palato e gradevole alla lingua è per

me il veleno della morte, al pensiero di sciogliere la mia promessa".

Nu'mán chiese: "Quale può essere la ragione di questa onestà, di

questa considerazione per il tuo impegno, di questa sollecitudine per il

tuo giuramento?" E Hanzala rispose: "È la mia fede nell'unico vero

Dio e nei Libri che sono venuti dal cielo". Nu'mán domandò: "Quale

Fede professi?" e Hanzala di rimando: "I santi aliti di Gesù mi hanno

condotto alla vita. Seguo la retta via di Cristo, lo Spirito di Dio".

Fu così che Hanzala estratta la candida mano dalla guida dal seno

dell'amor di Dio, illuminò la vista esteriore e interiore degli astanti

con la luce del Vangelo. Quando ebbe recitato in risonanti accenti al-

cuni dei divini versetti del Vangelo, Nu'mán e tutti i suoi ministri

provarono disgusto per gli idoli e l'idolatria e furono confermati nella

Fede di Dio. E dissero: "Ahimè, mille volte ahimè, che fino ad ora

eravamo inconsapevoli di questa infinita misericordia, separati da essa

come da un velo e privi di questa pioggia dalle nuvole della grazia di

Dio". Immediatamente il re abbatté i due monumenti chiamati gli

Insanguinati e, pentitosi della sua tirannia, instaurò la giustizia nel

paese.

Guardate come una sola persona, un uomo del deserto, apparente-

mente sconosciuto e senza rango - mostrando una delle qualità dei

puri di cuore - riuscì a liberare l'orgoglioso sovrano e una folta schiera

di persone dall'oscura notte della miscredenza e a guidarli al mattino

della salvezza, a riscattarli dalla perdizione dell'idolatria e a condurli

sulle sponde dell'unicità di Dio, a porre fine a usanze capaci di acce-

care un'intera società e di ridurre i popoli alla barbarie. E' bene riflet-

tere attentamente su questo fatto e afferrarne il significato.

Il cuore Mi duole, perché vedo con profondo rammarico che non

v'è luogo in cui l'attenzione della gente sia rivolta verso quello che è

degno di questo giorno e di questo tempo. Il Sole della Verità è sorto

sul mondo, ma noi siamo irretiti nelle tenebre delle nostre fantasie. Le

acque del Più Grande Mare stanno salendo tutto intorno, ma noi siamo

inariditi e indeboliti dalla sete. Il pane divino discende dal cielo, e noi

ancora brancoliamo e incespichiamo in una terra stretta dai morsi della

fame. "Fra pianti e racconti consumo i miei giorni".

Una delle principali ragioni per cui i popoli delle altre religioni

hanno rifiutato ed evitato di convertirsi alla Fede di Dio è il fanati-

smo e l'irragionevole zelo religioso. Guardate per esempio le parole

divine che furono rivolte a Muhammad, l'Arca di Salvezza, il Lumi-

noso Sembiante e il Signore degli Uomini, che Gli ordinavano di es-

sere gentile e tollerante con la gente: "Discuti con loro nel modo più

gentile". Quell'Albero Benedetto - la cui luce non era ne orientale né

occidentale" e che gettò su tutti i popoli della terra l'ombra protettrice

di un'immensa grazia - mostrò infinita gentilezza e tolleranza nei Suoi

rapporti con gli altri. In questi termini, anche a Mosé e ad Aronne fu

comandato di sfidare Faraone, Signore dei Saldi Pilastri : "tenetegli

un linguaggio dolce".

Benché la nobile condotta dei Profeti e dei Santi di Dio sia nota a tutti

e in verità, finché non sia giunta l'Ora, essa sia in ogni aspetto della

vita un eccellente modello da seguire per tutta l'umanità, tutta-via

alcuni non si sono curati di queste qualità di straordinaria simpa-tia e

amorevole gentilezza, ne sono rimasti lontani e non sono perciò

pervenuti ai significati più reconditi dei Libri Sacri. Essi non solo evi-

tano scrupolosamente i seguaci di altre religioni, ma nemmeno si per-

mettono di mostrare loro la più elementare cortesia. Se a una persona

non è concesso di associarsi con gli altri, come potrà essa guidarli

fuori dall'oscura e vuota notte della negazione "non v'è altro Dio"

verso il luminoso mattino della fede e dell'affermazione " all'infuori

di Dio"? E come potrà spronarli e incoraggiarli a emergere dagli

abissi della perdizione e dell'ignoranza e a scalare le vette della salva-

zione e del sapere? Considerate equamente: se Hanzala non avesse

trattato Nu'mán con sincera amicizia, mostrandosi gentile e ospitale,

come avrebbe potuto indurre il Re e molti altri idolatri ad accettare

l'unità di Dio? Tenersi in disparte, evitare gli altri, essere rudi fa al-

lontanare la gente, mentre l'affetto e la considerazione, la mitezza e la

tolleranza attirano i cuori verso Dio. Se un vero credente, incon-

trandosi con uno straniero, esprimesse repulsione e pronunziasse le

orribili parole che proibiscono di frequentare i forestieri definendoli

«impuri", questi ne sarebbe tanto addolorato e offeso che non accet-

terebbe mai la Fede, anche se dovesse vedere, verificarsi sotto i suoi

occhi, il miracolo della Luna che si spacca. Evitandolo si otterrà que-

sto risultato, che - se vi fosse stata nel suo cuore la benché minima in-

clinazione verso Dio - egli se ne pentirebbe e fuggirebbe via dal mare

della fede verso la desolazione dell'oblio e della miscredenza. E, ritor-

nato a casa nel suo Paese, farebbe pubblicare sulla stampa dichiara-

zioni affermanti che quella particolare nazione è completamente priva

dei requisiti dei popoli civili.

Se meditassimo un momento sui versetti e sulle prove del Corano,

e sui racconti tradizionali che ci sono pervenuti da quelle stelle del

cielo della Divina Unità che sono i Santi Imám, ci convinceremmo

che quell'anima che è dotata degli attributi della vera fede e caratte-

rizzata da qualità spirituali diventa per tutta l'umanità emblema del-

l'immensa misericordia di Dio. E infatti gli attributi degli uomini di

fede sono giustizia, equità, tolleranza, compassione e generosità, ri-

spetto per gli altri, candore, fidatezza e lealtà, amore e bontà, devo-

zione, fermezza e umanità. Perciò la persona veramente retta può av-

valersi di tutto ciò che attrae i cuori degli uomini e, tramite gli attributi

di Dio, può guidarli sulla retta via della fede e farli abbeverare al

fiume della vita eterna.

Oggi abbiamo chiuso gli occhi a ogni atto retto e sacrificato la fe-

licità durevole della società al nostro effimero profitto. Riteniamo che

il fanatismo e l'estremismo ridondino a nostro credito e onore e, non

contenti di questo, ci denunciamo l'un l'altro e trainiamo reciproca

rovina, e ogni qualvolta desideriamo far mostra di saggezza e di

sapere, di virtù e bontà, ci mettiamo a schernire e insultare questo e

quello. « L'idea del tale " diciamo " passa il segno e il comportamento

del tale e del talaltro lasciano molto a desiderare. Zayd è poco osser-

vante e 'Amr non è saldo nella sua fede. Le opinioni del tale sanno

d'europeo. Fondamentalmente Bianchi non pensa ad altro che alla

fama e alla gloria. L'altra sera quando i fedeli si sono alzati per prega-

re, la fila non era ben allineata e non è permesso seguire un officiante

diverso. Questo mese non è morto nessun ricco e non sono stati offerti

oboli in memoria del Profeta. L'edificio della religione è crollato, le

fondamenta delle fedi sono state mandate all'aria. Il tappeto della fede

è stato arrotolato e riposto, i segni della certezza cancellati, il mondo

intero è caduto nell'errore, di fronte all'odiata tirannia tutti sono molli

e fiacchi. Giorni e mesi sono trascorsi e questi villaggi e possedimenti

appartengono ancora agli stessi proprietari dello scorso anno. Di solito

in questa città c'erano settanta diversi ministeri funzionanti, ma

continuano a diminuire di numero: ora, per ricordo, ne restano soltanto

venticinque. Un tempo il medesimo muftì pronunziava in un solo

giorno duecento giudizi contrastanti. Ora arriviamo a malapena a

cinquanta. In quei giorni v'erano folle di persone che impazzivano per

il troppo litigare, e ora restano in pace; un giorno il querelante era

sconfitto e il querelato vittorioso, il giorno dopo il querelante vinceva

la causa e il querelato la perdeva - ma ora anche questa eccellente

abitudine è stata abbandonata. Che cos'è questa religione

paganeggiante, questa specie di errore da idolatri! Povera legge!

povera fede! quali calamità! O Fratelli nella Fede! È la fine del

mondo! Il Giorno del Giudizio sta arrivando!"

Con parole come queste si aggrediscono le menti delle masse indi-

fese e si disturbano i cuori dei poveri già inquieti che nulla sanno del

vero stato delle cose e delle basi reali di tutti quei discorsi e non si ac-

corgono che dietro la pretesa eloquenza religiosa di certuni si nascon-

dono migliaia di mire egoistiche. Si pensa che oratori di questo tipo

siano mossi da virtuoso zelo, mentre la verità è che costoro fanno tutto

quel chiasso e si lamentano perché, nel benessere delle masse, vedono

la propria rovina personale; e credono che, quando la gente avrà

aperto gli occhi la loro luce personale si oscurerà. Solo il più pe-

netrante intuito può scoprire che se i cuori di quegli individui fossero

veramente animati dalla rettitudine e dal timor di Dio, la fragranza di

ciò si spargerebbe dappertutto, come profumo di muschio. Nessuna

cosa al mondo può essere sostenuta solo a parole.

Ma questi uccelli del malaugurio hanno imbrogliato,

Hanno imparato a cantare come il bianco falcone.

E che ne è del messaggio di Saba che la pavoncella porta

Se il torabuso impara la sua canzone?

I dotti dello spirito coloro che hanno tratto significato e saggezza

sconfinati dal Libro della Rivelazione Divina, i cui cuori illuminati

attingono ispirazione dall'invisibile mondo di Dio, certamente s'im-

pegnano per ottenere la supremazia dei veri seguaci di Dio sotto ogni

aspetto e sopra ogni altra persona, e faticano e lottano con ogni mezzo

per favorire il progresso. Chi trascuri questi alti propositi non potrà

mai essere ben accetto agli occhi di Dio; insiste in tutte le sue

manchevolezze, e fa mostra di perfezione; derelitto, pretende ric-

chezze.
Poca cosa sono il pigro, d cieco, il villano,
"Un pezzo di carne senza piede o ala".
Assai distante è colui che scimmiotta e ostenta
Dall'illuminato che veramente conosce.
Eco, sia pure chiara e acuta, l'uno,
L'altro, Davide Salmista con la sua cetra.

Sapere, purezza, devozione, disciplina, indipendenza non hanno

nulla a che vedere con l'aspetto esteriore e con gli abiti. Una volta

durante uno dei Miei viaggi ho sentito un eminente personaggio pro-

nunziare la seguente ottima osservazione che si fa ricordare per argu-

zia e fascino: "Non sempre turbante da chierico è prova di continenza

e sapere; non sempre cappello da laico è segno d'ignoranza e im-

moralità. Quanti cappelli hanno orgogliosamente alzato il vessillo del

sapere, quanti turbanti hanno ammainato la Legge di Dio!".

Il terzo elemento della frase in discussione è "frenare le passioni".

Quali meraviglie nelle implicazioni dì queste esaurienti parole ingan-

nevolmente facili. Qui si trova la base di ogni qualità umana degna di

lode; in verità, qui sono racchiuse la luce del mondo e le basi inespu-

gnabili di tutti gli attributi spirituali degli esseri umani; qui è l'ago

della bilancia di tutto il comportamento, lo strumento per mantenere in

equilibrio tutte le buone qualità dell'uomo.

Infatti il desiderio è una fiamma che ha ridotto in cenere la messe

d'innumerevoli vite di dotti, un fuoco divoratore che nemmeno il vasto

mare del loro sapere accumulato avrebbe potuto spegnere. Quante

volte è successo che una persona fornita di tutti gli attributi umani e

dotata del gioiello della vera comprensione inseguisse nondimeno le

proprie passioni, finché - avendo le sue eccellenti qualità oltrepassato

la moderazione - essa fu trascinata agli eccessi. Le sue intenzioni pure

divennero malvage, i suoi attributi non furono più degnamente usati e

la forza dei desideri la sviò dalla rettitudine e dalle sue ricompense

verso strade pericolose e oscure. Un buon carattere, agli occhi di Dio,

dei Suoi prescelti e di coloro che sono dotati d'intuito, è la cosa più

eccellente e degna di lode, ma sempre a patto che suo centro di

emanazione siano la ragione e il sapere e sua base la vera modera-

zione. Se dovessimo sviluppare le implicazioni di questo tema come

meritano, l'opera si allungherebbe troppo e si perderebbe di vista il

nostro argomento principale.

Tutti i popoli d'Europa, malgrado la loro vantata civiltà, affondano

e annegano in questo spaventoso mare di passione e desiderio: ecco

perché tutte le manifestazioni della loro cultura finiscono in niente.

Nessuno si meravigli di questa affermazione, nessuno la biasimi.

Lo scopo principale, l'obiettivo fondamentale per cui vengono ema-

nate potenti leggi e formulati grandi principi e istituzioni riguardanti

ogni aspetto della civiltà è la felicità umana; e tale felicità consiste so-

lo nell'avvicinarsi sempre più alla Soglia dell'Onnipotente Iddio e

nell'assicurare la pace e il benessere di ogni membro nobile e umile

della razza umana. E i mezzi supremi per raggiungere questi due

obiettivi sono le eccellenti qualità di cui l'umanità è stata dotata.

Una cultura superficiale che non sia sorretta da una raffinata mo-

ralità è "visione confusa di sogno" e senza perfezione interiore il lu-

stro esteriore è "come miraggio nel deserto, miraggio che l'assetato

crede acqua". E infatti, con la mera civiltà esteriore, non si potranno

mai conseguire risultati che ottengano l'approvazione di Dio e as-

sicurino la pace e il benessere dell'uomo.

I popoli d'Europa non sono assurti ai più alti livelli della civiltà

morale, come è chiaramente dimostrato dalle loro opinioni e com-

portamenti. Osservate, per esempio, come il supremo desiderio dei

governi e dei popoli europei sia oggi quello di conquistarsi e di

schiacciarsi vicendevolmente e come, mentre in segreto covano la più

profonda reciproca avversione, passino il tempo scambiandosi cordiali

espressioni di affetto, amicizia e armonia.

C'è il caso ben noto di quel governante che predica la pace e la

tranquillità, ma contemporaneamente dedica più energia dei guerra-

fondai ad accumulare armi e ad ammassare grandi eserciti, con la giu-

stificazione che solo la forza può portare la pace e l'armonia. La pace è

un pretesto e notte e giorno fanno di tutto per accumulare strumenti di

guerra: e per pagare tutto questo i loro sventurati popoli devono

sacrificare la maggior parte di quello che guadagnano con il sudore del

loro lavoro. Migliaia di persone hanno smesso di lavorare in utili

industrie e faticano da mane a sera per produrre nuove armi ancor più

mortali che spargeranno più copiosamente di prima il sangue della

razza umana.

Ogni giorno inventano una nuova bomba e un nuovo esplosivo:

perciò i governi devono abbandonare le armi antiquate e produrne di

nuove, perché quelle vecchie non possono reggere a confronto con le

nuove. Per esempio mentre scriviamo nel 1292 A.H. in Germania è

stato inventato un nuovo fucile e in Austria un cannone di bronzo, che

sono più potenti dei fucili Martini-Henry e dei cannoni Krupp, hanno

effetti più rapidi e maggiore efficacia nel distruggere la razza umana.

Il loro costo esorbitante è pagato dalle sventurate masse.

Siate giusti: può questa civiltà nominale, priva dell'appoggio di una

genuina civiltà del carattere, portare la pace e il benessere del popolo o

ottenere il beneplacito di Dio? O non implica piuttosto la distruzione

della condizione umana e non abbatte le colonne della pace e della

felicità?

Si dice che al tempo della Guerra Franco-Prussiana, nel 1870 del-

l'Èra Cristiana, seicentomila uomini morirono, stroncati e abbattuti,

sul campo di battaglia. Quante case completamente devastate; quante

città, fiorenti la notte prima, all'alba erano rase al suolo. Quanti

fanciulli orfani e abbandonati, quanti vecchi padri e quante anziane

madri hanno dovuto vedere i loro figli, giovani frutti delle loro vite,

contorcersi e morire nella polvere e nel sangue. Quante donne rimaste

vedove, senza aiuto o protezione.

Poi le biblioteche e i magnifici edifici francesi andarono in fiamme

e l'ospedale militare, gremito di malati e di feriti, fu messo a fuoco e

raso al suolo. E quindi seguirono i terribili fatti della Comune, gli atti

selvaggi, le rovine e gli orrori dei giorni in cui fazioni opposte si

combatterono e si uccisero nelle strade di Parigi. E vi furono gli odi e

le ostilità fra i capi religiosi cattolici e il governo germanico, la guerra

civile, la rivolta, le stragi e le distruzioni in Spagna fra i partigiani

della Repubblica e i Carlisti.

Fin troppi esempi di questo genere stanno a dimostrare che l'Eu-

ropa è moralmente incivile. Non desiderando gettare biasimo su alcu-

no, chi scrive Si è limitato a questi pochi esempi. È chiaro che nessu-

na mente perspicace e ben informata può approvare questi fatti. È

giusto e conveniente che popoli tra i quali accadono tali orrori, in

aperto contrasto con il più desiderabile comportamento umano, osi-

no vantare una civiltà reale e conveniente? Poiché da tutto questo

non sì può sperare altro risultato che una fugace vittoria, e questa non

è mai duratura, per il saggio non ne vale certo la pena.

Più di una volta nell'arco dei secoli lo stato germanico sottomise la

Francia; più di una volta il regno di Francia governò in terra tedesca.

Si può permettere che ai nostri giorni seicentomila creature inermi

siano immolate per risultati così irrisori e fugaci? No, per il Signore

Iddio! Anche un bambino può vederne il danno. Eppure l'insegui-

mento della passione e del desiderio avvolge gli occhi in migliaia di

veli che sorgono dal cuore e accecano la vista esteriore e interiore.

Desiderio ed egoismo s'affacciano alla porta
E oscurano virtù, poc'anzi luminosa,
E cento veli sorgono
Dal cuore ad accecare gli occhi.

La vera civiltà dispiegherà le sue insegne nel cuore del mondo

quando un certo numero dei suoi sovrani di nobile intelletto e senti-

mento - fulgidi esempi di devozione e determinazione - per il bene e la

felicità dell'intero genere umano, si leveranno con ferma risolutezza e

chiara visione a stabilire la Causa della Pace Universale. Essi deb-

bono fare della Causa della Pace oggetto di una consultazione genera-

le e cercare con ogni mezzo in loro potere di fondare un'Unione del-

le nazioni del mondo. Debbono concludere un trattato vincolante e

stabilire un patto, i cui provvedimenti siano efficaci, inviolabili e ben

definiti e poi proclamarlo in tutto il mondo e ottenerne la sanzione

dell'intera razza umana. Questa suprema e nobile impresa - vera fonte

della pace e del benessere di tutto il mondo - deve essere considerata

sacra da tutti coloro che dimorano sulla terra. Tutte le forze dell'u-

manità devono essere mobilitate per assicurare la stabilità e la perma-

nenza dì questo Sommo Patto. In questo Accordo universale bisogna

fissare chiaramente i limiti e le frontiere di ogni nazione, precisare in

modo definitivo i principi regolatori delle relazioni fra i governi e de-

terminare tutte le intese e gli obblighi internazionali. È parimenti ne-

cessario porre stretti limiti alle misure degli armamenti di ogni gover-

no, perché se si permette un incremento dei preparativi di guerra e

delle forze militari di una nazione, si desteranno i sospetti delle altre.

Il principio fondamentale regolatore di tal solenne Patto deve essere

così ben fissato che se, più tardi, un governo violerà qualcuno di quei

provvedimenti, tutti i governi della terra si muoveranno per ricon-

durlo a completa sottomissione, anzi la stessa razza umana, come un

sol uomo, risolverà d'abbattere quel governo, con ogni potere a sua

disposizione. Se questo massimo fra i rimedi verrà applicato al corpo

infermo del mondo, esso senza dubbio guarirà dai suoi malanni e ri-

marrà perpetuamente salvo e sicuro.

Considera come, se questa felice situazione si realizzasse, nessun

governo avrebbe bisogno di accumulare armi su armi, né si sentirebbe

obbligato a produrre in continuazione nuovi strumenti di guerra per

domare la razza umana. Sarebbe sufficiente una piccola forza per

scopi di sicurezza interna, per correggere i criminali e gli agitatori e

per prevenire i tumulti locali, e niente altro. Così la gente verrebbe,

prima di tutto, sgravata dello schiacciante peso delle spese corrente-

mente imposte per scopi militari, e poi un gran numero di persone

cesserebbe di dedicare il suo tempo a inventare di continuo nuovi

strumenti di distruzione - testimonianze di cupidigia e crudeltà, tanto

incompatibili con il dono della vita - e dedicherebbe invece i suoi

sforzi a produrre tutto ciò che giovi alla vita, alla pace e al benessere

dell'uomo, divenendo in tal modo causa di sviluppo e prosperità per

tutti. Così ogni nazione sulla terra vivrebbe nell'onore e ogni popolo

sarebbe cullato nella tranquillità e nella contentezza.

Alcuni, non consapevoli del potere latente negli sforzi dell'uomo,

considerano ciò assolutamente impraticabile, anzi addirittura al di

fuori della portata del massimo impegno umano. Ma non è così. Al

contrario, mercé l'infallibile grazia di Dio, l'amorevole gentilezza dei

Suoi favoriti, l'impareggiabile prodigarsi di anime sagge e capaci e i

pensieri e le idee di preziosi governanti di quest'èra nulla può consi-

derarsi irraggiungibile. Ciò che è necessario è l'impegno, un impegno

incessante: null'altro che una ferrea determinatezza può conseguire

questi risultati. Molte Cause che nelle epoche passate erano state sti-

mate mere visioni sono oggi divenute facilissime e possibili. Perché

dovremmo considerare impossibile la realizzazione di questa grandis-

sima ed eccelsa Causa, astro del firmamento della vera civiltà e moti-

vo di gloria, di progresso, di benessere e successo per l'intera razza

umana? E' certo che giungerà il giorno in cui la sua meravigliosa luce

diffonderà il suo splendore sull'intera accolta umana.

Se i preparativi militari proseguiranno di questo passo, l'apparato

bellico giungerà a un punto tale che la guerra diverrà intollerabile per

l'umanità.

Da ciò che s'è detto, è chiaro che la gloria e la grandezza dell'uomo

non consistono nell'avidità di sangue e negli artigli aguzzi, nel-

l'abbattere città e nel seminare rovina, nel fare scempio di militari e di

civili. Ciò che potrà assicurargli un luminoso futuro è invece la sua

fama di esser giusto, la gentilezza verso tutti, illustri e umili; è la sua

opera tesa a edificare paesi e città, villaggi e distretti, a rendere la vita

agevole, pacifica e felice per i suoi simili, a stabilire principi fonda-

mentali per il progresso, a innalzare il livello di vita e accrescere la

ricchezza di tutti.

Considerate come nel corso della storia molti sovrani si siano assisi

su troni da conquistatore. Tra questi vi furono Hulágú Khán e Ta-

merlano che s'impadronirono del vasto continente asiatico, Alessandro

il Macedone e Napoleone I che stesero le loro arroganti mani su tre

dei cinque continenti della terra. E che cosa venne dalle loro possenti

vittorie? Fiorì qualche Paese? Ne derivò qualche felicità? Quale trono

rimase in piedi? O non accadde piuttosto che quelle stesse case

regnanti persero il potere? Hulágú di Changís, signore della guerra,

non raccolse altro frutto da tutte le sue conquiste, escluso che l'Asia,

bruciata dalle fiamme di molte battaglie, fosse ridotta in cenere. E Ta-

merlano da tutti i suoi trionfi ottenne solo popoli dispersi al vento e

universale rovina. Eccetto il fatto che suo figlio perse il trono, e Filip-

po e Tolomeo si presero i domini sui quali egli un tempo aveva go-

vernato, Alessandro non ebbe altro da mostrare delle sue grandi vit-

torie. E che cosa ricavò Napoleone I sottomettendo i sovrani d'Europa,

se non che distrusse Paesi fiorenti, rovinò i loro abitanti, sparse terrore

e angoscia per tutta l'Europa e, alla fine dei suoi giorni, fu egli stesso

fatto prigioniero? Tanto si può dire dei conquistatori e dei ricordi che

essi lasciano dietro di sé.

Paragonate tutto questo con le encomiabili qualità, la grandezza e

la nobiltà di Anúshírván il Generoso e il Giusto. Quando quel nobile

monarca salì al potere, il trono di Persia, un tempo solido, era sul

punto di crollare. Con il suo dono divino dell'intelletto, egli pose le

fondamenta della giustizia, sradicando l'oppressione e la tirannia e

radunando le disperse popolazioni persiane sotto le ali del suo domi-

nio. Grazie all'influenza risanatrice della sua costante sollecitudine, la

Persia, ch'era sfiorita e desolata, fu riportata in vita e rapidamente

trasformata nella più bella di tutte le nazioni prosperose. Egli ricostruì

e rafforzò i disorganizzati poteri dello stato e la fama della sua

rettitudine e della sua giustizia risonò al di là dei sette climi, 39a finché

il popolo si risollevò dalla degradazione e dalla miseria fino a toccare

le vette della felicità e dell'onore. Benché egli fosse un Mago,39b Mu-

hammad, - quel Centro della Creazione, quel sole del rango profetico -

disse di lui: "Sono nato al tempo di un re giusto", rallegrandoSi di

essere venuto al mondo durante il suo regno. Raggiunse questo illustre

personaggio il suo elevato rango in virtù delle proprie ammirevoli

qualità oppure perché cercò di conquistare il mondo e di spargere il

sangue delle sue genti? Come si può notare, egli conseguì un rango

così illustre nel cuore del mondo, che la sua grandezza ancora risuona

attraverso tutta la caducità del tempo ed egli s'è conquistato la vita

eterna. Se dovessimo commentare l'immortalità dei grandi, questo

breve saggio ne sarebbe indebitamente allungato e poiché non è asso-

lutamente certo che l'opinione pubblica persiana possa essere concre-

tamente influenzata da tale lettura, abbrevieremo il lavoro e prosegui-

remo con altri argomenti che rientrano nell'ambito della comprensione

del pubblico. In ogni modo, se tale riduzione produrrà risultati

positivi, a Dio piacendo, scriveremo altri libri che trattino, nei dettagli

e in modo utile, i principi fondamentali della saggezza divina in

relazione al mondo fenomenico.

Nessun potere sulla terra può prevalere contro le armate della giu-

stizia e ogni cittadella deve cadere di fronte a loro giacché l'uomo si

piega di buon grado sotto i trionfali colpi di questa lama decisa, e

luoghi prima desolati fioriscono sotto i passi di questo esercito. Vi so-

no due possenti stendardi che, quando ricopriranno con la loro om-

bra ogni corona di sovrano, faranno sì che con veloce facilità l'in-

fluenza di quei governi penetri - come la luce del sole - l'intera terra:

il primo è la saggezza, il secondo è la giustizia. Contro queste due po-

tentissime forze le ferree colline non possono prevalere e, dinanzi a

loro, crollerebbero perfino le mura di Alessandro. E' chiaro che la vita

in questo evanescente mondo è fugace e incostante come il vento del

mattino ed essendo così, quanto sono fortunati i grandi che dietro di sé

lasciano un buon nome e il ricordo di un'esistenza spesa sul sentiero

del compiacimento divino.
È la stessa cosa, sia trono
O nuda terra sotto l'aperto cielo,
Ove l'anima pura lo deponga
Per morire. 39c
---------------------------------------

39c Sa'di, Il Gulistan, Sulla condotta del sovrano

La conquista può anche essere cosa lodevole e vi sono occasioni in

cui la guerra diventa un formidabile fondamento di pace e la rovina il

migliore strumento di ricostruzione. Se, per esempio, un sovrano di

alto sentire guida le sue truppe per frenare una rivolta di ribelli e di

aggressori, oppure se scende in campo e si distingue in una lotta tesa a

unificare uno stato e un popolo divisi, se, in breve, scatena una guerra

per uno scopo giusto, allora quest'ira apparente è in sé misericordia, e

questa pretesa tirannia è la sostanza della giustizia, e il guerreggiare il

fondamento della pace. Oggi, il compito che spetta ai grandi

governanti è di stabilire la pace universale, perché in questo sta la

libertà di tutti i popoli.

La quarta frase della Tradizione citata che indica la via della salva-

zione è "Obbedire ai comandamenti del Signore". Il massimo onore

dell'uomo è sicuramente nell'umiltà e nell'obbedienza dinanzi a Dio; la

grandezza della sua gloria la nobiltà del suo ragno e del suo onore

dipendono dalla stretta osservanza dei comandamenti e delle proibi-

zioni di Dio. La religione è la luce del mondo e il progresso, il succes-

so e la felicità dell'uomo scaturiscono dall'ottemperanza alle leggi sta-

bilite nei Libri sacri. In breve si può dimostrare che nella vita, sia in-

teriormente sia esteriormente, la struttura più possente, più solida, più

duratura, eretta a custodia del mondo, capace di assicurare le per-

fezioni spirituali e materiali dell'umanità e di proteggere la felicità e la

civiltà della società, è la religione.

È vero che vi sono mentecatti i quali, senza aver mai adeguata-

mente esaminato i principi fondamentali delle rivelazioni divine,

hanno preso a misura il comportamento di alcuni ipocriti religiosi e

soppesato tutte le persone pie su questa stessa bilancia concludendo in

tal modo che le religioni sono un ostacolo al progresso, un elemento

disgregatore e causa di avversione e inimicizia fra i popoli. Costoro

non hanno punto osservato che i principi delle rivelazioni divine non

possono essere valutati in base agli atti di coloro che si limitano a

pretendere di seguirli. Infatti qualsiasi cosa eccellente, per quan-

to preziosa, può essere sviata verso fini sbagliati. Nelle mani di un

fanciullo ignaro o di un cieco, un lume acceso non disperde le tenebre

circostanti né illumina la casa: brucia sia chi lo tiene in mano sia la

casa. In tali circostanze potremmo biasimare il lume? No, per il Si-

gnore Iddio! Per chi vede, esso è una guida che mostra la via, per il

cieco è rovina.

Tra coloro che ripudiarono la fede religiosa vi fu il francese Voltai-

re, il quale scrisse numerosi libri contro le religioni: opere che non

sono migliori di un trastullo infantile. Costui, prendendo a misura le

mancanze e le malefatte del Papa, capo della religione cattolica roma-

na, e gli intrighi e le dispute dei capi spirituali della cristianità, discus-

se e cavillò sullo Spirito di Dio (Gesù). Nell'insania del suo ragiona-

mento, egli non riuscì ad afferrare il vero significato delle sacre Scrit-

ture, obiettò su alcune parti dei Testi rivelati e insistette sulle difficoltà

che essi implicavano. "E Noi riveliam del Corano ciò che è guarigione

e misericordia ai credenti, ma negli empi non accresce che per-

dizione".
Il Saggio di Ghazna narrò con allegria,
La storia mistica ai suoi ascoltatori velati:
Se coloro che errano nulla vedono nel Corano
Ma solo parole, non v'è da meravigliarsi;
Di tutto il fuoco del sole lucente alto nel cielo
Solo il calore raggiunge gli occhi del cieco.

"Molti Egli travierà con tali parabole e molti guiderà al vero; ma

chi travierà non saranno che gli empi..".

Sicuramente l'amore, l'amicizia e l'unità fra tutti i membri della

razza umana sono i massimi strumenti per conseguire il progresso e la

gloria dell'uomo, i mezzi supremi per illuminare e redimere il mondo.

Nulla si può realizzare sulla terra - non è nemmeno pensabile - senza

unità e accordo; e il perfetto strumento per generare amicizia e unione

è la vera religione. " Tu, anche se avessi dato via tutte le ricchezze

della terra, non li avresti riconciliati quei cuori; ma Dio, Egli li ha

riconciliati...» .

La venuta dei Profeti di Dio con il Loro potere di creare la vera

unità - un'unità che è tanto esteriore quanto nel cuore - unisce persone

malvage, bramose l'una del sangue dell'altra, sotto l'unica protezione

della Parola di Dio. Allora migliaia di anime diventano come un'anima

sola e un'infinità di persone si fondono in un unico corpo.

Un tempo essi erano come onde del mare
Che il vento molte fece di una.
Poi Dio vi effuse il Suo sole,
E il Suo sole non sarà mai altro che uno.
Anime di cane e di lupo sono separate,
Una sola è l'anima dei leoni di Dio

I fatti accaduti con l'avvento dei Profeti dell'antichità, la Loro

condotta, le Loro opere e le circostanze della Loro vita non sono ade-

guatamente descritte da storie autorevoli. Se ne parla in sintesi nei

versetti del Corano, nelle Sacre Tradizioni e nella Torà. Tuttavia, poi-

ché tutti gli eventi accaduti dai tempi di Mosé fino ad oggi si trovano

nel poderoso Corano, nelle autorevoli Tradizioni, nella Torà e in al-

tre fonti attendibili, in questo saggio Ci accontenteremo di brevi cita-

zioni, proponendoCi soltanto di stabilire definitivamente se la reli-

gione sia la vera base e il principio fondamentale della cultura e della

civiltà o se, come Voltaire e i suoi pari sostengono, essa vanifichi ogni

progresso, benessere e pace della società.

Per evitare una volta per tutte le obiezioni di qualunque popolo del

mondo, condurremo il Nostro discorso in base a quelle narrazioni

autorevoli sulle quali tutte le nazioni sono d'accordo.

Nei tempi in cui gli Israeliti si erano moltiplicati in Egitto, spar-

gendosi per tutto il Paese, i Faraoni Copti d'Egitto decisero di rinfor-

zare e favorire le popolazioni copte e di degradare e disonorare i figli

di Israele che essi consideravano stranieri. Per lungo tempo gli Israeli-

ti, divisi e sparsi, furono prigionieri nelle mani degli oppressori copti,

scherniti e disprezzati da tutti, tanto che il più umile dei Copti poteva

liberamente perseguitare il più nobile degli Israeliti e spadroneggiare

su di lui. L'asservimento, la miseria e la debolezza degli Ebrei

raggiunsero un punto tale che di giorno o di notte, essi non erano mai

in grado di proteggere se stessi o di difendere le mogli e le famiglie

dalla tirannia dei carcerieri faraonici. Loro cibo erano i brandelli dei

loro cuori spezzati, loro bevanda fiumi di lacrime. E così conti-

nuarono in quell'angoscia finché improvvisamente Mosé, il Leggia-

dro, vide la Luce Divina erompere dalla Valle Benedetta, quel luogo

che era terra santa, e udì la vivificante voce di Dio parlare dalle fiam-

me di quell'Albero che non è " né orientale né occidentale " e Si erse

in tutta la panoplia del Suo rango di profeta universale. Frammezzo

agli Israeliti Egli divampò come torcia di guida divina e con la luce

della salvezza condusse quel popolo perduto dalle ombre dell'igno-

ranza fino al sapere e alla perfezione. Radunò le sbandate tribù

d'Israele sotto la protezione dell'unificante e universale Parola di Dio

e innalzò il vessillo dell'armonia sui picchi dell'unità, così che in bre-

ve quelle anime ottenebrate divennero educate nello spirito e coloro

che erano stati estranei alla verità si riunirono nella causa dell'unicità

di Dio, e liberati dall'abiezione dalla miseria, dall'incapacità di com-

prendere e dalla prigionia raggiunsero i gradi supremi della felicità e

dell'onore. Emigrati dall'Egitto e partiti alla volta dell'antica patria

d 'Israele, giunsero a Canaan e in Filistea. Dapprima conquistarono le

sponde del fiume Giordano e Gerico e si stabilirono in quelle zone;

poi ridussero sotto il loro dominio tutte le regioni confinanti, come la

Fenicia, Edom e Ammon. Nei tempi di Giosuè i governi nelle mani

degli Israeliti erano trentuno: in ogni nobile attributo umano - sapere,

equilibrio, fermezza, coraggio, onore e generosità - questo popolo

giunse a superare tutte le nazioni della terra. In quei tempi, quando un

Israelita si univa a un gruppo, subito emergeva per le sue numerose

virtù e perfino gli stranieri, per elogiare una persona, solevano dirle

che sembrava un Israelita.

È inoltre documentato in numerose opere storiche che i filosofi

greci come Pitagora, attinsero la maggior parte della loro filosofia, sia

divina sia materiale, dai discepoli di Salomone. E Socrate, che si era

messo in viaggio spinto dal desiderio d'incontrare i più illustri studiosi

e teologi di Israele, ritornato in Grecia, affermò il concetto dell'unicità

di Dio e della continuità della vita dell'anima umana, una volta liberata

dalla polvere degli elementi. Alla fine gli ignoranti tra i Greci

denunciarono quest'uomo che aveva còlto i più reconditi misteri della

saggezza e decisero di toglierli la vita; poi il popolo forzò la mano del

governo e durante una riunione d'assemblea gli fecero bere una coppa

di veleno.

Dopo essere progrediti in ogni livello della civiltà e aver consegui-

to il massimo successo possibile, a poco a poco gli Israeliti incomin-

ciarono a dimenticare i principi fondamentali della Legge e della Fe-

de mosaica, a preoccuparsi di riti e cerimoniali e a mostrare una con-

dotta sconveniente. Ai tempi di Roboamo figlio di Salomone, scop-

piò fra loro una terribile contesa : uno di loro, Geroboamo, complot-

tò per impadronirsi del trono e introdusse il culto degli idoli. La lotta

fra Roboamo e Geroboamo portò a secoli di guerre fra i loro discen-

denti, con il risultato che le tribù d'Israele furono disperse e smem-

brate. In breve, avendo dimenticato il significato della Legge di Dio

si lasciarono prendere dal fanatismo ignorante e da riprovevoli com-

portamenti come la ribellione e la sedizione. I loro teologi, avendo

concluso che tutte le qualità essenziali per la razza umana esposte nel

Libro Santo erano per loro lettera morta, incominciarono a pensare

solo ai propri interessi egoistici e gettarono la gente nel dolore per-

mettendo loro di affondare nei più profondi baratri di incuria e igno-

ranza. E il frutto delle loro malefatte fu questo: l'antica gloria, che era

durata tanto a lungo, si trasformò in degradazione e i governanti di

Persia, Grecia e Roma li sopraffecero. Le insegne della loro sovranità

furono rovesciate. L'ignoranza, la stoltezza, la degradazione e l'e-

goismo di quei capi religiosi e dottori furono messi in luce con la ve-

nuta di Nabucodonosor, re di Bábilonia, che li distrusse. Dopo aver

fatto un massacro generale, saccheggiato e razziato le loro case e per-

fino sradicati i loro alberi, egli fece prigionieri tutti coloro che la sua

spada aveva risparmiato e li condusse a Bábilonia. Settant'anni dopo i

discendenti di questi prigionieri, rilasciati, ritornarono a Gerusalem-

me. Allora Ezechia ed Esdra restaurarono fra loro i principi fonda-

mentali dal Santo Libro e giorno dopo giorno gli Israeliti progredirono

e nuovamente apparve lo splendore mattutino delle antiche ere. Ma

dopo breve tempo sorsero nuovamente gravi dispute su questioni di

fede e di comportamento; ancora una volta unico pensiero dei dottori

ebrei divenne l'attuazione dei propri scopi egoistici e le riforme attuate

ai tempi di Esdra si tramutarono in traviamento e corruzione. La

situazione peggiorò a tal punto che più di una volta gli eserciti della

repubblica di Roma e dei suoi condottieri conquistarono il territorio

israeliano. Infine il bellicoso Tito, comandante delle forze romane,

calpestò e distrusse la patria degli Ebrei, passò gli uomini a fil di

spada, catturò le donne e i bambini, rase al suolo le case, abbatté gli

alberi, bruciò i libri, saccheggiò i tesori e ridusse Gerusalemme e il

Tempio un cumulo di ceneri. Dopo questa suprema calamità, la stella

del dominio d'Israele tramontò definitivamente e oggi i resti di quella

nazione scomparsa sono sparsi ai quattro venti. "E li colpì l'abiezione

e la miseria". Queste due gravissime sventure, inflitte da Na-

bucodonosor e da Tito, sono riportate nel glorioso Corano: "E decre-

tammo solennemente nel Libro contro i figli di Israele: 'Certo voi

porterete la corruzione sulla terra due volte e v'innalzerete a superbia

alta'. E quando venne a compiersi la prima delle due minacce, susci-

tammo contro di voi dei servi Nostri, pieni di forza grande, che pene-

trarono liberamente nelle vostre dimore, e la minaccia si avverò... E

quando venne per compiersi l'altra punizione minacciata per l'altra

trasgressione, ecco inviammo un nemico a rattristare i vostri volti e ad

entrare nel Tempio, come v'erano entrati la prima volta, e a di-

struggere di distruzione totale tutto quel che avevano conquistato".

Il Nostro scopo è di dimostrare come la vera religione promuova

la civiltà e l'onore, la prosperità e il prestigio, la cultura e il progresso

di popoli un tempo abietti, schiavi e ignoranti; e come, caduta nelle

mani di capi religiosi stolti e fanatici, essa sia deviata verso fini sba-

gliati, finché questo sommo splendore si trasforma nella più nera

notte.

Quando per la seconda volta apparvero inequivocabilmente i segni

della disgregazione, degradazione schiavitù e annientamento di Israele

allora sul Giordano e sulla Terra di Galilea spirarono i dolci e santi

aliti dello Spirito di Dio (Gesù), le nuvole della pietà divina coprirono

quei cieli e riversarono le copiose acque dello spirito. E dopo quegli

abbondanti scrosci provenienti dal più grande Mare, dalla Terra Santa

esalò il profumo e sbocciò il fiore della conoscenza di Dio. Poi il

solenne canto del Vangelo si levò alto fino a risuonare nelle orecchie

di coloro che dimorano nelle sale del cielo e, al tocco del respiro di

Gesù, i morti che giacevano immemori negli avelli dell'ignoranza,

sollevarono il capo per ricevere la vita eterna. Per tre anni quel

Luminare di perfezioni cammino per i campi della Palestina e nei

pressi di Gerusalemme, guidando tutti gli uomini verso l'alba della re-

denzione, insegnando loro come acquisire qualità spirituali e attributi

graditi a Dio. Se il popolo di Israele avesse creduto in quel leggiadro

Sembiante, si sarebbe preparato a servirLo e ad ubbidirGli anima e

corpo e, grazie al vivificante aroma del Suo Spirito, avrebbe ricon-

quistato la propria vitalità perduta e riportato nuove vittorie.

Ahimè! a che giovò? Essi si allontanarono da Lui e Gli si oppose-

ro. Insorsero e tormentarono quella Fonte di Sapere Divino, quel

Punto su cui era discesa la Rivelazione - tutti, tranne pochi i quali,

volgendo il viso verso Dio, furono purificati dalla macchia di questo

mondo e trovarono la strada verso le vette del Reame di là dallo Spa-

zio. Ogni sorta di dolore fu inflitta a quella Sorgente di grazia, finché

Egli non poté più vivere nella città, eppure innalzò il vessillo della

salvezza e stabilì solidamente le fondamenta della probità umana, base

essenziale della vera civiltà.

Nel quinto capitolo di Matteo al versetto 39 Egli ammonisce: "Ma

io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la

guancia destra tu porgigli anche l'altra". E inoltre nel quarantatreesimo

versetto è scritto: "Avete udito che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo e

non opprimerai il tuo nemico con l'inimicizia' Ma io vi dico amate i

vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, affinché siate

figli del Padre vostro che è nei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i

cattivi e sopra i buoni e fa piovere la Sua misericordia sui giusti e

sugli ingiusti. Perché se voi amate quelli che vi amano, quale premio

meritate? Non fanno altrettanto anche i pubblicani?"

Molti consigli come questi furono espressi da quell'Astro di sag-

gezza divina e le anime che hanno assunto tali attributi di santità sono

la quintessenza della creazione e le fonti della vera civiltà.

Gesù, quindi, fondò la sacra Legge sulla base del carattere morale e

della completa spiritualità e per coloro che credettero in Lui tracciò

una speciale regola di vita che costituisce il più alto modo di agire

sulla terra. E mentre apparentemente quegli emblemi di redenzione

furono abbandonati alla malvagità e alle persecuzioni dei loro aguzzi-

ni, in realtà - liberati dalle tenebre senza speranza che avvolgevano gli

Ebrei - essi brillarono di gloria eterna nell'alba di quel nuovo giorno.

La possente nazione ebraica precipitò e si sgretolò, ma quelle po-

che anime che cercarono protezione sotto l'Albero Messianico tra-

sformarono tutta la vita umana. In quei tempi i popoli della terra era-

no completamente ignoranti, fanatici e idolatri. Solo un piccolo

gruppo di Ebrei credeva nell'unicità di Dio ed erano considerati reietti.

Queste sante anime cristiane sorsero a promulgare una Causa dia-

metralmente opposta e contraria ai credi dell'intera razza umana. I re

di quattro fra i cinque continenti decisero implacabilmente di stermi-

nare i seguaci di Cristo e tuttavia la maggior parte di loro finì col pro-

mulgare la Fede di Dio con tutto il cuore. Tutte le nazioni europee,

molti popoli dell'Asia e dell'Africa e alcuni abitanti delle isole del Pa-

cifico furono riuniti nell'asilo dell'unicità di Dio.

Considerate se esista da qualche parte nella creazione un principio

in qualche modo più potente della religione, o se si possa concepire un

potere più penetrante delle diverse Fedi Divine, o se esista un mezzo

in grado di creare vero amore, amicizia e unione fra tutti i popoli,

come il credere in un Onnipotente e Onnisciente Iddio, o se oltre alle

leggi di Dio vi sia segno di un mezzo capace di educare tutta l'umanità

in ogni aspetto della rettitudine.

I credenti mostrano, non appena accettano la Fede, quelle qualità

cui i filosofi giungono quando toccano le vette della saggezza e quei

nobili attributi umani che li caratterizzano all'apice della loro perfe-

zione. Come si può notare, le anime che bevvero le acque vivificatri-

ci della redenzione dalle misericordiose mani di Gesù, lo Spirito di

Dio, ed entrarono nell'ombra protettrice del Vangelo, raggiunsero un

sì alto grado di condotta morale che Galeno, il famoso medico, che

pur non era cristiano, nel suo compendio della Repubblica di Platone,

ne esaltò le azioni. La seguente è una traduzione letterale delle sue

parole:

"La maggior parte degli uomini è incapace di afferrare una succes-

sione di argomenti logici. Per questo essi hanno ancora bisogno di

simboli e parabole che parlino di ricompense e punizioni del mondo

a venire. Una conferma di ciò è che oggi osserviamo un popolo chia-

mato cristiano che crede devotamente in ricompense e punizioni di

una condizione futura. Tale gruppo mostra azioni eccellenti, simili a

quelle del vero filosofo. Per esempio, vediamo tutti con i nostri occhi

che essi non hanno alcun timore della morte e il loro amore per la

giustizia e le buone azioni è così grande che devono essere considera-

ti veri filosofi".

Il rango dei filosofi, in quei tempi e secondo Galeno, era superiore

a qualsiasi altro nel mondo. Considerate allora come il potere illumi-

nante e spiritualizzante delle religioni divine spinga i credenti a tali

altezze di perfezione che un filosofo come Galeno, che non era cri-

stiano, può scrivere una simile testimonianza.

Una dimostrazione dell'eccellenza dei Cristiani di quei tempi fu

che si dedicarono alla carità e alle buone azioni, fondarono ospedali e

istituzioni filantropiche. Per esempio, l'imperatore Costantino fu il

primo a istituire in tutto l'impero Romano ospedali pubblici dove i

poveri, i feriti, i derelitti ricevevano assistenza medica. Questo grande

monarca fu il primo condottiero romano che difese la Causa di Cristo.

Egli non lesinò sforzi, dedicando la sua vita alla promulgazione dei

principi del Vangelo, e dette solide basi di moderazione e di giustizia

al governo romano, che era stato un sistema fortemente oppressivo. Il

suo nome benedetto risplende come la stella del mattino dall'alba della

storia e il suo rango e la sua fama di alta nobiltà e civiltà fra i grandi

del mondo sono ancora sulla bocca dei Cristiani di tutte le

denominazioni.

Quali solide fondamenta di un carattere eccellente furono poste in

quei tempi, grazie all'educazione di anime sante che propugnarono gli

insegnamenti del Vangelo! Quante scuole elementari, università,

ospedali furono fondati! E quante istituzioni per l'educazione di

fanciulli orfani e bisognosi! Quante persone sacrificarono i loro inte-

ressi personali e "per il desiderio di compiacere il Signore" dedicaro-

no la vita a istruire le masse.

Ma quando fu vicino il tempo in cui doveva sorgere sul mondo

l'alba della splendente beltà di Muhammad, il controllo della Cristia-

nità passò nelle mani di preti ignoranti. Le brezze celestiali, che spira-

vano soavemente dalle contrade della grazia divina, si spensero e le

leggi del grande Vangelo, la roccaforte su cui poggiava la civiltà del

mondo, si isterilirono per il cattivo uso e per la condotta di persone

che, apparentemente buone, erano interiormente malvage.

Famosi storici europei, nel delineare in tutti i loro aspetti le condi-

zioni, il modo di vivere, la politica, il sapere e la cultura dell'antichità,

del Medio Evo e dei tempi moderni, scrivono unanimemente che

durante i dieci secoli che costituiscono il Medio Evo - dall'inizio del

VI secolo dell'èra cristiana fino alla fine del XIV - l'Europa fu, da ogni

punto di vista, estremamente barbara e oscura. Causa principale di

questo stato di cose furono i monaci, i quali considerati dai popoli

europei capi spirituali e religiosi, avevano rinunziato alla durevole

gloria che viene dall'obbedienza ai sacri comandamenti e agli inse-

gnamenti celestiali del Vangelo e si erano messi in combutta con gli

arroganti e tirannici reggitori del potere temporale di quei tempi.

Avevano distolto gli occhi dalla gloria eterna per dedicare tutti i loro

sforzi al potenziamento dei rispettivi interessi mondani e vantaggi

passeggeri ed effimeri. Alla fine le cose giunsero al punto che le popo-

lazioni si trovarono irrimediabilmente prigioniere nelle mani di questi

due gruppi e tutto ciò devastò l'intera struttura della religione, della

cultura, del benessere e della civiltà dei popoli europei.

Quando - fermati dagli atti e dai pensieri indegni e dagli infamanti

scopi dei capi - i dolci aromi dello Spirito di Dio (Gesù) ebbero cessa-

to di pervadere il mondo e le tenebre dell'ignoranza, del bigottismo e

di atti sgraditi a Dio ebbero avviluppato la terra allora brillò l'alba

della speranza e sopraggiunse la primavera divina. Una nube di mise-

ricordia avvolse il mondo e dalle regioni della grazia incominciarono a

soffiare venti fecondi. Nel segno di Muhammad il Sole della Verità si

levò su Yathrib (Medina) e sull'Hijáz gettando sull'universo le luci

dell'eterna gloria. Allora la terra delle potenzialità umane fu trasfor-

mata e le parole «E scintillerà, allora, la terra della luce del Signore"

si avverarono. Il vecchio mondo si rinnovò e il suo corpo esanime ri-

sorse pieno di vita. La tirannia e l'ignoranza furono quindi abbattute e

in loro vece furono eretti torreggianti palazzi di sapere e di giustizia. Il

mare dell'illuminazione tuonò e la scienza rifulse. Prima che la

fiamma del sommo Profeta fosse accesa nel faro della Mecca, i popoli

selvaggi dell'Hijáz erano i più barbari e ottenebrati fra le genti del

mondo. Le loro usanze depravate e viziose, la loro ferocia e le conti-

nue faide sono ricordate in tutti i testi di storia. In quei tempi i popoli

civili della terra non consideravano le tribù arabe della Mecca e di

Medina neanche come esseri umani. Eppure, appena la Luce del

Mondo sorse su di loro - in breve tempo, grazie all'educazione impar-

tita da quella Miniera di perfezioni, quel Centro Focale della Rivela-

zione, e alle benedizioni elargite dalla Legge di Dio - essi si riunirono

nell'asilo del principio dell'unicità divina. Questo popolo di bruti

raggiunse allora un tale grado di perfezione umana e di civiltà che i

contemporanei se ne stupirono. Gli stessi popoli che avevano beffeg-

giato e deriso gli Arabi, che li avevano reputati una razza priva d'in-

telletto, ora li cercavano con avido interesse, ne visitavano i paesi per

acquisirvi illuminazione e cultura, abilità tecniche, scienza politica,

arti e scienze.

Considerate quale influenza sulle questioni materiali abbia l'edu-

cazione inculcata dal vero Educatore. Ecco tribù così arretrate e sel-

vagge che durante il periodo della Jáhilíyya seppellivano vive le figlie

di sette anni - un atto che non dico un essere umano, ma perfino un

animale detesterebbe e eviterebbe, ma che essi nella loro estrema de-

gradazione consideravano la massima espressione di onore e devozio-

ne ai principi - ebbene, queste stesse genti ottenebrate, grazie ai palesi

insegnamenti di quella grande Persona, progredirono tanto che, con-

quistati l'Egitto e la Siria con la sua capitale Damasco, la Caldea, la

Mesopotamia e l'Iran, giunsero a gestire da soli tutte le questioni di

maggiore importanza nelle quattro principali regioni del globo.

Gli Arabi superarono allora tutti i popoli nelle scienze e nelle arti,

nell'industria e nelle invenzioni, nella filosofia, nel governo e nel ca-

rattere morale. E in verità la rapida ascesa di questa gente brutale e

spregevole alle supreme altezze della perfezione umana è la più gran-

de dimostrazione della legittimità del rango profetico del Signore

Muhammad.

Agli albori dell'Islam i popoli europei appresero dai Musulmani le

scienze e le arti della civiltà, praticate dagli abitanti dell'Andalusia.

Un attento e profondo esame dei documenti storici dimostra che la

civiltà europea deriva in gran parte da loro. Infatti tutti gli scritti degli

studiosi, teologi e filosofi musulmani furono a poco a poco raccolti

in Europa e soppesati e dibattuti con la massima attenzione in cena-

coli accademici e centri culturali: dopo di che il loro prezioso conte-

nuto fu messo in atto. Oggigiorno nelle biblioteche europee si possono

trovare numerose copie di opere di studiosi musulmani che non sono

reperibili nei Paesi islamici. Inoltre le leggi e i principi adottati in tutti

i Paesi d'Europa derivano in gran parte, anzi praticamente per intero,

dalle opere di giurisprudenza e dalle decisioni legali dei teologi

musulmani. Se non fosse per il timore di allungare indebitamente

questo testo, le citeremmo una per una.

Gli inizi della civiltà europea risalgono al VII secolo dell'Era Mu-

sulmana. Eccone i particolari: verso la fine del V secolo dell'Egira, il

Papa o Capo della Cristianità sollevò una clamorosa protesta perché

luoghi sacri per i Cristiani, come Gerusalemme, Betlemme e Nazaret,

erano caduti in mani musulmane e incitò i sovrani e i popoli europei a

intraprendere una guerra che egli considerava santa. La sua appas-

sionata indignazione risuonò con tale veemenza che tutti i Paesi

d'Europa risposero e re crociati alla testa di sterminati eserciti, attra-

versarono il mare di Marmora e s'introdussero nel continente asiatico.

In quei giorni i califfi Fatimidi governavano l'Egitto e alcune regioni

dell'Occidente e anche i re siriani, cioè i Selgiuchi, erano per lo più

loro sudditi. In breve, i re dell'Occidente piombarono con i loro

sterminati eserciti sulla Siria e sull'Egitto e le guerre fra Siriani ed Eu-

ropei proseguirono per un periodo di duecentotre anni. Dall'Europa

continuavano ad arrivare rinforzi: gli Occidentali attaccarono ed

espugnarono più volte tutti i castelli della Siria e ogni volta i re del-

l'Islam li riconquistarono. Finalmente nel 693 dell'Egira, il Saladino

scacciò i sovrani europei e i loro eserciti dall'Egitto e dalle coste della

Siria. Irrimediabilmente sconfitti, essi fecero ritorno in Europa. Du-

rante le Crociate perirono milioni di persone. Per riassumere, dal 490

al 693 dell'Egira, re, generali e altri grandi d'Europa fecero la spola fra

l'Egitto, la Siria e l'Occidente e quando finalmente ritornarono tutti in

patria, introdussero in Europa tutto ciò che in oltre duecento anni di

guerra avevano osservato nei Paesi musulmani sull'arte del governo

sullo sviluppo sociale e sulla cultura, sulle università, sulle scuole e

sulla raffinatezza del vivere. La civiltà europea risale a quei tempi.

O popolo persiano! Quanto tempo dureranno ancora il tuo torpo-

re e il tuo letargo? Eri un tempo il signore dell'intera terra, avevi il

mondo ai tuoi piedi. Perché la tua gloria è decaduta, perché hai per-

duto il favore e sei scivolato nell'oblio? Eri fonte di sapere, inesauri-

bile sorgente di luce per tutta la terra: come mai sei ora inaridito,

spento e pusillanime? Un tempo illuminavi il mondo: perché ora ti

nascondi nel buio inerte e confuso? Apri l'occhio della mente e guar-

da i tuoi grandi bisogni presenti. Levati a lottare, persegui l'educazio-

ne, l'illuminazione. Ti pare giusto che lo straniero riceva dai tuoi pa-

dri cultura e sapere e che tu, sangue del suo sangue e legittimo loro

erede ne sia privo? Ti pare possibile che mentre i tuoi vicini lavorano

giorno e notte con massimo impegno per il loro progresso, onore e

prosperità tu nel tuo ignorante fanatismo, ti occupi solo di liti e av-

versioni di intemperanze, brame e vacui sogni? È lodevole che dissi-

pi e sciupi nell'apatia la luce che è tua per nascita, l'innata competen-

za e la congeniale intelligenza? Ci siamo di nuovo allontanati dal te-

ma.

Gli intellettuali europei che conoscono bene il passato dell'Europa

e che si distinguono per sincerità e senso di giustizia, riconoscono

concordi che gli elementi basilari della loro civiltà derivano in ogni

particolare dall'Islam. Per esempio Draper, ben nota autorità france-

se, scrittore conosciuto da tutti gli studiosi europei per precisione,

abilità e cultura, in una delle sue opere più conosciute, Lo sviluppo in-

tellettuale dell'Europa, ha fornito a tal proposito un resoconto detta-

gliato e cioè sul fatto che i popoli europei attinsero dall'islam le fon-

damenta della civiltà e le basi del progresso e del benessere. Quel re-

soconto è esauriente e una traduzione allungherebbe indebitamente il

presente lavoro e sarebbe irrilevante per il Nostro scopo. Il lettore che

desideri ulteriori dettagli può consultare il testo.

In sostanza l'autore dimostra come l'intera civiltà europea - leggi,

principi, istituzioni scienze, filosofie, molteplici culture, modi e co-

stumi civili, letteratura, arte e industria organizzazione, disciplina,

comportamento, lodevoli tratti del carattere e perfino molte parole in

uso nella lingua francese - derivano dagli Arabi. Egli esamina detta-

gliatamente uno per uno tutti questi elementi, indicando anche il pe-

riodo in cui ciascuno fu importato dall'Islam. Descrive inoltre l'arrivo

degli Arabi in Occidente, in quella che ora è la Spagna, racconta come

in breve tempo essi vi instaurassero una civiltà molto evoluta e

menziona l'eccellenza raggiunta dai loro sistemi amministrativi e dal-

la loro dottrina, la solidità e l'ottima organizzazione delle loro scuole e

università dove s'insegnavano scienze e filosofia, arti e mestieri, la

maestria da loro conseguita nelle arti della civiltà; narra anche come

molti figli delle più importanti famiglie europee frequentassero le

scuole di Cordova e Granada, di Siviglia e Toledo per apprendervi le

scienze e le arti del vivere civile. Riferisce anche di un Europeo, Ger-

berto, che venuto in Occidente si iscrisse all'Università di Cordova, in

territorio arabo, studiandovi arti e scienze; quando fece ritorno in

Europa, egli raggiunse tale fama che alla fine fu innalzato alla guida

della Chiesa Cattolica e divenne Papa.

Lo scopo di queste citazioni è di dimostrare che le religioni di Dio

sono la vera fonte delle perfezioni umane sia spirituali sia materiali e

scaturigine di illuminazione e benefico sapere per tutta l'umanità.

Esaminando la questione con obiettività, si scopre che tutte le leggi

politiche sono racchiuse in queste poche sante parole: «Essi promuo-

vono la giustizia e impediscono l'ingiustizia e gareggiano nelle opere

pie: quelli sono tra i buoni". E ancora: "E si formi fra voi una nazio-

ne di uomini che invitano al bene, che promuovono la giustizia e im-

pediscono l'ingiustizia. Questi saranno fra i fortunati". E più avanti:

"In verità Iddio ordina la giustizia e la beneficenza... e vieta la disso-

lutezza e l'oppressione: Ei v'ammonisce che abbiate a meditare". E

poi, su come rendere civile il comportamento umano: "Rendi il do-

vuto! Invita alla giustizia! Allontanati dagli ignoranti !" E analoga-

mente: "... e che controllano l'ira e perdonano agli oppressori, ché Dio

ama chi fa il bene...". E ancora: "La pietà non consiste nel volgere la

faccia verso l'Oriente o verso l'Occidente, bensì la vera pietà è quella

di chi crede in Dio, e nell'Ultimo Giorno, e negli Angeli, e nel libro, e

nei Profeti, e dà dei suoi averi per amore di Dio, ai parenti e agli

orfani e ai poveri e ai viandanti e ai mendicanti e per riscattare i

prigionieri, di chi compie la preghiera e paga la Decima, chi mantiene

le proprie promesse quando le ha fatte, di chi nei dolori e nelle av-

versità è paziente e nei dì di strettura; questi sono i giusti, questi i ti-

morati di Dio". E più avanti: "... preferiscono quelli a se stessi, anche

se afflitti da indigenza". Osservate come questi pochi sacri versetti

comprendano i livelli più alti e i più reconditi significati della civiltà e

racchiudono tutte le perfezioni del carattere umano.

Per il Signore Iddio, oltre al quale non v'è altro Dio, Perfino i mi-

nimi dettagli del vivere civile derivano dalle grazie dei Profeti di Dio.

Quale cosa utile all'umanità è stata mai creata che le Sacre Scritture

non avessero prima esplicitamente o implicitamente esposto?

Ahimè! a che vale! Quando le armi sono in mani vili, nessuna vita

e proprietà umana si trova al sicuro e solo i ladri prosperano. Allo

stesso modo, quando un clero ben lontano dall'essere perfetto prende il

controllo delle cose, esso si interpone come una spessa cortina fra la

gente e la luce della Fede.

Caposaldo della fede è la sincerità. Cioè un individuo religioso de-

ve dimenticare i propri desideri e cercare di servire l'interesse pubbli-

co in ogni modo possibile e con massimo impegno. Ed è impossibile

che un essere umano si distacchi dal proprio egoistico tornaconto e

sacrifichi il proprio bene per quello della comunità se non tramite

una sincera fede religiosa. Dato che l'egoismo è impastato nell'argilla

dell'uomo, se non v'è la speranza di una sostanziosa ricompensa, è

impossibile che egli trascuri il proprio attuale benessere materiale.

Tuttavia chi ripone la propria fede in Dio e crede nelle Sue parole -

poiché ha la promessa e la certezza di una copiosa mercede nella vita

futura e poiché, a confronto della gioia e della gloria eterna dei futuri

piani dell'esistenza, i benefici terreni sono nulla per lui - per amore di

Dio rinuncia alla propria pace e al proprio tornaconto e liberamente

si consacra anima e corpo al bene comune. "Ma v'è anche fra gli uo-

mini chi si sacrifica bramoso del compiacimento di Dio".

Alcuni immaginano che un senso innato di dignità umana impe-

disca all'uomo di commettere malvagità e garantisca la sua perfezione

spirituale e materiale. Cioè, che l'individuo dotato d'intelligenza na-

turale, grande risolutezza e zelo, si astenga per istinto dal nuocere ai

suoi simili e abbia un grande desiderio di fare del bene indipendente-

mente da qualsiasi considerazione sulle severe punizioni derivanti

dalla malvagità o sulle grandi ricompense della virtù. Ma, se riflettere-

mo sulla lezione della storia, capiremo chiaramente che questo senso

dell'onore e della dignità è esso stesso una delle grazie derivanti dai

comandamenti dei Profeti di Dio. Inoltre osserviamo anche nei bam-

bini segni di aggressività e di arbitrio e vediamo che, mancando le

istruzioni di un maestro, le loro qualità indesiderabili aumentano ve-

locemente. Pertanto è chiaro che la comparsa di questo senso naturale

della dignità umana e dell'onore è il risultato dell'educazione. In

secondo luogo, dato per concesso, per amore della discussione, che

un'intelligenza istintiva e un'innata qualità morale possano impedire

l'iniquità, è ovvio che gli individui dotati di questa qualità sono rari

come la pietra filosofale. Una supposizione del genere non può essere

convalidata da semplici parole, deve essere sostenuta dai fatti. Vedia-

mo quale forza nella creazione spinge le masse verso scopi e azioni

giuste!

A parte questo, se il raro individuo, esempio di questa facoltà, di-

venisse anche personificazione del timor di Dio, è certo che i suoi

sforzi verso la virtù ne verrebbero molto rafforzati.

Dalla grazia delle religioni divine derivano benefici universali,

poiché esse guidano i veri seguaci a perseguire sincerità d'intenti alte

mire, purezza, onore immacolato, straordinaria gentilezza e com-

prensione, rispetto delle promesse fatte, sollecitudine per i diritti al-

trui, liberalità, giustizia in ogni aspetto della vita, umanità e filantro-

pia, valore e instancabilità negli sforzi al servizio dell'umanità. Per

riassumere: la religione produce tutte le virtù umane e queste virtù

sono le luminose fiaccole della civiltà. Se un uomo non è dotato di

queste qualità eccellenti è certo che non ha mai avuto nemmeno una

goccia dell'inesauribile fiume di acqua di vita che scorre negli inse-

gnamenti dei Libri Sacri, né còlto il più lieve alito delle brezze fra-

granti che spirano dai giardini di Dio. Infatti non v'è cosa sulla terra

che possa essere dimostrata con le sole parole; ogni, livello dell'esi-

stenza si fa riconoscere attraverso segni e simboli e ogni grado dello

sviluppo umano ha un suo segno distintivo.

Lo scopo di queste affermazioni è di chiarire in modo inequivoca-

bile che le religioni divine, i santi precetti, gli insegnamenti celestiali

sono le basi inattaccabili della felicità umana e che i popoli del mondo

non hanno speranza di un vero conforto o di liberazione, se non da

questo unico grande rimedio. Questa panacea deve tuttavia essere

somministrata da un medico saggio ed esperto, poiché nelle mani di

un incompetente tutte le cure che il Signore degli uomini ha sempre

creato per sanare i loro mali non sono in grado di procurare la salute,

ma al contrariò distruggono i deboli e gravano il cuore di coloro che

sono già afflitti.

La Fonte della saggezza divina, la Manifestazione del Rango Pro-

fetico Universale (Muhammad) - incoraggiando l'umanità ad appren-

dere le scienze, le arti e altri simili vantaggi ha comandato di ricercarle

perfino nei più remoti angoli della Cina. Ma i dottori incompetenti e

cavillosi lo proibiscono, portando per loro giustificazione il detto:

"Chi imita un popolo è uno di loro". Costoro non hanno ancora

afferrato che cosa s'intenda qui per "imitazione" e non sanno che le

religioni divine esortano e incoraggiano tutti i fedeli ad adottare prin-

cipi che portano continui miglioramenti e ad apprendere da altri popoli

scienze e arti. Chiunque affermi il contrario non ha mai bevuto il

nettare della conoscenza, è fuorviato nella propria ignoranza e insegue

il miraggio dei propri desideri.

Giudicate con giustizia: quali di questi moderni sviluppi contrav-

viene, in se stesso o nelle sue applicazioni ai comandamenti divini? Se

si riferiscono alla fondazione dei parlamenti, è questa un'ingiunzione

del testo del sacro versetto: "e delle loro faccende decidono

consultandosi a vicenda". E inoltre vi sono queste parole rivolte al-

l'Alba di tutto il sapere, la Sorgente della perfezione (Muhammad)

malgrado Egli possedesse un sapere universale: "e consigliati con loro

sul da farsi". Alla luce di tutto ciò com'è possibile che l'argomento

consultazione sia in conflitto con la Legge religiosa? I grandi vantaggi

della consultazione possono essere dimostrati anche con argomenta-

zioni logiche.

Potrebbero forse dire che condizionare una sentenza di morte alle

più accurate indagini, alla sanzione di numerosi organi, alle prove le-

gali e all'ordine del sovrano sia un atto contrario alle leggi di Dio? O

affermare che quanto accadde durante il precedente governo fosse

conforme al Corano? Per esempio, quando Hájí Mirza Áqásí era Pri-

mo Ministro, s'è sentito dire da molte fonti che il governatore di Gul-

páygán scelse trentatré indifesi balivi63a di quella regione, tutti di santo

lignaggio, tutti innocenti e in un'ora li decapitò senza processo e senza

sanzioni superiori.

Un tempo la popolazione persiana superava i cinquanta milioni:

essa è stata in parte distrutta dalle guerre civili, ma soprattutto per la

mancanza di un adeguato sistema di governo e per il dispotismo e

l'incontrollata autorità dei governatori provinciali e locali. Con l'andar

del tempo nemmeno un quinto della popolazione è sopravvissuto,

poiché i governatori sceglievano una vittima in base ai loro interessi e,

anche se si trattava di un innocente, sfogavano su di essa la loro

collera fino a distruggerla. Oppure per un capriccio, di un famigerato

assassino facevano un favorito. Nessuno poteva parlare, perché il

governatore aveva l'assoluto controllo. Possiamo forse dire che ciò

fosse conforme alla giustizia o alle leggi di Dio?

Potremmo sostenere che incoraggiare l'acquisizione di arti utili e di

una cultura generale, apprendere le verità di scienze materiali be-

nefiche per l'uomo, allargare gli orizzonti dell'industria incrementare i

prodotti del commercio, moltiplicare le vie della prosperità della

nazione contrasti coi principi fondamentali della Fede? Sarebbe in

conflitto con il culto di Dio portare nelle città la legge e l'ordine e or-

ganizzare i distretti rurali, riparare le strade, costruire ferrovie e facili-

tare i trasporti e i viaggi e così aumentare il benessere? Sarebbe in-

compatibile con i comandamenti e le proibizioni divine, se lavorassi-

mo nelle miniere abbandonate che sono la più grande fonte di ric-

chezza della nazione e se costruissimo fabbriche da cui derivino

comodità, sicurezza e benessere per tutti? O se stimolassimo la

creazione di nuove industrie per ottenere un miglioramento della

produzione locale?

In nome del Gloriosissimo! Mi sorprende vedere il velo che è ca-

duto sui loro occhi e che li acceca perfino a necessità così ovvie come

queste. E quando si avanzino argomenti e prove conclusivi di questo

genere, indubbiamente spinti da mille rancori e pregiudizi nascosti

essi risponderanno:" Il Giorno del Giudizio, quando gli uomini si

troveranno davanti al loro Signore non saranno chiamati a rispondere

della loro educazione e cultura, ma giudicati dalle buone azioni".

Diamolo per scontato e concediamo che l'uomo non sia chiamato a

rispondere della propria cultura ed educazione; eppure, il Giorno del

Rendiconto, i capi saranno chiamati a render conto e sarà detto loro:

"O capi e governanti! Perché avete fatto precipitare questa potente

nazione dalle vette dell'antica gloria? Perché l'avete tolta dal suo posto

nel cuore e nel centro del mondo civile? Eravate in grado di attuare

provvedimenti che avrebbero portato grande onore a questo popolo.

Non solo non lo avete fatto ma per di più lo avete privato degli

abituali benefici che sono disponibili a tutti. Questo popolo brillava un

tempo come una stella in un cielo propizio: come avete osato spegnere

la sua luce trasformandola in tenebre! Avreste potuto accendere per

esso il faro della gloria temporale ed eterna: perché non avete lottato

per questo con tutto il vostro impegno? "E quando per grazia di Dio

sfolgorò una fiammeggiante Luce, perché non l'avete riparata nel

cristallo del vostro valore, dai venti che le soffiavano contro? Perché

siete insorti in tutta la vostra potenza per spegnerla?"

"Abbiamo attaccato al collo d'ogni uomo il suo destino e il Dì

della Resurrezione gli mostreremo un rotolo che troverà dispiegato a

sé davanti".

E ancora, v'è nel mondo azione più nobile che servire il bene co-

mune? Si può concepire per l'uomo benedizione più grande di quella

ch'egli divenga causa di educazione, sviluppo, prosperità, onore per i

suoi simili? No, per il Signore Iddio! Massima rettitudine per le anime

benedette è afferrare le mani degli sventurati e liberarli dall'ignoranza,

dalla degradazione e dalla povertà e agire con pure intenzioni e solo

per amor di Dio e dedicarsi energicamente al servizio delle masse,

dimenticando il proprio tornaconto mondano e lavorando per il bene

generale. "Preferiscono quelli a se stessi, anche se afflitti da

indigenza". "I migliori degli uomini sono coloro che servono il po-

polo; i peggiori, quelli che lo danneggiano".

Sia gloria a Dio! Quale straordinaria situazione si è determinata

ora, se nessuno sentendo avanzare una proposta si chiede quale possa

essere il vero motivo di chi parla e quale recondito scopo si celi dietro

la maschera delle parole. C'è per esempio, qualcuno che, cercando di

promuovere i propri meschini interessi personali, blocca il progresso

di un intero popolo. Per portare acqua al proprio mulino, costoro la-

sciano inaridire e avvizzire le fattorie e i campi altrui. Per conservare

il proprio posto di comando, dirigono sempre le masse verso quei

pregiudizi e fanatismi che sovvertono le basi della civiltà.

Costoro - nello stesso momento in cui compiono azioni che sono

anatema agli occhi di Dio e detestate da tutti i Profeti e i Santi - se ve-

dono qualcuno che appena finito di mangiare si lava le mani col sa-

pone - prodotto inventato da 'Abdu'lláh Búní, Musulmano – prote-

stano a gran voce e gridano che la legge religiosa è stata sovvertita e i

costumi e le maniere di nazioni pagane vengono introdotte fra noi,

solo perché lo sventurato non si pulisce le mani strofinandole sul da-

vanti del vestito e sulla barba. Ignorando totalmente quanto siano

cattivi i suoi modi di agire, considerano cosa perversa e stolta ciò che

produce pulizia e finezza.

O popolo di Persia! Apri gli occhi! Fa' attenzione! Non seguire

ciecamente i bigotti, liberati da questa insensata imitazione che è la

causa principale per cui gli uomini cadono in strade di ignoranza e

degradazione. Guarda la realtà delle cose. Sollèvati; afferra mezzi che

ti diano vita e felicità, grandezza e gloria fra tutte le nazioni del mon-

do.

I venti della vera primavera soffiano su di te: adòrnati di boccioli

come gli alberi di un olezzante giardino. Arrivano nubi primaverili:

rinnòvati e inverdisci come i dolci campi dell'eternità. La stella del-

l'alba risplende: incamminati sulla via della verità. Il mare del potere

si gonfia, corri alle spiagge dei nobili intenti e del successo. L'acqua

pura della vita sale, perché sprechi i tuoi giorni in un deserto di sete?

Punta in alto, scegli nobili scopi: per quanto tempo ancora questo

torpore, questa negligenza! Disperazione è tutto quello che guada-

gnerai dall'intemperanza, in questo e nell'altro mondo; abominio e

miseria, quello che raccoglierai dal fanatismo, dal prestar fede ai pazzi

e agli stolti. Le confermazioni di Dio ti sorreggono, il Suo soccorso è

vicino: perché non gridi e non esulti con tutto il cuore e non lotti con

tutta l'anima!

Fra gli argomenti che richiedono accurate revisioni e riforme vi

sono il metodo di studio delle varie branche del sapere e l'organizza-

zione dei programmi accademici. Per mancanza di ordinamento, l'e-

ducazione è diventata caotica e confusa. Temi insulsi che non richie-

derebbero alcuna elaborazione ricevono indebita attenzione, al punto

tale che, per lungo tempo, gli studenti sprecano intelligenza ed energie

su argomenti che sono pure supposizioni, in nessun modo di-

mostrabili: infatti tali studi consistono nell'approfondire affermazioni

e concetti che un attento esame rivelerebbe essere non solo impro-

babili, ma perfino pure superstizioni, nel vagliare idee inutili, nel cor-

rere dietro assurdità. Non v'è dubbio che occuparsi di tali illusioni,

approfondire e dibattere a lungo tali vacue asserzioni non è altro che

una perdita di tempo e uno spreco dei giorni della vita. Non solo, ma

tutto ciò impedisce di intraprendere lo studio di quelle arti e scienze

di cui la società ha disperato bisogno. Prima di affrontare un qualsiasi

studio ci si dovrebbe chiedere a che cosa serve e quali frutti e risultati

ne verranno. Se è un'utile branca del sapere, e cioè se la società ne

trarrà importanti benefici, allora certamente bisognerà perseguirlo col

massimo impegno. Altrimenti, se consiste in vuote discussioni senza

profitto e in inutili concatenazioni di fantasie che non producono altro

risultato se non acredine, allora perché dedicare la vita a simili cavilli

e dispute?

Questa materia richiede ulteriori chiarimenti e un esame profondo,

sì che possa essere pienamente dimostrato che alcuni argomenti oggi

trascurati sono oltremodo validi e che le nazioni non hanno bisogno di

altri studi superflui; perciò il tema sarà sviluppato, a Dio piacendo, in

un secondo volume. La Nostra speranza è che la lettura di questo

primo tomo produca cambiamenti radicali nel pensiero e nel

comportamento della società, poiché abbiamo intrapreso quest'opera

con intenti sinceri e solamente per amor di Dio. Benché in questo

mondo le persone capaci di distinguere le intenzioni sincere dalle

parole false siano rare come la pietra filosofale, tuttavia riponiamo le

Nostre speranze negli infiniti doni del Signore.

Riassumendo: Quanto a quel gruppo che afferma che nell'attuare

queste necessarie riforme si deve procedere con riflessione, pazientare

e raggiungere gli obiettivi uno per volta, cosa intendono esattamente

dicendo questo? Se dicendo riflessione intendono quella prudenza che

è richiesta dalla scienza del governo, il loro pensiero è opportuno e

appropriato. È certo che imprese importanti non possono essere

portate a una felice conclusione con la fretta, perché in simili casi la

fretta è solo rovina.

Il mondo della politica è simile al mondo dell'uomo: questi dap-

prima è un seme, poi per gradi passa alla condizione di embrione e

feto, acquistando una struttura ossea e rivestendosi di carne, assu-

mendo il proprio peculiare aspetto e finalmente raggiunge il piano in

cui può degnamente realizzare le parole: "il migliore dei Creatori".

Come tutto questo è un requisito della creazione, basato sulla Sag-

gezza universale, così il mondo politico non può evolversi istantanea-

mente dal nadir dell'imperfezione allo zenit dell'adeguatezza e della

perfezione. Piuttosto, è necessario che persone qualificate lottino

giorno e notte, usando tutti quei mezzi che conducano al progresso,

finché il governo e la popolazione non si sviluppino sotto ogni aspetto

giorno per giorno, anzi di momento in momento.

Questo mondo di polvere prende vita e si presenta meravigliosa-

mente adorno e pieno di grazie, quando - mercè i doni divini - sulla

terra appaiono tre cose. Primo, i venti fecondi della primavera; secon-

do, la prorompente dovizia delle nuvole primaverili terzo il calore del

sole smagliante. Quando, per l'infinita generosità di Dio, queste tre

cose sono elargite, allora lentamente, con il Suo permesso, gli alberi e

i rami secchi ritornano freschi e verdi e si ricoprono di boccioli e frutti

d'ogni sorta. La stessa cosa accade quando si combinano le intenzioni

pure e la giustizia del monarca, la saggezza la consumata destrezza e

la competenza politica delle autorità al governo, e la determinazione e

i generosi sforzi del popolo; allora, di giorno in giorno, appaiono

palesi gli effetti del progresso, di lungimiranti riforme, della fierezza e

della prosperità del governo e della popolazione.

Se tuttavia dicendo indugio e rinvio essi intendono che ciascuna

generazione debba curarsi soltanto di una minima parte delle neces-

sarie riforme, ciò non è altro che pigrizia e apatia e da questo modo di

procedere non si avrà alcun risultato se non un'interminabile ripe-

tizione di vuote parole. Se la fretta è dannosa, l'inoperosità e l'indo-

lenza sono mille volte peggiori. La via di mezzo è la migliore, com'è

scritto: "Dovete scegliere il bene fra due mali", riferendosi al mezzo

fra due estremi "E non legarti avaramente la mano al collo, ma non

aprirla tutta quanta... ma cerca un giusto mezzo fra i due".

La principale necessità, la più urgente è dare impulso all'educa-

zione. E' inconcepibile che una nazione possa conseguire prosperità e

successo, se non viene portata avanti quest'impresa importante e fon-

damentale. La causa principale del declino e della caduta dei popoli è

l'ignoranza. Oggi la massa del popolo non è informata neppure sugli

affari ordinari, e tanto meno comprende il nocciolo degli importanti

problemi e delle complesse necessità del momento.

E' quindi urgente scrivere articoli e libri utili, che stabiliscano

chiaramente e definitivamente quali siano le attuali necessità della

gente e quali cose portino alla felicità e al progresso della società.

Questi scritti devono essere pubblicati e diffusi in tutta la nazione, così

che almeno chi guida la popolazione venga entro certi limiti

risvegliato e si prodighi e si ingegni di seguire criteri che lo

conducano a imperituro onore. La pubblicazione di pensieri nobili è la

forza dinamica nelle arterie della vita, è l'anima del mondo. I pensieri

sono un mare sconfinato e gli effetti e le varie condizioni

dell'esistenza sono come le forme separate e i limiti particolari delle

onde; finché il mare non ribolle, le onde non si sollevano e non

depongono perle di sapere sulle spiagge della vita.

Fratello, tu sei solo pensiero,
Il resto non è altro che carne e ossa.

L'opinione pubblica dev'essere orientata verso tutto ciò che è degno

di questo giorno, e ciò non è possibile se non con l'uso di argomenti

adeguati e prove chiare, esaurienti e conclusive. Infatti le masse ignare

nulla sanno del mondo e, mentre non v'è dubbio che perseguano e

desiderino la felicità, tuttavia l'ignoranza come un pesante velo le

tiene lontane da essa.

Osservate a qual punto la mancanza di educazione può indebolire e

degradare un popolo. Oggi [ 1875 ], quanto a popolazione, la più

grande nazione del mondo è la Cina che conta oltre quattrocento mi-

lioni di abitanti. In base a ciò il suo governo dovrebbe essere il più il-

lustre della terra, la sua popolazione la più lodata. E invece per la sua

mancanza di istruzione nella civiltà culturale e materiale essa è la più

debole e sventurata fra tutte le nazioni deboli. Non molto tempo fa un

piccolo contingente di truppe inglesi e francesi mosse guerra alla Cina

e le inflisse una sconfitta così decisiva che si impadronì della sua

capitale Pechino, Se il governo e il popolo cinese fossero stati ag-

giornati nelle progredite Scienze attuali, se fossero stati esperti nelle

arti della civiltà, allora anche se tutte le nazioni della terra avessero

marciato contro di loro, l'aggressione sarebbe fallita e gli assalitori sa-

rebbero ritornati sconfitti da dove erano venuti.

Ma v'è un episodio ancor più strano: il governo giapponese era al-

l'inizio suddito e sottoposto alla protezione della Cina, ma ora da

qualche tempo, il Giappone, aperti gli occhi ha adottato le tecniche del

progresso e della civiltà contemporanei, ha promosso le scienze e le

industrie utili al popolo impegnando tutte le sue forze e capacità

affinché l'opinione pubblica si concentri sulle riforme. Questo governo

è oggi progredito a tal punto che nonostante la sua popolazione sia

solo un sesto o perfino un decimo di quella cinese, ha di recente

sfidato quel governo e la Cina è stata costretta a venire a patti. Osser-

vate attentamente come l'educazione e le arti della civiltà portino

onore, prosperità, indipendenza e libertà ai governi e ai popoli.

Inoltre è di vitale necessità che siano fondate scuole in tutta la

Persia anche nelle più piccole cittadine e nei villaggi, e che la popola-

zione sia incoraggiata in ogni possibile modo a far sì che i propri figli

imparino a leggere e scrivere. Se necessario, l'educazione dev'essere

resa obbligatoria. Finché nervi e arterie della nazione non ritornino in

vita, ogni misura presa risulterà vana, perché il popolo è come il corpo

umano; la risolutezza e la volontà di lottare sono come l'anima e un corpo

senz'anima non si muove. Questo potere dinamico è presente in grado

superlativo nella natura del popolo persiano e la diffusione

dell'educazione lo sprigionerà.

Rispondiamo ora a coloro i quali credono che non sia necessario né

opportuno mutuare i principi della civiltà, le fondamenta del progresso

verso alti livelli di felicità sociale nel mondo materiale, le leggi che

attuano radicali riforme, i metodi che allargano gli orizzonti della

cultura - e che sia molto più conveniente per la Persia e i Persiani me-

ditare sulla situazione e, dopo, creare le proprie tecniche per il pro-

gresso.

È certo che se l'intelligenza vigorosa e la superiore abilità dei gran-

di della nazione, l'energia e la risolutezza dei più eminenti uomini

della corte imperiale, gli sforzi decisi di coloro che hanno sapere e ca-

pacità e sono versati nelle grandi leggi della vita politica si alleassero

tutti - e ciascuno facesse ogni sforzo per esaminare e soppesare tutti i

dettagli, nonché i principali problemi del momento - è molto probabile

che, grazie ai piani efficaci che essi saprebbero elaborare, alcune

situazioni sarebbero radicalmente modificate. Nella maggior parte dei

casi, però, essi sarebbero costretti a mutuare. Infatti nei secoli passati

centinaia di migliaia di persone hanno dedicato tutta la vita a ve-

rificare tutte queste cose, finché non sono state in grado di attuare

questi importanti sviluppi. Se dovessimo ignorare tutto ciò e sforzarci

di ricreare nel nostro Paese a modo nostro gli strumenti per attuare

l'auspicato progresso, passerebbero molte generazioni e ancora lo

scopo non sarebbe raggiunto. Considerate per esempio come altri

Paesi abbiano perseverato a lungo finché, da ultimo hanno scoperto

l'energia del vapore e per suo mezzo sono riusciti a svolgere agevol-

mente pesanti compiti che un tempo erano superiori alle forze umane.

Quanti secoli trascorrerebbero se abbandonassimo l'uso di questa

energia e cercassimo invece con tutte le nostre forze di inventarne una

in sostituzione! È quindi preferibile proseguire nell'uso del vapore e

nello stesso tempo cercare incessantemente una forza ancor più

potente. Bisogna considerare con lo stesso metro il progresso tecno-

logico, le scienze, le arti e le formule politiche di sperimentata utilità

degli altri popoli, vale a dire quei procedimenti che nel corso delle

ere sono stati ripetutamente messi alla prova e che per i loro numerosi

usi e vantaggi hanno palesemente portato gloria e grandezza allo stato

e benessere e progresso al popolo. Se dovessimo abbandonare tutto

questo senza nessuna valida ragione e tentare altri metodi di riforma,

trascorrerebbero molti anni e molte vite prima che esse possano

realizzarsi e i loro vantaggi essere messi alla prova. Frattanto "Siamo

ancora sull'angolo della strada".

La superiorità del presente rispetto al passato, consiste nel fatto che

il presente può assumere e adottare a modello molto di ciò che è stato

approvato e sperimentato e che, nel passato si è dimostrato di grande

beneficio, e che esso stesso può fare le proprie nuove scoperte e con

queste accrescere la propria già preziosa eredità. È chiaro inoltre che

le realizzazioni e le esperienze del passato sono note e disponibili al

presente, mentre le scoperte peculiari del presente erano sconosciute

nel passato. Questo presuppone che l'ultima generazione sia formata

da persone capaci, altrimenti quante volte un'ultima generazione non

ha ricavato neppure una goccia da quell'oceano illimitato di sapere che

appartenne ai suoi avi.

Riflettete un poco: supponiamo che, per il potere di Dio, siano

posti sulla terra certi individui; essi ovviamente necessitano di molte

cose per provvedere alla propria dignità umana, alla propria felicità e

al proprio benessere. Ora, è più pratico che acquisiscano tutto questo

dai contemporanei, o è meglio che ciascuna delle successive genera-

zioni non mutui nulla dagli altri e crei invece indipendentemente i vari

strumenti necessari all'esistenza umana?

E chi volesse sostenere che le leggi, i principi e i fondamenti del

massimo progresso di una società completamente sviluppata, che esi-

stono in altri Paesi, non sono adatti alle condizioni e ai bisogni tradi-

zionali del popolo persiano e che pertanto è necessario che nell'ambito

dell'Iran i pianificatori della nazione compiano il massimo sforzo per

attuare riforme adatte alla Persia - spieghi prima quale danno può

venire da tali apporti stranieri.

Se il Paese fosse ricostruito, le strade riparate, la sorte dei disperati

migliorata con vari mezzi, i poveri riabilitati, le masse avviate sulle

strade del progresso, le vie della ricchezza pubblica aumentate, gli

orizzonti dell'educazione allargati, il governo adeguatamente orga-

nizzato, e garantiti il libero esercizio dei diritti umani, la sicurezza

delle persone e delle proprietà, la dignità e il buon nome degli indivi-

dui - sarebbe, tutto questo, in disaccordo con la mentalità del popolo

persiano? Tutto ciò che contrasta con queste misure si è già rivelato

nocivo in tutti i Paesi e non riguarda una località piuttosto di un'altra.

Tutte queste superstizioni derivano interamente dalla mancanza di

saggezza e comprensione e da un'osservazione e un'analisi insuffi-

cienti. In verità la maggior parte dei reazionari e dei conservatori dis-

simulano i loro egoistici interessi dietro una serie di inutili parole e

confondono le menti delle sventurate masse con dichiarazioni pub-

bliche che non hanno nulla a che vedere con i loro ben nascosti

obiettivi.

O popolo di Persia! il cuore è un pegno divino: mondalo dalla

macchia dell'egoismo, adornalo con la ghirlanda delle intenzioni pure,

finché il sacro onore, l'imperitura grandezza di quest'illustre nazione

brilli come il vero mattino in un cielo propizio. Questi brevi giorni

sulla terra scivoleranno via come ombre e finiranno. Lotta perché Dio

effonda su di te la Sua grazia sì che tu possa lasciare un buon ricordo

nel cuore e sulle labbra di coloro che verranno. "E accordami

menzione onorata fra i posteri".

Felice l'anima che dimentica il proprio bene e, come i prescelti da

Dio, gareggia con il prossimo nel servire il bene comune, finché, raf-

forzata dalle benedizioni e dalle perpetue confermazioni di Dio, essa

non sia abilitata a sollevare questa possente nazione alle sue antiche

vette di gloria e a restituire a questa terra inaridita la dolcezza di una

nuova vita e ad ornare, quale primavera dello spirito l'albero della vita

umana, con fresche foglie, boccioli e frutti di una gioia benedetta.

INDICE ANALITICO
A
Abramo,
leggi di, 21
Alessandro il Macedone,
conquistatore di tre continenti,46-7
Algebra,
acquisita dai Greci, 22,22n.
Altruismo,
religione, dà forza per, 65
America,
civiltà rinomata, 9
Ammon,
Israeliti vi si stabilirono 53
Amore,
amicizia, si fonda sulla religione,
50-1
attributo della perfezione, 28
di Dio, acquisendo perfezioni, 28
di Dio, sorgente delle virtù, 64-5
di sé (egoismo), inerente nell'uomo,
65
dei nemici, 56
Andalusia,
Europa, apprese le scienze dall', 61
Anúshírván, il Generoso,
Re Sassanide, (531-578 d.C.)
giusto, 47-8
Arabi,
pagani osservavano le tregue, 20n.
Arabia,
civiltà dovuta a Muhammad, 5-6,
59-61
conquista le nazioni, 60-9
scienze e arti eccellevano in, 60-2
usanze barbare, 60
Aristotele, 22
Aritmetica 22
Armamenti,
costo, sopportato dal popolo, 42-3
limitati per legge, 45
B
Báb e Bahá'u'lláh,
preannunci in Matteo, 37n.
Babilonia,
prigionia degli Israeliti, 54
Balivi, 68 e n.
Bambini,
segni di arbitrio nei, necessitano di
educazione, 66
Betlemme, 61
C
Califfi,
Fatimiti, governavano l'Egitto e la
Siria, 61
Canaan,
patria di Israele, 52-3
Cannoni,
uso dei più moderni, 23
Capi,
destati con l'educazione, 74
integrità morale, necessaria, 15
Capi religiosi, vedi teologi
Carattere,
buon, la più lodevole di tutte le
cose, 41
Cristiani, trasformati nel, 58
moderazione, base del, 41
Carità
Cristiani, praticavano la, 58
Carlisti, 43
Chiesa Cattolica,
Voltaire attaccò la, 50
Changis, vedi Hulágú Khán
Cina,
decaduta per mancanza di educa-
zione, 74-5
popolo reietto agli occhi di Dio per
ché adora gli idoli, 19
Ciro, Re della Persia,
regnò su tutto il mondo antico, 7
Civiltà, civilizzazione,
basata su: giustizia, 4-5, 44-8
potere dell'intelletto, 34
probità, 56
religione, 51-2
distrutta da: fanatismo, pregiudizi,
70-1
educazione, conduce all', 70
esteriore, inutile, 42
i dotti dello spirito aiutano la, 24
obiettivo: benessere umano, 41-2
Persia,può sviluppare una perfetta,5
virtù della, citazioni dal Corano,
64-5
Clero,
spiritualità del, non universale, 40
Compassione,
attributo della perfezione, 28
Comune,
la, di Parigi, 43
Conoscenza,
è felicità, 4
il progresso necessita di, 40
luce nel cuore, citazione dal Cora-
no, 24
orgoglio delle nazioni, 4
perle sulle spiagge della vita, 74
produce benessere sociale, 4
criteri, di, 29-32
Conquista,
può anche essere cosa lodevole, 49
Consultazione
caposaldo del governo, 14
incoraggiata dal Corano, 67-8
Copti, 52
Coraggio,
attributo della perfezione, 28
Cordova, 64
Coscienza,
preghiera per lo sviluppo della,3-4
Costantino, imperatore,
fondò il governo romano sulla mo-
derazione e sulla giustizia, 58
Creazione,
primato dell'intelletto e della sag-
gezza nella, 3
Credenti,
requisiti, 24-6
Cristiani,
Galeno lodò la condotta morale dei,
57-8
gente del libro, citazione dal Cora-
no, 19
istituzioni educative fondate dai, 58
torturati, 32
trasformarono il mondo, 56-8
Cristianità,
Crociate, 61-2
diffusione attraverso azioni sante,
32
Medio Evo: materialista e corrotto,
58-9
Protestantesimo, diffusione del,
29-32
storia di Nu'mán, 32-6
Critica,
nociva allo sviluppo sprituale,38-40
Crociate,
civiltà europea risale ai tempi delle,
61
Cuore,
"fiamma accesa da Dio» 4
regno divino, 78
D
Desiderio,
"e oscurano virtù", poesia, 44
"fuoco divoratore", consuma il ca-
rattere, 41
Destino,
attaccato al collo d'ogni uomo,69-
70
Devozione,
nulla a che vedere con l'aspetto
esteriore, 40
Difensore della fede,
significato di,29
Dio,
amore di, 28
intelletto, emblema di, 3-4
obbedienza a, gloria dell'uomo, 49
timore di, 28
vicinanza a, felicità umana, 41-2
Dotti dello spirito,
requisiti dei,
difendere la fede, 24-5, 29-40
frenare le passioni, 24-5, 41-9
guardarsi 24 25-8
obbedire ai comandamenti del
Signore, 25, 49-71
Draper, John William,
«Lo sviluppo intellettuale
dell'Europa", 63-4
E
Ebrei,
perseguitarono Gesù,
capo dell'esilio o esilarca, 26
Edom,
Israeliti si stabilirono a, 53
Educazione,
capi persiani trascurano I', 69
deve essere organizzata, utile, 71-2
mancanza di, indebolisce e degrada,
74-5
delle masse, massima probità, 70
necessaria all'umanità, 28, 66
obbligatoria, 75
prosperità dipende da, 73-4
Egitto,
Israeliti in, 52-3
Islam governò I', 61
Egoismo,
criticare gli altri dipende da, 39-40
impastato nell'argilla dell', 65
spregevole, 5
Empi,
traviati, 50
Eremiti,
ozio spirituale, 28
Esdra,
restaurò la legge divina, 54
Europa,
civiltà dell', dovuta alla conoscenza,
9
civiltà superficiale, immorale 41-3
Islam, civiltà e leggi dell', conserva-
te nelle biblioteche d', 604
"Lo sviluppo intellettuale
dell'Europa", di Draper, 63-4
Medio Evo, barbarie del, in, 59
moralmente incivile, 41-4
piani di guerra, 42-3
Ezechia,
restaurò la legge divina, 54
F
Fanatismo,
causa maldicenza, 38-9
ostacolo per gli altri, 36-7
sconfigge l'amicizia, 38-9
sovverte la civiltà, 70-1
Fatimiti, vedi Califfi
Fede,
credere mette alla prova, citazione
del Corano, 20
mancanza di, causa di ingiustizia e
oppressione, 14
promette ricompense nell'aldilà, 65
servizio disinteressato favorisce, 65
storia di Nu'mán, 32-6
Felicità,
dovuta al nobile impegno, 5
masse separate dalla, a causa del-
l'ignoranza, 74
obbedienza alle leggi dei Testi Sa-
cri, 49
scopo della civiltà, 41
qualità dell'uomo, mezzi per, 41-2
religione, base della; 67
scopo dell'umanità, 5
vicinanza a Dio, 41
Fenicia,
Israeliti si stabilirono in, 53
Fidatezza,
attributo della perfezione, 28
Filippo, 47
Filistea,
patria d'Israele, 53-3
Filosofi,
Cristiani, paragonati ai, 57-8
greci 22
Firaydún, re della Persia
reggente del mondo antico, 7
Fitzgerald, Edward,
citazione dal «Rubayat" 35 n.
Francia,
guerre con la Germania, 434
Futuro,
luminoso, dipende dalla giustizia e
dalla gentilezza, 45-6
G
Galeno,
lodò la condotta morale dei Cristia-
ni, 57-8
Genere umano
eccellenza del, dovuta alla mente, 4
intelletto, prima dote del, 3
miseria del, dovuta a vili appetiti, 5
necessità di un educatore, 66-7
Generosità
attributo di perfezione, 28
ricchezze donate ai bisognosi, 64-5
Genti,
illuminate,
Gerberto, 64
Gerico,
Israeliti si stabilirono a, 53
Germania,
guerre con la Francia, 43-4
ostilità religiose, 43
Geroboamo,
introdusse il culto degli idoli, 53
Gerusalemme, 61
saccheggiata da Tito, 54
Gesù,
conferì la vita eterna, 55
discepoli di, martirizzati, 32
ministerio di, insegnamenti del, 55-
8
probità, base della civiltà, 56
rivelazione divina, rimedio per il
mondo, 31-2
Giappone,
progredisce, più della Cina, 75
Giordano,
Israeliti si stabilirono, 53
Giorni dell'ignoranza,
paganesimo in Arabia, 20-l
storia: Giorno del Male, Giorno
della Grazia, 32-6
usanze dei, rispettate da Muham-
mad, 20-2
Giorno delta Resurrezione,
rotolo dispiegato, citazione del Co-
rano, 69-70
Giustizia,
codice scritto, essenziale, 26-7
dipende dalla sincerità dei rappre-
sentanti eletti, 17
la religione ordina la, citazioni del
Corano, 64-5
necessaria per la pace, 47-8
obbedienza imparziale alla legge,
27
potere della, invincibile, 48
tener conto dei diritti altrui, 28
Governo,
la giustizia del, protegge i diritti
umani, 14
legislatori, necessitano della religio-
ne e dell'educazione, 13-5,26-7
saggezza e giustizia, stendardi del,
48
sincerità del, 17
Granada, 64
Greci,
attinsero la filosofia dagli Israeliti,
53
Guerra
armi distruggono le ricchezze, 42-4
come abolirla, 44-6
costo, sostenuto dal popolo, 42-3
distruzione della felicità, 43
diventerà intollerabile, 46
giusta, 43
Muhammad adottò le trincee dei
Persiani, 19-20
necessità di armamenti moderni 23
preparativi dell'Europa per, 42
Guerra Franco-Prussiana,
potenza distruttiva della, 43
H
Hàjì Mirza Áqásí,
primo ministro persiano, 68
Hijáz,
popoli dell', barbari prima di Mu-
hammad, 59-60
Hulágú Khán,
conquistatore dell'Asia, 46
I
Ignoranza,
barbarica, 4
causa miserie e barbarie,5
Imitazione,
causa degradazione, 71
nazioni straniere, il Corano inco-
raggia I', delle, 67
Indipendenza,
nulla a che vedere con l'aspetto e-
steriore, 39-40
Industrie,
la Persia ha bisogno di, 69-70
Ingiustizia,
causata da mancanza di fede, 14
Insegnamento,
associarsi con tutte le fedi 37-8
dovere dì tutti i credenti, 31
gentilezza, 36-7
necessario conoscere le altre
religioni, 25-6
Intelletto,
potere dell', 3-4
primo emblema di Dio, 3
Ira,
dominare I', citazione del Corano,
64
Isaia,
restaurò la legge divina, 54
Islam
addormentato, deve risvegliarsi, 30
assurse alle vette del sapere, 5-6
civiltà della Spagna sotto, 64
confessione di fede, 37 n.
Draper «Lo sviluppo intellettuale
dell'Europa", 63-4
Europa,apprese le scienze dall',60-2
non dev'essere diffuso con la spa-
da, 30-1
obbedienza all', potrebbe cambiare
il mondo, 29-32
università di Spagna, 64
Israeliti,
civiltà basata sulla religione, 57
declino della religione, 53-4
dispersi, dopo la conquista romana,
54
Gesù, perseguitato, 55-6
lodati per le virtù, 53
nobili attributi, 53
profezie di punizione, citazione del
Corano, 54-5
schiavitù d'Egitto, 52
Istinto,
non è fonte di rettitudine, 66
K
Krupp, cannoni, 23, 43
L
Laico,
spiritualità del, supera quella del
chierico, 40
Lealtà
attributo della perfezione, 28
Legge, vedi anche Legge divina
Abramo, 22
di Dio,
capi eletti devono conoscere la,
14
dispotismo contrario alla, 68
sentenza di morte condizionata
alla, 68
strumento di educazione, 57
europea, deriva dalla, musulmana,
61, 62-4
felicità e obbedienza alla, 49
Gesù Cristo 31-2 56
integrità ed eguaglianza delle perso-
ne, 11-2
mosaica, 52-3
Muhammad rivelò, 20-1
nobili principi della, 14
politica, 64-6
portarla nelle città, 68-9
religiosa, 26-7
scoprire le implicazioni della, 29
Legge divina, vedi anche Legge
rivelazione della, da parte di Mu-
hammad, 20-2
scopo per cui è rivelata, 32
Legislatore divino,
riforme non contrarie alle leggi, 19
Letargo,
condannato, 62, 71
Libri,
la Persia ha urgente bisogno di, 74
Liti
legge scritta, necessaria in caso di,
26-7
Logica,
fondata da un Sabeo 22
Lutero, Martin,
riforme protestanti corrette, 29-30
M
Magi, 47
Maldicenza,
dannosa per la fede delle masse,
38-9
Male,
pigrizia, apatia, 73
pregiudizio, fanatismo, 70
Martini-Henry, fucili, 23, 43
Masse,
educazione delle, massima probità,
70
ignoranza delle, pesante velo per la
felicità, 74-5
Mecca,
Muhammad accese il faro della,
59-60
Medico,
saggio, necessario, 67
Medina (Yathrib),
illuminata da Muhammad, 59-60
Medio Evo,
declino della Cristianità, 59
oscurantismo in Europa, 9
Mente,
prima creazione di Dio, 3
Ministri, uomini di governo,
chiamati a render conto, 69
stadio dei, segue quello dei re
giusti, 16-7
stadio elevato, se sono saggi e one-
sti, 16-7
Monachismo,
indolenza spirituale, 28
Mondo,
benefici del, relativamente insigni-
ficanti, 65
invidia dei mondi di luce, 3
progresso del, 5
vivificazione del, 73
Mosé, 51
Muhammad,
adottò usanze persiane, 19-20
civiltà rinnovata da, 5-6, 59-61
gentile, tollerante, citazione del
Corano, 36-7
incoraggiò scienze e arti, 67
legge, ritenne alcune antiche usan-
ze, 20-1
non è profeta per la spada, 30-1
prove del rango profetico di, 60-1
re Anúshírván, lodato da, 47
N
Nabucodonosor,
re di Bábilonia fece prigionieri gli
Israeliti, 54
Napoleone I,
conquistatore di tre continenti, 46
vita futile, 47
Natura,
ignoranti necessitano di educazione
66-7
Nazaret, 61
Nazione-i
adottano le conoscenze scientifiche
delle altre, 23
basata su organi legislativi ed
esecutivi, 26
Negri,
africani convertiti al Protestantesi-
mo, 20
Nu'mán,
storia, Giorno del Male e Giorno
della Grazia, 32-6
O
Onore,
attributo della perfezione, 28
Ozio,
condannato, 28
P
Pace,
forza non conduce alla, 42
patto, stabilisce la pace, 44-5
raggiungimento della, 45-6
universale, mezzi per la, 44-5, 49
Papi,
Crociate, 61-2
Gerberto (Silvestro Il) educato in
Spagna, 64
potere in Europa, nel XVI secolo,29
Parigi, 43
Parlamenti,
Corano, incoraggia i, 67-8
eletti, favoriscono la giustizia, 17-8
membri dei, devono essere timorati
di Dio, incorruttibili, 14
Parole,
insufficienti, occorrono le azioni,
66-7
Passioni,
frenare le, 41-2
Pazienza,
nelle difficoltà, 65
Peccato,
arresta il progresso, 70-1
indolenza apatia, 73
Pentateuco, (Torah),
contiene le leggi di Abramo, 21
manipolato, 22
Perfezione,
attributi della, 24-8
nulla a che vedere con le apparenze,
40
religione, sorgente di, 64-5
Persia,
civiltà antica, nobile, 6-7
concussione, 8, 12-3
corruzione,deve essere abolita, 12-3
cultura e educazione,trascurate,71-2
decadenza, 8-9, 10
esercito, necessita di riforme, 12-3
fanatici,causa di degradazione, 70-1
futuro della, dipende dall'educa-
zione, 5, 78
giustizia ostacolata dall 'ignoranza,
14
gloria del passato estinta, 62
governo,
dispotico, 68
locale, corrotto, 12-3
primo al mondo, 7
ignoranza diffusa,4-5,7
Muhammad assimilò usanze della,
20
necessita di libri e pubblicazioni, 74
opinione pubblica disunita, 13
popolazione esaurita dalle guerre,
68
popolo di,
ignorante, irreligioso, 14
intelligenza innata, 8-9
progresso,
cecità alla necessità di, 69
dipende dai capi, 78-8
relazioni estere, caldeggiate, 11-2
ricca di risorse naturali, 8-9
riforme criticate dagli ignoranti10-4
scienze, necessario importare le, da
paesi stranieri, 76-8
scuole, devono essere incrementa-
te, 74,5
Scià,
criticato per le riforme, 10
esorta a lottare per la rigenera-
zione, 10-5
incoraggia la giustizia e l'educa-
zione, 6, 8-9
sotto l'influsso di Dio 9
storia, conoscenza, potere, 6-9
Pietà e rettitudine,
definizioni di, citazione del Corano
64-5
educazione delle masse, 70
guidare gli altri verso la, atto retto,
6
naturale, rafforzata dalla religione,
66
Pitagora,
filosofo greco, imparò dagli Israe-
liti, 53
Politica,
riforma necessaria, 72-3
Polizia, forze di,
per la sicurezza interna, 45
Potere,
intelletto dell'uomo, 3
latente negli sforzi dell'uomo, 45
Pregiudizio,
sovverte le basi della civiltà, 70-1
Preti,
a volte celano la religione, 65
Profeti,
civiltà, portate dai, 64-8
rango, il più elevato nel mondo del
la creazione, 15-6
Progresso,
costrùito sulla conoscenza del pas-
sato 76-7
promuove l'intenzione pura, 5
Prosperità,
educazione, aiuto più valido per la,
73-4
Protestanti, chiese,
attività, espansione delle, 29-30
Punizione capitale,
controllo della, necessario in Persia,
68
Purezza,
nulla a che vedere con l'aspetto
esteriore, 40
R
Re,
giusto, stadio elevato, 16
Realtà dell'uomo,
intelletto, saggezza, 34
Religione-i
associatevi gentilmente con tutte le,
37-8
base della cultura, della civiltà, 51-9
educa all'amore, alla morale, 57-8
giudicate dai principi, 49-50
insegna le virtù, 66
luce del mondo, 49
natura, rafforza la, 66
non ostacola il progresso, 49
porta felicità, 49, 67
propagata mediante perfezioni, non
con la spada, 32
protegge la felicità della società,
49-50
scopo della, felicità, affinamento
del carattere, 32
sorgente di civiltà, virtù, sacrificio,
altruismo, 64-7
strumento per l'unità, l'accordo, 51
va difesa e diffusa, 29-32
Resurrezione, vedi Giorno della,
Rettitudine, vedi Pietà
Ricchezza,
lodevole, se usata per il benessere
pubblico, 18-9
Rifiuto,
effetto sugli stranieri, 38
Riforme,
educare alle, 71-2
importate da Paesi stranieri, lode-
voli, 19-24
Rivelazione,
influenza sulle civiltà, 60
Roboamo,
figlio di Salomone, 53
Roma,
conquista Israele, 54
Rúmí, Jalálu'd-Dín,
Mathnaví, 24, 50, 51, 74
S
Saggezza,
invincibile, 48
realtà dell'uomo, 3-4
Saladino,
conquistò Egitto e Siria, 61-2
Salmán 20
Salomone, 53
Salvezza,
obbedienza a Dio, 49
Santi,
stadio dei, 15-6
Sapere,
primo attributo della perfezione,
25-6
Sapone,
inventato da un Musulmano, 70
Scià dell'Iran, vedi Persia
Scienza,
avanza di era in era, 76-7
eleva l'uomo all'eccellenza, 11
emanazione della mente, 4
società ha disperato bisogno di,71-2
sviluppa la civiltà, non è contraria
alla religione, 68-9
Scienziati,
stadio elevato, lodevole, 16-7
Scritture,
sorgenti di civiltà, 66-7
Scuole,
la Persia necessita urgentemente di,
73-5
Servi dì Dio,
unità dei, 27
Servizio
al benessere comune, azione più
nobile, 70
facoltà dell'uomo, conferita per il, 4
Sincerità,
attributo della perfezione, 28
caposaldo della fede, 65
Siria,
governata dall'Islam, 61
Saladino conquistò la, 61
Siviglia, 64
Socrate,
imparò dagli Israeliti, 53
Spada,
rifiutata come mezzo per diffondere
la Fede, 30-2
Spagna,
civiltà islamica, scuole, 63
guerra civile, 43
Spiritualità,
aiuta gli altri, porta progresso,39-40
base della,opporsi alle passioni,41-2
indolenza condannata, 28
qualità della, 24-6, 36-8
Stranieri,
amicizia con,conduce alla fede,36-8
attingere conoscenza dagli, è per
messo, 22-3
Muhammad adottò usanze da,19-21
Superstizione,
velo per la vera conoscenza, 71-2
T
Tamerlano,
conquistatore dell'Asia, 46
vita futile, 47
Teologi,
fari di guida, medici, 24
incoraggiano il progresso del sapere
e della civiltà, 23-4
Tito,
conquistatore romano di Israele, 54
Toledo,
Tolomeo, 47
Tolleranza,
attributo della perfezione, 28
Torah, vedi Pentateuco
Tribunali,
allontanamento dalle leggi spiritua-
li, 14
codice scritto, essenziale per i, 26-7
U
'Ulamá,
giudicano arbitrariamente, 26-7
Umanità,
unità dell', 27-8
Unità,
basata sulla religione, 50-1
Dio, sorgente di, 51
Uomo,
non è meschino, 15
V
Vangelo, 55
Virtù,
attraggono le anime, 37-8
civiltà, citazioni dal Corano, 64-5
desiderio oscura, poesia, 44
elenco di, 28
saggezza e giustizia, le più forti, 48
servire le masse, 70
via di mezzo tra due mali, 73
Voltaire,
attaccò la religione, 50, 52
ragionamento vizioso, 50, 52
Corano 39:69
Corano 55:1-3.
Corano 39:9.
Corano 41:53.
Corano 7:179; 8:22.

5b Il testo originale persiano scritto nel 1875 era anonimo, e la prima tradu-

zione inglese pubblicata nel 1910 col titolo " The Mysterious Forces of

Civilization " ( Le Arcane Forze della Civiltà ) dice solo " scritto da un

eminente filosofo bahá'í".
Corano 76:9.

2 Cronache 36:22-23; Esdra 1:1; Isaia 45:1; 14 ; 49:12.

Corano 6:90; 11:29.
Corano 14:20; 35:17.
Corano 95:4.
L'Imám 'Alí.
Corano 5:82.
Corano 29:2.

Jáhilíyyih: il periodo del paganesimo in Arabia, precedente l'avvento di

Muhammad.

Gli Arabi pagani osservavano due periodi di tregua ( di un mese e tre mesi

consecutivi rispettivamente ) durante i quali si facevano i pellegrinaggi alla

Mecca e si svolgevano fiere, tenzoni poetiche e altri eventi del genere.

Corano 16:124.
Corano 4:45.
Cr. Bahá'u'lláh, il Kitáb-i-Iqán, p. 103.

«Se con la parola algebra intendiamo quel ramo della matematica in base al

quale si impara a risolvere l'equazione x2 + 5x = 14, scritta in questo

modo, essa ha inizio nel XVII secolo. Se accettiamo che l'equazione sia

scritta con simboli diversi e meno adatti, si può dire che essa abbia avuto

inizio già nel III secolo. Se accettiamo che sia espressa verbalmente e

risolta, per casi semplici di radici positive, con l'aiuto di figure

geometriche, questa scienza era nota a Euclide e altri della scuola ales-

sandrina già nel 300 a.C. Se accettiamo risoluzioni fondate su intuizioni

più o meno scientifiche, si può dire che l'algebra sia già stata conosciuta

quasi 2000 anni a.C. e che abbia probabilmente attratto l'attenzione degli

intellettuali già molto tempo prima... Il nome 'algebra' è del tutto fortuito.

Quando Mohammed ibn Mûsâ al-Khowârizmi... scrisse in Baghdad (circa

825 d.C.), dette a una delle sue opere il titolo Al-jebr w'al-muqâb. lah. Il

titolo è talvolta tradotto 'restaurazione ed equazione', ma il significato non

era chiaro neppure per gli scrittori arabi posteriori . Encyclopedia

Britannica,1952, Algebra.
Corano 39:12 e 13:17.
20a Rúmí, Il Mathnaví, I, 1906-1907

'Ulamá , dall'arabo 'alima, sapere, può essere tradotto dzoofaf, fbxziati,

autorità religiose

Il Resh Galuta, il supremo capo di quella parte della popolazione ebraica

che era rimasta in Bábilonia anche dopo che Ciro ebbe concesso agli esuli

giudei il ritorno in patria nel 586 a.C. ( in italiano si chiama Esilarca o

Capo dell'Esilio. Cf. Enciclopedia Italiana XIV, 327, n.d.e. )

Corano 9:33; 61:9.
Corano 54:55.

Corano 7:172. Yawm-i-Alast, il giorno in cui Dio rivolgendoSi alla futura

posterità di Adamo disse : "Non sono Io … il vostro Signore?" ( a-lastu bi

Rabbikum ) ed essi risposero : "Si, l'attestiamo".

Corano 9:32.

Cf. Corano 27:12, le parole riferite a Mosè :"metti dunque la mano nel

seno, e ne uscirà bianca… uno dei nove segni che saran mandati a Faraone

e al suo popolo…". Vedi inoltre Corano 7:105; 20:23; 26:32; e 28:32.

Inoltre Esodo 4:6. Infine vedi Edward Fitzgerald, i Rubayat di Omar

Khayyam :
Ora il nuovo anno rispolvera nuove Brame
L'Anima pensosa recede in Solitudine,
Là dove sul Ramo spunta la Candida Mano
Di Mosè, e Gesù dal Suolo sospira.

Le metafore qui si riferiscono ai bianchi germogli e ai profumi della

primavera.
Corano 16:126.
Corano 24:35.

Dhu'l-Awtád è variamente reso dai traduttori del Corano come il Recintore

il Signor dei Saldi Pilastri, il Signore di un Forte Dominio, Colui Che è

circondato da Ministri eccetera. wtád significa pilastro o piolo da tenda.

Cf. Corano 38:11 e 89:9.
Corano 20:46.

Corano 33:66. "La gente ti chiede dell'Ora. Rispondi: La sua conoscenza è

possesso solo di Dio". Cf. anche 22:1:"la scossa dell'Ora" eccetera. Vedi

anche Matteo 24:36, 42 eccetera. Per i Bahá'í tutto questo si riferisce

all'avvento del Báb e di Bahá'u'lláh.

Cf. la professione di fede islamica, talvolta chiamata delle due

testimonianze:" Io attesto che non v'è altro Dio all'infuori di Dio e che

Muhammad è il Suo Profeta ".
Cf. Corano 27:20 e segg.
Corano 12:44 e 21:5.
Corano 24:39.
1875 A.D.

Il paragrafo precedente e quello successivo che incomincia " alcuni, non

consapevoli del potere latente negli sforzi dell'uomo " sono stati tradotti

in inglese da Shoghi Effendi, Custode della Fede Bahá'í. f. L'Ordine

Mondiale di Bahá'u'lláh, pp. 37-38.
Re Sassanide che regnò fra il 531 e il 578 d.C.
39a cioè, in tutto il mondo.

39b Nel senso di seguace dell'antica religione persiana (n.d.e.)

Corano 17:82.
Il poeta Saná'í.
Rumí, Il Mathnavi III, 4229-4231.
Corano 2:26.
Corano 8:62.

Vedi Rumí, Il Mathnaví II, 185 e 189.Vedi anche l'Hadíth :" Dio creò le

creature nelle tenebre, poi le asperse della Sua Luce. Quelle che furono

raggiunte da quella Luce presero la retta via, quelle che ne rimasero prive

se ne allontanarono ".Cf. R.A.Nicholson, Il Mathnavì di Jalálu'd-Dín

Rúmí, in E.J.W.Gibb Memorial Series.
Corano 24:35.
Corano 2:61.
Corano 17:4 e segg.

La Bibbia di Re Giacomo dice :" Avete udito che fu detto :' Amerai il tuo

prossimo e odierai il tuo nemico ' ". Gli studiosi però la contestano, perché

contrasta con la nota Legge scritta in Levitico 19:18; Esodo 23:4-5;

Proverbi 25:21; nel Talmud eccetera.

Cf. 'Abdu'l-Bahá, Le Lezioni di San Giovanni d'Acri, cap.LXXXIV e The

Promulgation of Universal Peace, p. 385. Vedi anche Richard Walzer,

Galen on Jews and Christians. L'autore afferma che il compendio di

Galeno qui menzionato è andato perduto e ne sono rimasti solo alcuni

frammenti in arabo.
Corano 4:114; 2:207, eccetera
Corano 39:69.

Il testo persiano traslittera il nome di questo autore Draybar e intitola la sua

opera Il progresso dei popoli. Evidentemente questo nome si riferisce a

John William Draper ( 1811-1882 ), noto chimico e storico ampiamente

tradotto. Nel secondo volume dell'opera citata vi sono informazioni

dettagliate sugli apporti islamici all'Occidente e su Gerberto ( Papa

Silvestro ). Di alcuni debiti, solitamente misconosciuti, dagli Europei

verso l'islam, l'autore scrive: . ( vol.II, ed riv. ).Il

Dictionary of American Biografy ( Dizionario biografico americano )

afferma che il padre di Draper, cattolico romano, assunse il nome di John

Cristopher Draper quando fu ripudiato dalla famiglia perché era divenuto

metodista e che il suo vero nome è sconosciuto. Il traduttore ringrazia il

signor Paul North Rice, capo del New York Library's References

Department per l'informazione che i dati sulla storia e sulla nazionalità di

Draper sono contrastanti. The Drapers in America di Thomas Waln-

Morgan ( 1892 ) afferma che il padre di Draper era nato a Londra, mentre

Albert E. Henschel nel Centenary of John William Draper ( New York

University "Colonnade" giugno 1911 ) dice:"Se c'è qualcuno fra noi che

rintraccia la propria stirpe nei campi assolati d'Italia, questi può essere a

buon diritto orgoglioso di John William Draper, perché suo padre John C.

Draper era italiano di nascita…".

Il traduttore ringrazia inoltre la signora Dreyfus-Barney per le ricerche da

lei compiute nella Library of Congress e nella Biblioteque Nationale.

Corano 3:115.
Corano 3:104.
Corano 16:90.
Corano 17:199.
Corano 3:134.
Corano 2:117.
Corano 2:204.
Corano 2:204.
Corano 42:38.
Corano 3:159.

63a Magistrati, ufficiali di giustizia ( n.d.e. )

Corano 17:13.
Corano 59:9.

Corano 23:14. "Sia benedetto Dio, il migliore dei Creatori".

Corano 17:29; 110.

Rúmí, Il Mathnavì II 2:277. Il verso successivo è :

Recinto giardino, se quel pensiero è rosa,
Ma se è spina, allora adatto solo per il fuoco.

Dalla frase :" Attar ha già attraversato le sette città dell'amore e noi siamo

ancora all'angolo della strada ".
Corano 26:84.
11

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