Tradotto e pubblicato per concessione del «Bahá'í Publishing Trust"
Wilmette, lllinois, U.S.A.Titolo originale: The Secret of Divine Civilization
Copyright 1957, by the National Spirirtual Assembly of the Bahá'ís of the
U.S.A.Copyright dell'Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá'í d'Italia
CASA EDITRICE Bahá'í S.R.L.Deposito e amm.ne: 00162 Roma, Circ.ne Nomentana, 484
Tel.06/4270547Sede Legale: 00197 Roma, Via Stoppani, 10 - Tel. 06/879647
Tipografia Trinca - Albano Laziale (Roma)Straordinarie le circostanze, eccezionalmente qualificato l'Autore
di questo libro dove si illustra e si rivela il carattere spirituale della ve-
ra civiltà.Scritto nel 1875 il testo originale persiano fu litografato a Bombay
nel 1882; la prima traduzione inglese fu pubblicata a Londra nel 1910
e successivamente a Chicago nel 1918 con il titolo The Mysterious
Forces of civdization [Le Arcane Forze della Civiltà]. La presente
versione, opera di Mirzaeh Gail, è più accurata e rispecchia la padro-
nanza di entrambe le lingue posseduta da questa raffinata autrice che,
nata da padre persiano e madre americana, ha trascorso molti anni in
entrambi i Paesi.Il nome di 'Abdu'l-Bahá è diventato molto famoso in Oriente e in
Occidente, simbolo di saggezza, nobiltà, eroismo e completa consa-
crazione alla causa dell'unità spirituale e della pace universale. Questo
nome, che è un titolo, significa "Servo della Gloria" (cioè Servo di
Bahá'u'lláh).Nato in Persia il 23 maggio 1844 - il maggiore tra i figli viventi di
Bahá'u'lláh - Egli vide la luce lo stesso giorno in cui 'Alí-Muhammad,
conosciuto ora come il Báb, annunziò la Sua Missione: instaurare una
nuova Dispensazione religiosa e preparare la strada all'avvento di
Bahá'u'lláh, Autore della Rivelazione Bahá'í.'Abdu'l-Bahá aveva sei anni quando il Báb fu martirizzato a
Tabriz, otto quando Bahá'u'lláh fu rinchiuso per ordine dello Scià in
una segreta a Teheran: pochi mesi dopo accompagnava Bahá'u'lláh
nel Suo esilio a Baghdad. Ebbe così inizio un periodo di esili e prigio-
nie che durò fino al 1908. Da Baghdad Bahá'u'lláh, la Sua famiglia e i
Suoi servitori furono condotti a Costantinopoli, da Costantinopoli
ad Adrianopoli e da Adrianopoli alla Fortezza di 'Akká in Terra Santa,
dove Bahá'u'lláh trapassò nel 1892. Durante tutto questo periodo
'Abdu'l-Bahá, temprato dalle avversità e trionfante nello spirito, ma-
nifestò progressivamente quelle qualità e quei poteri sui quali
Bahá'u'lláh fondò il futuro della Sua Fede Mondiale designandoLo,
nel Suo Testamento, Esempio della vita religiosa, Interprete della Sua
Parola e Centro del Suo Patto con l'umanità.'Abdu'l-Bahá sopportò durissime oppressioni dal 1892 al 1908,
anno in cui la Rivoluzione Turca Lo liberò insieme con tutti i prigio-
nieri politici condannati dal Sultano.Fu il generale Allenby che, conquistata militarmente la Palestina
durante la Prima Guerra Mondiale, per ordine di Lord Balfour Mini-
stro degli Esteri britannico garantì la Sua protezione.
Dal 1911 al 1913, 'Abdu'l-Bahá viaggiò in Europa e nel Nord
America, visitando comunità locali Bahá'í e pronunciando pubblici
discorsi in associazioni per la pace, università, chiese, convegni di
Negri e sinagoghe, incontrando importanti personalità del governo,
delle chiese e del mondo dell'educazione e promulgando con l'esempio
ed eloquenti discorsi i principi della pace universale. L'elenco di
questi importanti personaggi è troppo lungo per essere qui riportato,
ma l'accoglienza riservata ad 'Abdu'l-Bahá dall'Occidente può essere
illustrata nominando, fra i molti, l'arcivescovo Wilbeforce, il reveren-
do R.J. Campbell, Lord Lamington, Sir Michael Sadler, i Maharaja di
Jalavar e di Rajputana, il professor E.G. Browne e il professor Patrick
Geddes a Londra; il Ministro persiano, l'Ambasciatore turco, "digni-
tari ecclesiastici di vari rami dell'Albero cristiano" a Parigi; il .profes-
sor Arminius Vambery, diversi membri del Parlamento, il conte Al-
bert Apponyi, il presule Alexander Giesswein e il professor Ignatius
Goldziher a Vienna; e in America il dottor David Starr Jordan, il rab-
bino Stephen Wise, Alexander Graham Bell, l'onorevole Franklin
MacVeagh, l'ammiraglio Peary, Rabindranath Tagore.
Fra i discorsi registrati e gli scritti di 'Abdu'l-Bahá, che trasmetto-
no intatta l'essenza del Suo messaggio all'Occidente vi sono le con-
ferenze da Lui pronunziate nel City TempIe di Londra, nell'Universi-
tà Stanford in California, nel Temple Emmanuel di San Francisco, la
lettera da Lui inviata al Comitato per una Pace Durevole dell'Aia e
quella indirizzata al defunto dottor Forel, lo scienziato svizzero. In
molti dei Suoi discorsi pubblici invitò gli Stati Uniti a guidare le na-
zioni verso la pace, la giustizia e l'ordine sociale.
Nelle Lezioni di San Giovanni d'Acri, Laura Barney registrò fedel-
mente le risposte di 'Abdu'l-Bahá a domande sui Profeti, sul destino,
gli attributi e i poteri dell'uomo, sull'immortalità dell'anima e sulla
vita dopo la morte, risposte che sono sempre state ansiosamente atte-
se quale ideale introduzione a questa nuova èra di religione universa-
le.La missione così fedelmente compiuta da 'Abdu'l-Bahá dal 1892 al
1921, come Capo della Comunità Mondiale Bahá'í, per quanto
provvidenziale non riguarda direttamente il contenuto di questo libro.
Il Segreto della Civdtà Divina è un messaggio rivolto ai governanti
e al popolo della Persia, un Paese la cui civiltà un tempo gloriosa era
stata ridotta a una pietosa debolezza dalla corruzione del governo,
dall'ignoranza delle masse e dall'abbandono delle verità essenziali
della religione. In questo libro 'Abdu'l-Bahá non fa il minimo accenno
alle crudeltà inflitteGli dalla Sua patria, ma offre invece alla Persia il
ricco tesoro della Sua illuminata comprensione delle cause della ca-
duta e della nascita delle civiltà, una chiara guida verso la strada di
una futura grandezza e un modello di vero ordine sociale.
Benché questa preziosa offerta sia stata ignorata da coloro per il
cui bene essa era intesa, il messaggio di 'Abdu'l-Bahá si addice anche
alle condizioni generali della civiltà moderna in senso lato, una civiltà
che, col suo imperialismo, nazionalismo, razzismo, materialismo e
settarismo tradizionali, ha condotto l'umanità sull'orlo di quell'estremo
disastro che i passi profetici degli Scritti Sacri di tutte le religioni
esistenti hanno predetto. Il Segreto della Civiltà Divina è pertanto pro-
posto agli studiosi della società come un trattato che colma l'ampio
baratro che separa la politica e l'economia nei loro aspetti tecnici, dal
vero scopo per cui l'uomo è stato creato: instaurare la giustizia sulla
terra.Il Lettore non deve fare altro che leggere il seguente passo, spesso
citato, per capire come 'Abdu'l-Bahá trasformi le verità spirituali in
termini sociali: "La vera civiltà dispiegherà le sue insegne nel cuore
del mondo quando un certo numero dei suoi sovrani di nobile
intelletto e sentimento -fulgidi esempi di devozione e determinazione -
per il bene e la felicità dell'intero genere umano si leveranno con
ferma risolutezza e chiara visione, a stabilire la causa della Pace
Universale. Essi debbono fare della Causa della Pace oggetto di una
consultazione generale e cercare con ogni mezzo in loro potere di
fondare un'unione delle nazioni del mondo. Debbono concludere un
trattato vincolante e stabilire un patto, i cui provvedimenti siano
efficaci, inviolabili e ben definiti e poi proclamarlo in tutto il mondo e
ottenerne la sanzione dall'intera razza umana. Questa suprema e
nobile impresa - vera fonte della pace e del benessere di tutto il mondo
deve essere considerata sacra da tutti coloro che dimorano sulla terra.
Tutte le forze dell'umanità devono essere mobilitate per assicurare la
stabilità e la permanenza di questo Sommo Patto... Il principio
fondamentale regolatore di un tal solenne Patto deve essere così ben
fissato che se, più tardi un governo violerà qualcuno di quei
provvedimenti, tutti i governi della terra si muoveranno per ricondurlo
a completa sottomissione, anzi la stessa razza umana, come un sol
uomo, risolverà d'abbattere quel governo con ogni potere a sua
disposizione. Se questo massimo tra i rimedi verrà applicato al corpo
infermo del mondo, esso senza dubbio guarirà dai suoi malanni e
rimarrà perpetuamente salvo e sicuro"Per 'Abdu'l-Bahá la civiltà è un organismo sorretto da uno spirito
che lo permea e lo guida - un organismo nel quale le singole unità non
possono essere uguali; ciascuna ha una propria funzione da svolgere
per il funzionamento dell'insieme. L'egalitarismo è una falsa in-
terpretazione della giustizia: solo nell'unità l'uomo può trovare rea-
lizzazione, perché l'unità consiste in un unico spirito animante la di-
versità degli uomini.Questo spirito onnipresente non può essere generato da pressioni
esterne né portare alla vittoria alcuna mira partigiana o settaria. Esso si
è manifestato nel corso della storia attraverso lo spirito di fede infuso
dai Profeti nei loro primi seguaci, i quali sacrificarono ogni desi-
derio personale per amore di Dio. Questo spirito è l'espressione del-
l'amore di Dio per l'umanità e finora la sua luce è stata eclissata da
minori lealtà, effimere e apportatrici di divisione, che hanno occupato
i cuori degli uomini.'Abdu'l-Bahá, Che visse secondo questo spirito universale e unifi-
cò e riconciliò in Se Stesso i diversi poteri che gli uomini esprimono
attraverso la scienza, l'arte la filosofia, il commercio, le professioni e
l'amministrazione politica, poté comprendere il divino elemento della
civiltà e divenire il primo cittadino della Confederazione dell'umanità.
Nella sua concezione scopriamo che in questa Confederazione si è uno
per tutti e tutti per uno. 'Abdu'l-Bahá ha introdotto nella nostra vita
quotidiana le sublimi verità rivelate dai Profeti.
Il Lettore occidentale non mancherà di notare che 'Abdu'l-Bahá ha
usato passi tratti dal Corano per suffragare i significati spirituali del
Suo tema e per imprimere il Suo appello nella nazione persiana
islamica. Essendo il Corano quasi ignorato in Occidente, questi passi
serviranno anche a far meglio conoscere ai Lettori occidentali il Libro
Sacro dei popoli arabi e persiano in un momento in cui è oltremodo
necessario che l'Europa e l'America comprendano l'Oriente.
Horace HolleyLa numerazione delle sure e dei versetti è quella di Il Corano, In-
troduzione e commento di Alessandro Bausani, Sansoni, Firenze,
1961, di cui si e altresì quasi sempre seguito anche il testo.
IL SEGRETOSia lodata e ringraziata la Provvidenza ché, fra tutte le realtà dell'e-
sistenza, ha prescelto la realtà dell'uomo conferendole l'onore del-
l'intelletto e della saggezza, le più fulgide luci di entrambi i mondi. Per
opera di questa grande dote, Egli ha in ogni epoca riverberato sullo
specchio della creazione nuove e meravigliose configurazioni. Esa-
minando obiettivamente il mondo dell'essere, appare chiaramente che
èra dopo èra il tempio dell'esistenza è stato continuamente abbellito di
nuova grazia e fregiato dal cangiante splendore che deriva dalla
saggezza e dalla facoltà del pensiero.Questo supremo emblema di Dio è il primo nell'ordine della crea-
zione, primo per rango, avendo la precedenza su tutte le cose create.
Lo attesta la Santa Tradizione "Prima d'ogni altra cosa, Iddio creò la
mente". Sin dagli albori della creazione essa fu fatta per essere rivelata nel
tempio dell'uomo.Santificato è il Signore Che, coi raggi abbaglianti di questa singo-
lare forza celestiale, del nostro mondo di tenebre ha fatto l'invidia dei
mondi di luce: "E scintillerà allora la terra della luce del suo Si-
gnore". Santo ed eccelso è Colui Che ha fatto sì che la natura del-
l'uomo fosse alba di tale sconfinata grazia: "Iddio misericordioso il
Corano ha insegnato, l'uomo ha creato, e il linguaggio articolato gli ha
appresso".O voi che avete menti per conoscere! Levate supplichevoli mani
al cielo dell'unico Dio e siate umili e modesti dinanzi a Lui, ringra-
ziateLo per questa dote suprema e implorateLo di soccorrerci affinché
dalla coscienza dell'umanità s'irradino nell'èra presente impulsi divini
e questa fiamma accesa da Dio e affidata al cuore umano possa non
affievolirsi mai.Considerate attentamente: tutti i multiformi fenomeni, i concetti, il
sapere, i procedimenti tecnici e i sistemi filosofici, le scienze, le arti,
le industrie, e le invenzioni - tutto questo è emanazione della mente
umana. Chiunque si sia spinto più a fondo in codesto mare sconfinato
è giunto a eccellere sugli altri. La felicità e l'orgoglio delle nazioni in
ciò consistono: risplendere come il sole nell'alto firmamento del
sapere. "Saranno forse trattati in modo eguale, quelli che sanno e
quelli che non sanno?" E qui stanno l'onore e la distinzione del-
l'uomo: che fra tutte le moltitudini del mondo egli divenga fonte di
benessere sociale. Si può immaginare dono più grande di questo, che
un uomo, guardando dentro di sé, scopra d'essere divenuto, per la
grazia confermatrice di Dio, causa di pace e di benessere, di felicità e
di vantaggio per il suo prossimo? No, in nome dell'unico vero Dio,
non v'è gioia più grande, né più completa delizia.
Per quanto tempo ancora vagheremo sospinti sulle ali della passio-
ne e del vano desiderio? Per quanto tempo ancora trascorreremo i no-
stri giorni come barbari nei baratri dell'ignoranza e dell'abominio?
Dio ci ha dato occhi, perché guardiamo il mondo intorno a noi e ci
impossessiamo di qualunque cosa promuova la civiltà e le arti del vi-
vere. Ci ha donato orecchie, perché udiamo la saggezza dei dotti e
dei filosofi e ne approfittiamo levandoci a favorirla e praticarla. Sensi
e facoltà ci sono stati conferiti, perché li dedichiamo al servizio del
bene comune, sì che - distinti da tutte le altre forme della vita a causa
della capacità di percepire e della ragione - lottiamo sempre e su tutti i
fronti, piccola o grande, ordinaria o straordinaria che sia l'occasione,
finché tutti gli uomini non siano radunati al sicuro all'interno
dell'inespugnabile roccaforte del sapere. Dobbiamo continuamente
costruire nuove basi per la felicità umana e creare e promuovere nuo-
vi strumenti intesi a questo fine. Eccellente e degno d'onore è colui
che si leva ad assolvere le proprie responsabilità; miserabile e sprege-
vole chi chiude gli occhi al benessere della società e spreca la sua pre-
ziosa vita nel perseguire i propri egoistici interessi e vantaggi persona-
li. Suprema la felicità di colui che, sul destriero di un nobile impegno,
irrompe nell'arena della civiltà e della giustizia: costui vede i segni di
Dio nel mondo e nell'anima umana. "Mostreremo sicuramente i Segni
nostri nel mondo e in loro stessi".E questa è la massima miseria dell'uomo: che viva inerte, apatico,
ottuso, interessato solo ai propri vili appetiti. Quando così si com-
porta, egli tiene il proprio essere nella più profonda ignoranza e bar-
barie, caduto più in basso delle bestie feroci. "Sono come bruti, anzi di
quelli ancor più traviati... E sappiate che i peggiori animali agli occhi
di Dio sono quelli sordi, e muti, privi di intelletto".
Dobbiamo ora sorgere con grande risolutezza e afferrare tutti que-
gli strumenti che promuovano la pace, il benessere e la felicità, il sa-
pere, la cultura e l'industria, la dignità, il valore e lo stadio dell'intera
razza umana. Così, grazie alle acque ristoratrici di intenzioni pure e
altruistici sforzi, la terra delle potenzialità umane produrrà i boccioli
della sua eccellenza latente e fiori di encomiabili qualità e fruttificherà
e fiorirà fino a competere con quel roseto di sapere che fu dei nostri
padri. Allora questo sacro suolo persiano diverrà sotto ogni aspetto
centro focale di perfezioni umane, riverberando come in uno specchio
l'intera panoplia della civiltà del mondo.Ogni lode e onore all'Alba della saggezza divina, l'Oriente della
Rivelazione (Muhammad) e alla santa linea dei Suoi discendenti, per-
ché grazie ai raggi della Sua consumata saggezza, del Suo sapere uni-
versale, quei selvaggi che abitavano Yathrib (Medina) e Batha (La
Mecca), miracolosamente e in tempo si breve, furono tratti fuori da-
gli abissi dell'ignoranza, assursero alle vette della conoscenza e diven-
nero centri di arti, scienze e perfezioni umane e stelle di felicità e vera
civiltà, risplendenti sugli orizzonti del mondo.Sua Maestà lo Scià ha ora [1875] deciso di realizzare il progres-
so, il benessere e la sicurezza del popolo persiano e la prosperità del
loro Paese. Egli ha spontaneamente offerto assistenza ai suoi sudditi,
mostrando energia ed equanimità, nella speranza di fare dell'Iran,
con la luce della giustizia, l'invidia dell'Oriente e dell'Occidente e di
far scorrere ancora nelle vene del popolo di Persia quello squisito fer-
vore che caratterizzò le sue prime grandi epoche. Com'è chiaro per
chi comprende, chi scrive ha perciò sentito la necessità di redigere,
solo per amor di Dio e in omaggio a questo nobile sforzo, un breve
trattato su alcune urgenti questioni. Per dimostrare che Suo unico
scopo è quello di promuovere il benessere generale, Egli tace il Pro-
prio nome.5 b Convinto che la guida alla rettitudine sia di per sé un at-
to retto, Egli offre ai figli della Sua patria questi brevi consigli, profe-
riti solamente per amore di Dio e nello spirito di una fedele amicizia.
Il nostro Signore, Che conosce tutte le cose, è testimone che questo
Servo cerca solo ciò che è giusto e benefico, perché Egli, pellegrino
nel deserto dell'amore di Dio, è giunto in un regno dove la mano del
diniego o dell'assenso, della lode o del biasimo non può toccarlo.
"Cibiamo la vostra anima sol per amor di Dio; e non vogliamo da voi
compenso alcuno, gratitudine non vogliamo"."Velata è la mano, pure la penna scrive com'è comandato;
Irrompe il destriero, ma il cavaliere è nascosto".
O popolo di Persia! Scruta in quelle pagine fiorenti che narrano di
un giorno diverso, di un tempo da lungi trascorso. Leggile e stupisci;
mira il grande spettacolo. In quei giorni l'Iran era il cuore del mondo,
fulgida torcia fiammeggiante nell'assemblea del genere umano. Il suo
potere e la sua gloria risplendevano come il mattino sugli orizzonti del
mondo e il fulgore del suo sapere spandeva i suoi raggi su Oriente e
Occidente. La nomea del vasto impero di coloro che ne portavano la
corona era giunta perfino fra gli abitanti del circolo artico e la fama
della maestosa persona del suo Re dei Re aveva umiliato i reggitori
della Grecia e di Roma. I più grandi filosofi del mondo ammiravano la
saggezza del suo governo e il suo sistema politico era divenuto un
modello per tutti i sovrani dei quattro continenti allora conosciuti.
Eminente fra tutti i popoli per la vastità dei domini, era onorata da tutti
per la sua pregevole cultura e civiltà. Era come il perno del mondo,
fonte e centro di scienze e arti, sorgente di grandi invenzioni e
scoperte, ricca miniera di virtù e perfezioni umane. L'intelletto e la
saggezza dei cittadini di questa eccellente nazione abbagliavano le
menti degli altri popoli, la vivacità e il genio percettivo che caratteriz-
zavano tutta questa nobile razza suscitavano l'invidia del mondo in-
tero.A parte ciò che è documentato nelle storie persiane, il Vecchio Te-
stamento - Testo sacro e canonico oggi riconosciuto da tutti i popoli
europei - attesta che ai tempi di Ciro, chiamato nelle opere persiane
Bahman figlio di Isfandíyar, le trecentosessanta divisioni dell'Impero
persiano si estendevano dai confini interni dell'india e della Cina fi-
no agli estremi limiti dello Yemen e dell'Etiopia. Le cronache dei
Greci raccontano altresì che quell'orgoglioso sovrano mosse contro
di loro con uno sterminato esercito e lasciò i loro domini, fino ad al-
lora vittoriosi, rasi al suolo. Egli fece tremare le colonne di tutti i go-
verni; secondo quell'autorevole opera araba che è la storia di Abu'l-
Fidá, conquistò l'intero mondo conosciuto. Nello stesso testo e altro-
ve è scritto inoltre che Firaydún, re della dinastia Píshdádíyán - unico
per intrinseche perfezioni, capacità di giudizio, ampiezza del sapere e
lunga serie di ininterrotte vittorie, fra tutti i regnanti che lo avevano
preceduto e che dovevano seguirlo - spartì l'intero mondo conosciuto
fra i suoi tre figli.Come affermano gli annali dei più illustri uomini del mondo, il
primo governo insediato sulla terra, il più grande impero organizzato
fra le nazioni, fu il trono e la corona di Persia.
O popolo di Persia! Destati dal tuo ebbro sonno! Esci dal torpore!
Sii equo nel giudicare: possono permettere i dettami dell'onore che
questa santa terra, già sorgente della civiltà del mondo, fonte di gloria
e di gioia per tutto il genere umano, invidia dell'Oriente e dell'Occi-
dente, continui a essere oggetto di commiserazione, compatita da tutte
le nazioni? Un tempo eri il più nobile dei popoli: lascerai che la storia
contemporanea ne tramandi per tutte le ère l'attuale degenerazione?
Accetterai acquiescente il suo attuale squallore, quando un tempo essa
era la terra del desiderio di tutti gli uomini? Dovrà ora per questa
spregevole indolenza, per questa incapacità di lottare, quest'assoluta
ignoranza, essere considerata la più arretrata fra le nazioni?
Non fu il popolo persiano, in giorni da lungo tempo trascorsi
avanguardia dell'intelletto e della saggezza? Non brillò, per grazia di
Dio, come l'astro diurno dagli orizzonti del sapere divino? Come mai
siamo paghi - oggi - di questa condizione di miseria, avvinti da pas-
sioni licenziose, ciechi alla felicità suprema, a ciò che è ben accetto
agli occhi di Dio e, completamente presi da interessi egoistici, perse-
guiamo ignobili tornaconti personali?La più bella delle terre era un tempo un faro, da cui si sprigionava-
no raggi di sapere divino, di scienze e arti, di nobiltà e degne conqui-
ste, di saggezza e valore. Oggi, a cagione dell'indolenza, dell'apatia e
del torpore del suo popolo, dell'indisciplinatezza della sua vita, della
sua mancanza di orgoglio e di ambizioni, le sue fulgide fortune sono
state totalmente eclissate, la sua luce s'è volta in tenebre. "I sette cieli
e le sette terre piangono il potente decaduto".Non s'immagini che il popolo persiano manchi intrinsecamente
d'intelligenza, o che sia inferiore ad altri per essenziale potere di per-
cezione e comprensione, innata sagacia, intuizione e saggezza o con-
naturata capacità. Dio non voglia! Al contrario, esso ha sempre supe-
rato tutti gli altri popoli per le doti conferitegli dalla nascita. Inoltre
la Persia, per il clima temperato e le bellezze naturali, per i vantaggi
geografici e il ricco suolo, è straordinariamente benedetta. Ciò di cui
ha urgente bisogno è profonda riflessione, azione risoluta, istruzione,
ispirazione e incoraggiamento. Il suo popolo deve compiere un grande
sforzo e il suo orgoglio dev'essere risvegliato.Oggi, nei cinque continenti del globo, l'Europa e la maggior parte
dell'America sono rinomate per la legge, l'ordine, il governo e il com-
mercio, l'arte e l'industria, la scienza, la filosofia e l'educazione. Ep-
pure nei tempi antichi quei popoli erano i più selvaggi, ignoranti e
brutali del mondo. Erano perfino sprezzantemente chiamati barbari,
cioè completamente rozzi e incivili. Inoltre, dal quinto al quindicesi-
mo secolo dopo Cristo, in quel periodo che viene chiamato Medio
Evo, si svolsero fra i popoli d'Europa tali terribili lotte e feroci scon-
volgimenti, così spietati scontri e orrendi atti, che gli Europei giusta-
mente definiscono quei dieci secoli i Secoli Oscuri. Le basi del pro-
gresso e della civiltà europea furono di fatto poste nel quindicesimo
secolo dell'èra cristiana e solo da allora, per lo stimolo di grandi menti
e in seguito all'allargamento delle frontiere del sapere e
all'espletamento di energici e ambiziosi sforzi, è andata sviluppandosi
la sua attuale evidente cultura.Oggi per grazia di Dio e per l'influenza spirituale della Sua Mani-
festazione universale l'equanime reggitore dell'Iran ha radunato il suo
popolo nell'asilo della giustizia e la sincerità delle intenzioni del-
l'imperatore si è rivelata in azioni regali. Sperando che il suo regno
emuli il glorioso passato, egli ha cercato di instaurare ovunque in
questa nobile terra l'equità e la giustizia, di promuovervi l'educazione
e i processi della civiltà e di trasferire dalla potenzialità alla realtà
qualunque cosa ne assicuri il progresso. Finora non avevamo mai vi-
sto un monarca - che tiene nelle sue mani capaci le redini degli affari e
dal cui nobile impegno dipende il benessere di tutti i sudditi - pro-
digarsi come si addice a un benevolo padre per educare e istruire il
suo popolo, per cercare di assicurarne il benessere e la tranquillità di
spirito e mostrare una giusta sollecitudine verso i loro interessi: perciò
questo Servo e i Suoi pari hanno taciuto. Ma ora è chiaro per chi
comprende che lo Scià ha spontaneamente deciso dì instaurare un
governo giusto e di assicurare il progresso di tutti i suoi sudditi. Il suo
onorevole intento ha di conseguenza ispirato questo trattato.
Strano davvero che invece di rendere grazie per questa munificen-
za che sicuramente proviene dalla grazia di Dio Onnipotente, levan-
dosi all'unisono per la gratitudine e l'entusiasmo, e pregando che
questi nobili propositi si moltiplichino giorno per giorno, al contrario
taluni - corrotto l'intelletto da mire personali, offuscata la chiarezza
della loro percezione dall'egoismo e dalla presunzione, piegate le
energie al servizio delle loro passioni, pervertita la fierezza in deside-
rio di potere - abbiano issato il vessillo dell'opposizione e reclamato a
gran voce. Fino ad ora biasimavano lo Scià perché non si era - di sua
iniziativa - messo al lavoro per il benessere del popolo e non aveva
cercato di promuovere la pace e il benessere. Ora che egli ha avviato
questo grande progetto, hanno cambiato tono. Alcuni dicono che sono
stravaganze moderne e mode esterofile, del tutto inadatte ai presenti
bisogni e ai venerati costumi della Persia. Altri hanno radunato le
masse derelitte - che nulla sapendo della religione, delle sue leggi e
dei suoi principi fondamentali non hanno alcuna capacità di discer-
nimento - e dicono loro che questi metodi moderni sono in uso fra
popoli pagani, che sono contrari ai venerati canoni della vera fede e
aggiungono il detto "Chi imita un popolo è uno di loro". Un gruppo
sostiene che tali riforme devono essere ampiamente dibattute che si
deve procedere passo passo, essendo inammissibile la fretta. Altri af-
fermano che si devono adottare solo misure ideate da Persiani, i quali
devono riformare da soli l'amministrazione politica, il sistema educa-
tivo e lo stato della loro cultura e che non occorre mutuare migliora-
menti da altre nazioni. In breve, ogni fazione insegue la propria parti-
colare illusione.O popolo di Persia! Per quanto tempo ancora aneggerai? Per
quanto tempo ancora durerà la tua confusione? Per quanto tempo
ancora permarranno questo conflitto di opinioni, questo inutile anta-
gonismo, quest'ignoranza, questo rifiuto di pensare? Altri sono svegli,
noi dormiamo un sonno senza sogni. Altre nazioni stanno impe-
gnandosi per migliorare la propria condizione, noi siamo intricati nei
nostri desideri e intemperanze e a ogni pie' sospinto inciampiamo in
una nuova insidia.Dio ci è testimone che, nello sviluppare questo tema, non abbiamo
secondi fini. Non cerchiamo il favore di nessuno né tentiamo di
attrarre alcuno dalla Nostra parte o di ricavarne benefici materiali.
Parliamo solo come colui che anela al beneplacito di Dio, perché ab-
biamo distolto lo sguardo dal mondo e dalle sue genti e abbiamo cer-
cato rifugio nell'asilo protettore del Signore. "Io non vi chiedo per
questo... un salario. Il mio compenso non me lo deve che Dio".
Coloro che sostengono che questi concetti moderni valgono solo
per gli altri Paesi e non sono adatti all'Iran, che non rispondono alle
sue esigenze e non si addicono al suo modo di vivere, dimenticano che
altre nazioni erano un tempo come noi siamo ora. Questi nuovi sistemi
e procedimenti, queste imprese avanzate non contribuirono forse al
loro progresso? Furono danneggiati i popoli d'Europa dall'adozione di
quelle misure? O non raggiunsero invece con quei mezzi le vette dello
sviluppo materiale? Non è forse vero che per secoli il popolo persiano
è vissuto come lo vediamo oggi, seguendo il modello del passato? Ne
sono scaturiti visibili vantaggi, è stato compiuto qualche progresso?
Se tutto questo non fosse stato comprovato dall'esperienza, alcuni,
nella cui mente la luce dell'innata intelligenza fosse obnubilata,
potrebbero stoltamente dubitarne. Ma invece in altri Paesi questi
requisiti del progresso sono stati ripetutamente messi alla prova in tutti
i loro aspetti e i loro vantaggi sono stati dimostrati così chiaramente
che perfino le menti più ottuse possono capirli.Consideriamo la cosa con giustizia e imparzialità: chiediamoci
quale di questi principi fondamentali, di questi procedimenti validi e
consolidati sarebbe inadatto a soddisfare i nostri attuali bisogni, o
incompatibile coi migliori interessi politici della Persia, o pregiudizie-
vole al benessere generale del suo popolo. Sarebbero dannosi l'esten-
sione dell'educazione, lo sviluppo di arti e scienze utili, la promozione
dell'industria e della tecnologia? Questo sforzo eleva l'uomo dalla
massa, lo innalza dagli abissi dell'ignoranza fino alle somme vette del
sapere e dell'eccellenza umana. E' possibile che la formulazione di
una legislazione giusta, coerente con le leggi divine che garantiscono
la felicità della società, proteggono i diritti del genere umano e sono
un'inespugnabile baluardo contro ogni assalto - è mai possibile che
una tale legislazione, che assicura l'integrità dei membri della società e
la loro uguaglianza di fronte alla legge, ne ostacoli la prosperità e il
successo?Oppure se, avvalendosi della facoltà di percezione, fosse possibile
ricavare analogie dalle circostanze presenti e dalle conclusioni otte-
nute dall'esperienza collettiva, e concepire come realtà situazioni fu-
ture ora solamente potenziali, non sarebbe allora ragionevole prendere
oggi quei provvedimenti che ci garantiscano una futura sicurezza?
Parrebbe una decisione miope, imprevidente e stolta, o costituirebbe
un allontanamento da ciò che è giusto e opportuno, se dovessimo
rafforzare i nostri rapporti con i Paesi confinanti, stipulare trattati
vincolanti con grandi Potenze, promuovere relazioni d'amicizia con
Governi ben disposti, cercare di incrementare il commercio con le
Nazioni orientali e occidentali, sviluppare le nostre risorse naturali e
accrescere il benessere del nostro popolo?Se i governatori delle provincie e dei distretti fossero privati del
loro attuale potere assoluto che permette loro di fare esattamente
quello che vogliono, e fossero invece ridotti all'equità e alla verità, e
se le loro sentenze che comportino la pena capitale, l'arresto o altra
punizione fossero condizionate alla ratifica dello Scià e di tribunali
superiori nella capitale, che in primo luogo esaminassero il caso e de-
cidessero la natura e la gravità del crimine e poi annunciassero un'e-
qua decisione condizionata alla promulgazione di un decreto da parte
del sovrano, sarebbe questa una rovina per i nostri sudditi? Se la
corruzione e la concussione note oggi con l'eufemismo di doni e favorì
fossero per sempre banditi, sarebbe questa una minaccia per le
fondamenta della giustizia? Se le truppe, che sacrificano la vita per lo
stato e per il popolo e che sempre affrontano la morte con coraggio,
fossero liberate dall'attuale estrema miseria e povertà, se si prendesse-
ro adeguati provvedimenti per mantenerle, vestirle e alloggiarle, se ci
si impegnasse per istruire i loro ufficiali nell'arte militare ed equipag-
giarle con le più moderne armi da fuoco e d'altro genere, sarebbe
questo un segno di follia?E chi obiettasse che finora le riforme testé menzionate non sono
mai state completamente attuate dovrebbe esaminare i fatti con im-
parzialità e rendersi conto che queste carenze sono la conseguenza
dell'assoluta mancanza di un'opinione pubblica univoca e dell'assenza
di zelo, risolutezza e devozione nei maggiorenti del Paese. E' ovvio
che fino a quando il popolo non sarà educato, finché l'opinione pub-
blica non sarà correttamente indirizzata e i funzionari del governo,
anche quelli minori, non saranno immuni dalla benché minima trac-
cia di corruzione, il Paese non potrà essere amministrato bene. Fin-
ché la disciplina, l'ordine e il buon governo non saranno tali per cui
nessuno - neppure prodigandovi il massimo sforzo - riuscirebbe a de-
viare di un capello dall'equità, non potrà dirsi che le auspicate riforme
siano state pienamente attuate.Inoltre qualsiasi istituzione, fosse pure lo strumento del massimo
bene dell'umanità, è suscettibile di abuso. L'uso o l'abuso dipendono
dai vari gradi di illuminazione, capacità, fede, onestà, devozione
magnanimità dei capi dell'opinione pubblica.Lo Scià ha sicuramente fatto la sua parte e l'attuazione delle bene-
fiche misure proposte è ora nelle mani di persone che lavorano in as-
semblee di consultazione. Se essi si dimostreranno puri e magnanimi,
se si asterranno da ogni traccia di corruzione, le confermazioni di Dio
ne faranno un'indefettibile fonte di doni per l'umanità. Egli farà
scaturire dalle loro labbra e dalle loro penne ciò che sarà benedizione
per il popolo, sì che ogni angolo di questo nobile Paese iraniano sarà
illuminato dalla loro giustizia e integrità e i raggi di quella luce avvol-
geranno tutta la terra. "Né questo sarebbe difficile a Dio."
Altrimenti è chiaro che i risultati si riveleranno inaccettabili. In-
fatti, come si è direttamente constatato in certi Paesi stranieri, in ef-
fetti i! parlamento, una volta costituito, sconvolge e confonde il po-
polo e le sue ben intenzionate riforme producono pessimi risultati.
Sebbene l'instaurazione dei Parlamenti, l'organizzazione di assemblee
di consultazione, costituiscano la base e il caposaldo del governo,
tuttavia vi sono parecchi requisiti essenziali che queste istituzioni
devono avere. I membri eletti devono, in primo luogo, essere retti, ti-
morati di Dio, magnanimi, incorruttibili; in secondo luogo, devono
conoscere a fondo, in tutti i dettagli, le leggi di Dio, devono essere
bene informati dei più nobili principi della legge, versati nelle regole
che governano la conduzione degli affari interni e dei rapporti esteri,
esperti nelle utili arti della civiltà e paghi dei loro emolumenti sanciti
dalla legge.Non si pensi che sia impossibile trovare persone di questo genere.
Per grazia dì Dio e dei Suoi eletti e per i nobili sforzi dei devoti e dei
consacrati, ogni difficoltà può essere facilmente appianata, ogni pro-
blema, sia pure complesso si rivelerà più facile di un battito di ciglia.
Ma se i membri di queste assemblee consultative sono mediocri,
ignoranti, ignari delle leggi del governo e dell'amministrazione, stolti,
meschini, indifferenti, pigri, egoisti, dall'instaurazione di queste
istituzioni non scaturirà alcun beneficio. Mentre nel passato un po-
ver'uomo che volesse ottenere un proprio diritto doveva offrire doni a
una sola persona, ora dovrebbe rinunziare a ogni speranza di giustizia
oppure soddisfare tutti i membri.Un'attenta ricerca mostra che le principali cause dell'oppressione e
dell'ingiustizia dell'iniquità, dell'irregolarità e del disordine sono la
miscredenza e l'ignoranza del popolo. Quando, per esempio, il popolo
è genuinamente religioso, sa leggere ed è ben istruito, e si presenta
una difficoltà, può rivolgersi alle autorità locali; se non trova giustizia
e non riesce a far rispettare i propri diritti e se vede che la condotta del
governo locale è contraria al compiacimento divino e alla giustizia del
re, può deferire il proprio caso a un tribunale superiore e informarlo
della deviazione dell'amministrazione locale dalla legge spirituale.
Quel tribunale può richiedere i documenti locali sul caso e in questo
modo sarà fatta giustizia. Ma oggi, essendo la sua istruzione
inadeguata, la maggior parte della popolazione non conosce nemmeno
le parole per spiegare ciò che vuole.Quanto a coloro che qua e là sono considerati guide del popolo:
essendo questo solo l'inizio del nuovo processo amministrativo, essi
non sono sufficientemente educati per avere l'esperienza del delizioso
gusto del dispensare giustizia, o per aver provato l'esultanza del
promuovere l'equità, o aver bevuto alle fonti di una coscienza cristal-
lina e di intenzioni sincere. Non hanno ben capito che il supremo
onore e la vera felicità dell'uomo sono il rispetto di se stesso, nobili
intendimenti e scopi, integrità e qualità morali, immacolatezza di
mente. Si sono invece immaginati che la sua grandezza consista nel-
l'accumulare beni terreni, ricorrendo a qualunque mezzo disponibile.
L'uomo deve soffermarsi a riflettere ed essere giusto: il suo Signo-
re, con la Sua sconfinata grazia, ha fatto di lui un essere umano, l'ha
onorato con le parole: "In verità, Noi creammo l'uomo nella forma più
leggiadra" - e ha fatto risplendere su di lui la Sua misericordia che
sorge dall'aurora dell'unicità, finché egli non è divenuto fonte delle
parole di Dio e sito dove si posano i misteri del cielo; e il mattino
della creazione egli fu ricoperto coi raggi delle qualità della perfezione
e con le grazie della santità. Come potrà insozzare questa veste
immacolata con il sudiciume di desideri egoistici o barattare questo
onore imperituro con l'infamia? "Consideri te stesso soltanto una
forma meschina, quando entro di te riposto è l'universo?"
Se non intendessimo essere brevi e sviluppare l'argomento princi-
pale, esporremmo qui un compendio di temi sul mondo divino, sulla
realtà dell'uomo, sul suo alto stadio e sul supremo valore e merito
della razza umana. Lo faremo un'altra volta.Lo stadio più alto, la sfera suprema, la posizione più nobile e su-
blime nel creato, visibile o invisibile, alfa o omega, è quello dei Profe-
ti di Dio, ancorché all'apparenza esterna essi non abbiano per lo più
posseduto altro che la loro povertà. Analogamente gloria ineffabile è
riservata ai Santi e a coloro che si trovano più vicini alla Soglia di
Dio, anche se costoro non si sono mai neppur per un istante occupati
del profitto materiale. Poi viene lo stadio di quei re giusti la cui fama
di protettori del popolo e dispensatori di giustizia divina ha riempito
il mondo, la cui nomea di forti paladini dei diritti dei popoli risuona
per tutto il creato. Essi non si curano di ammassare ingenti fortune
personali, convinti invece che la loro ricchezza consista nell'arricchi-
re i loro sudditi. Per loro, se ogni cittadino ottiene prosperità e benes-
sere, le casse del sovrano sono piene. Non ostentano oro e argento,
ma sono fieri dì essere illuminati e decisi a conseguire il bene univer-
sale.Li seguono per rango quegli eminenti e onorevoli ministri dello
stato e quei deputati che pongono il volere di Dio al di sopra del pro-
prio e che - con il loro acume e la loro saggezza amministrativa nella
conduzione del loro ufficio - innalzano la scienza del governo a nuove
vette di perfezione. Essi brillano nel mondo dei dotti come fari di
sapere; in loro, pensieri, atteggiamenti e azioni denotano patriottismo
e sollecitudine per l'avanzamento del Paese. Paghi di un mode-
sto stipendio, dedicano giorno e notte all'esecuzione di importanti
compiti e alla formulazione di metodi che assicurino il progresso del
popolo. Con l'efficacia dei loro saggi consigli, la validità dei loro giu-
dizi, hanno fatto sì che il loro governo divenisse un esempio da emu-
lare per tutti i governi del mondo. Della loro capitale, hanno fatto un
centro focale di grandi imprese mondiali, hanno ottenuto la distin-
zione, conseguendo un altissimo grado di eminenza personale e toc-
cando le più eccelse vette della reputazione e del carattere.
Poi vi sono quei famosi e raffinati uomini di studio dotati di lode-
voli qualità e di vasta erudizione che afferrano la salda impugnatura
del timor di Dio e si mantengono sulle vie della salvezza. Lo specchio
delle loro menti riflette le forme delle realtà trascendenti e la lampada
della loro visione interiore prende luce dal sole della conoscenza
universale. Giorno e notte essi sono impegnati nella meticolosa ricerca
di scienze vantaggiose all'umanità e si dedicano all'addestramento di
studenti dotati. E' certo che, al loro gusto da intenditori, offerte di
tesori regali non possono paragonarsi a una sola goccia delle acque
del sapere e montagne d'oro e d'argento non valgono tanto quanto la
felice soluzione di un difficile problema. Per loro le delizie che esula-
no dal lavoro sono solo trastulli infantili e l'ingombrante fardello di
possessi superflui è cosa adatta solo agli ignoranti e ai meschini. Con-
tenti come uccelli rendono grazie per un pugno di semi e la canzone
della loro saggezza folgora le menti dei più grandi saggi del mondo.
Poi, vi sono i sagaci che guidano il popolo e le personalità influenti
del Paese, che costituiscono le colonne dello stato. Essi devono stadio,
rango e successo al fatto d'essere amici del popolo e di cercare mezzi
per migliorare la nazione e incrementare la prosperità e il benessere
dei cittadini.Osservate il caso di un individuo, un personaggio eminente nel suo
Paese, zelante, saggio, di cuore puro, noto per innate capacità, in-
telligenza, naturale perspicacia - che sia anche un importante membro
dello stato: a una persona siffatta, che cosa conferirà onore, durevole
felicità, rango e stadio in questo e nell'altro mondo? Sarà la diligente
attenzione alla verità e alla rettitudine, la dedizione, la risolutezza e la
devozione al beneplacito di Dio, il desiderio di attrarre la favorevole
considerazione del monarca e di meritare l'approvazione del popolo?
Oppure che - per abbandonarsi a festini e dissipazioni notturne - di
giorno, distrugga il Paese e infranga il cuore del suo prossimo,
inducendo Iddio a respingerlo, il suo sovrano a scacciarlo e il popolo a
denunziarlo e a tenerlo in meritato dispregio? In nome di Dio, le ossa
putrescenti nei sepolcri sono migliori di gente come questa! Che cosa
valgono, se non hanno mai gustato il celeste cibo di qualità veramente
umane e mai bevuto le acque cristalline di quelle grazie che
appartengono al regno dell'uomo?Non v'è dubbio che la ragione per cui si formano parlamenti è la
volontà di portare giustizia e rettitudine, ma tutto dipende dagli sfor-
zi dei deputati eletti. Se la loro intenzione è sincera, ne verranno ri-
sultati desiderabili e imprevisti miglioramenti; altrimenti, è certo che
la cosa non avrà senso, il Paese giungerà alla paralisi e gli affari pub-
blici continueranno a deteriorarsi. " Vedo che mille costruttori non
pareggiano un solo sovvertitore; che cosa sarà mai del costruttore che,
solo, è seguito da mille sovvertitori?"Lo scopo delle affermazioni or ora espresse è di dimostrare almeno
questo: che la felicità, la grandezza, il rango e lo stadio, la soddi-
sfazione e la pace di una persona non sono mai dipese dalle ricchezze
personali, ma dall'eccellenza del carattere, dalla nobiltà delle decisio-
ni, dalla profondità della cultura e dalla capacità di risolvere difficili
problemi. E' stato detto "Indosso una veste che, se fosse venduta al
prezzo di una lira, quella lira varrebbe assai di più; eppure dentro
quella veste v'è un'anima che, confrontata con tutte le altre anime del
mondo, si rivelerebbe più grande e nobile".A nostro giudizio sarebbe preferibile che negli stati sovrani l'ele-
zione dei membri non permanenti delle assemblee consultative di-
pendesse dalla volontà e dalla scelta del popolo. Infatti i rappresen-
tanti eletti sarebbero, per questo motivo in certo modo inclini a pra-
ticare la giustizia, affinché la loro reputazione non ne soffra ed essi
non cadano in disgrazia presso il pubblico.Non s'immagini che le nostre precedenti osservazioni costituisca-
no una denuncia della ricchezza e un elogio della povertà. La ricchez-
za è molto lodevole, quando sia acquisita grazie agli sforzi personali e
alla benevolenza di Dio, nel commercio, nell'agricoltura, nell'arte e
nell'industria e quando sia spesa per scopi filantropici. Soprattutto, se
un individuo giudizioso e industrioso prendesse provvedimenti che
arricchissero le masse, non potrebbe esservi impresa migliore: agli oc-
chi di Dio, essa primeggerebbe suprema fra le conquiste, perché quel
benefattore provvederebbe ai bisogni di una grande moltitudine di cui
assicurerebbe il benessere e la comodità. La ricchezza è assai lode-
vole, purché sia ricca l'intera popolazione. Ma se pochi possiedono
patrimoni esorbitanti, mentre gli altri sono poveri, e da quella ric-
chezza non vengono né frutti né benefici, allora essa è solo uno svan-
taggio per chi la detiene. Se d'altro canto è spesa per la promozione
del sapere, per la fondazione di scuole elementari e d'altro tipo, per
l'incoraggiamento delle arti e delle industrie, per l'istruzione degli or-
fani e dei poveri - in breve, se è destinata al benessere della società - il
suo possessore emergerà dinanzi a Dio e agli uomini come il più ec-
cellente fra coloro che vivono sulla terra e sarà annoverato fra gli abi-
tatori del paradiso.Quanto a coloro che affermano che la realizzazione di riforme e
la costituzione di istituzioni forti contrasterebbero in realtà con il be-
neplacito di Dio, contravverrebbero alle leggi del Divino Legislatore
e violerebbero i principi fondamentali della religione e le vie del Pro-
feta - considerino, costoro, come ciò potrebbe avvenire. Contravver-
rebbero queste riforme, alla legge religiosa perché sono state acquisite
da stranieri e perciò, dato che "Chi imita un popolo è uno di loro", ci
farebbero essere come loro? In primo luogo, esse riguardano l'appara-
to temporale e materiale della civiltà, gli strumenti della scienza, gli
accessori del progresso nelle professioni e nelle arti e l'ordinata con-
duzione del governo. Non hanno nulla a che fare con i problemi dello
spirito e le complesse realtà della dottrina religiosa. Se si obietterà
che, anche quando si tratti di cose materiali, gli apporti stranieri sono
inammissibili, tale argomentazione dimostrerebbe solo l'ignoranza e
l'assurdità dei suoi sostenitori. Hanno dimenticato il famoso hadíth
(Sacra Tradizione) "Cercate il sapere perfino in Cina"? Il popolo ci-
nese, che adora idoli e ignora l'onnisciente Signore, è sicuramente fra
più reietti agli occhi di Dio. Almeno gli Europei sono "gente del Li-
bro" credono in Dio e sono specificatamente menzionati nel sacro
versetto: "Troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono
sono quelli che dicono 'Siamo Cristiani' ". Pertanto è ben più
accettabile e appropriato acquisire il sapere dai Paesi cristiani. Com'è
possibile che a Dio sia ben accetto che si cerchi il sapere fra i pagani e
che Gli sia invece sgradito che lo si cerchi fra la Gente del Libro?
Inoltre, nella Battaglia dei Confederati, Abú Sufyán ottenne l'al-
leanza dei Baní Kinánih, dei Baní Qahtán e degli Ebrei Baní Quray-
zih e insorse con tutte le tribù dei Quraysh per spegnere la Luce Divi-
na che s'era accesa nella fiaccola di Yathrib (Medina). In quei giorni
spiravano da ogni parte i grandi venti del cimento e della tribolazio-
ne, com'è scritto: "Pensano gli uomini che si lascerà loro dire 'cre-
diamo' senza che siano messi alla prova?" I credenti erano pochi e i
nemici attaccavano in forze, cercando di oscurare il neonato Sole della
Verità con polvere d'oppressione e tirannia. Venne allora alla presenza
del Profeta - l'Oriente della Rivelazione, il Foco degli infiniti
splendori della Grazia - Salmán (il Persiano) il quale disse che i
Persiani, per difendersi da irruzioni nemiche, scavavano fossati o
trincee attorno alle loro terre e che questo si era rivelato
un'efficientissima protezione contro attacchi di sorpresa. Quella Fonte
di saggezza universale, quella Miniera di sapere divino rispose forse
che questo costume, essendo in uso fra Magi idolatri, adoratori del
fuoco, non poteva essere adottato da monoteisti? O non ordinò
piuttosto, immediatamente, ai Suoi seguaci di mettersi a scavare una
trincea? Egli Stesso, nella Sua benedetta persona, impugnò gli attrezzi
e andò a lavorare al loro fianco.Inoltre, come è documentato nei libri delle varie scuole islamiche e
negli scritti dei più importanti teologi e storici, dopo che la Luce del
Mondo sorta sull'Hijáz ebbe inondato l'intera umanità con il Suo
fulgore - creando mediante la rivelazione di una nuova Legge divina,
di nuovi principi e istituzioni, una radicale trasformazione in tutto il
mondo - furono rivelate alcune sante leggi che talvolta si conforma-
vano agli usi dei Giorni dell'Ignoranza. Fra queste Muhammad ri-
spettò i mesi della tregua religiosa, conservò la proibizione della car-
ne suina, preservò l'uso del calendario lunare e i nomi dei mesi e così
via. Molte di queste leggi sono specificamente enumerate nei testi:
"La gente dei Giorni dell'ignoranza praticava molti usi che poi la
Legge dell'Islám confermò. Essi non sposavano madre e figlia e ai lo-
ro occhi prendere per mogli due sorelle era l'azione più infamante.
Condannavano l'uomo che sposasse la moglie del padre, chiamandolo
sprezzantemente rivale del proprio padre. Era loro costume recarsi in
pellegrinaggio alla Casa della Mecca, dove eseguivano le cerimonie
della visitazione - cioè indossavano l'abito del pellegrino, praticavano
la circumambulazione, correvano fra le colline, si fermavano in tutti i
luoghi di sosta e scagliavano le pietre. Era anche loro usanza interca-
lare un mese ogni tre anni, eseguire le abluzioni dopo i rapporti ses-
suali, sciacquarsi la bocca e aspirare l'acqua dalle narici, pettinarsi i
capelli con la riga in mezzo, usare puliscidenti, raffilarsi le unghie e
depilarsi le ascelle. Erano inoltre soliti mozzare la mano destra ai la-
dri".Si può sostenere, Dio non voglia, che somigliando le leggi divine
alle usanze dei Giorni dell'Ignoranza, ai costumi di un popolo aborrito
da tutte le nazioni, ne consegue che in esse v'è un difetto? O è
possibile immaginare, Dio non voglia, che il Signore Onnipotente sia
stato indotto ad accondiscendere alle opinioni dei pagani? La saggezza
divina assume molte forme. Non avrebbe potuto Muhammad rivelare
una Legge che non assomigliasse affatto ad alcune delle consuetudini
in uso nei Giorni dell'Ignoranza? Invece lo scopo della Sua consumata
saggezza fu quello di liberare la gente dalle catene del fanatismo che
le avevano avvinte mani e piedi e di prevenire quelle stesse obiezioni
che oggi confondono la mente e travagliano la coscienza dei semplici
e dei deboli.Alcuni, che non sono sufficientemente informati sul significato dei
Testi divini e sul contenuto della storia tradizionale e scritta, po-
trebbero sostenere che queste usanze dei Giorni dell'Ignoranza sono
leggi che - trasmesse da Abramo - gli idolatri hanno preservato. A
questo proposito potrebbero citare il versetto coranico: "Segui la reli-
gione di Abramo, l'integro nella fede". Tuttavia gli scritti di tutte le
scuole islamiche attestano che i mesi della tregua, il calendario lunare
e la punizione del furto col taglio della mano destra non fanno parte
della Legge di Abramo. In ogni caso, il Pentateuco è tuttora disponi-
bile e contiene le leggi di Abramo. Lo consultino. Naturalmente po-
trebbero insistere dicendo che la Torà è stata manipolata e, per pro-
varlo, citare il versetto coranico: "Storpiano il testo della Parola di
Dio". Ma si sa dove sono state apportate tali storpiature: lo riportano
testi critici e commentari. Se dovessimo sviluppare il tema, do-
vremmo rinunziare allo scopo che Ci siamo prefissi.
Secondo alcune fonti l'umanità è stata indirizzata a mutuare varie
buone qualità e abitudini dagli animali selvatici e ad imparare da loro
una lezione. Se è consentito imitare virtù di animali privi della parola,
sicuramente a maggior ragione è consentito adottare scienze e tecniche
materiali di popoli stranieri, i quali almeno appartengono alla razza
umana e sono caratterizzati dalla ragione e dalla facoltà della parola. E
chi sostenga che quelle lodevoli qualità sono innate negli animali, in
base a quale prova può affermare che i principi essenziali della civiltà,
le conoscenze e le scienze in uso fra altri popoli, non siano innate? V'è
altro Creatore fuorché Dio? Dite: Sia lodato Iddio!
I più dotti e raffinati teologi, i più illustri eruditi, hanno diligente-
mente studiato quei rami del sapere che hanno radici e origini nei fi-
losofi greci come Aristotele e gli altri, e hanno considerato l'acquisi-
zione dai testi greci di scienze come la medicina e i rami della mate-
matica, incluse l'algebra e l'aritmetica, una conquista assai preziosa.
Tutti i più eminenti teologi studiano e insegnano la scienza della lo-
gica, benché dicano che essa sia stata fondata da un Sabeo. Molti di
loro hanno sostenuto che è impossibile accettare con sicurezza le
opinioni, deduzioni e conclusioni di uno studioso che - pur cono-
scendo benissimo molte scienze - non abbia solide basi di logica.
È stato chiaramente e incontrovertibilmente dimostrato che è del
tutto permesso importare principi e metodi della civiltà da Paesi stra-
nieri e acquisirne scienze e tecniche - in breve qualunque cosa contri-
buisca al bene comune. Lo abbiamo scritto per attirare l'attenzione
generale su un tema di vantaggio universale, sì che il popolo sorga con
tutte le sue energie per promuoverlo, finché, con l'aiuto di Dio, questa
Sacra Terra divenga, in breve tempo, la prima fra le nazioni.
O voi che siete saggi! Soppesate attentamente questo: è possibile
paragonare un cannone ordinario con un fucile Martini-Henry o con
un cannone Krupp? Se qualcuno sostenesse che ci bastano le nostre
antiquate armi da fuoco e che è inutile importare armi inventate all'e-
stero, vorrebbe sia pure un fanciullo ascoltarlo? O se altri dicesse:
"Abbiamo sempre trasportato le merci da un paese all'altro sul dorso
degli animali. A che cosa ci servono i motori a vapore? Perché do-
vremmo scimmiottare altri popoli?", potrebbe una persona intelligente
tollerare una simile affermazione? No, in nome dell'unico Dio! A
meno che, per qualche mira o animosità nascosta, non rifiutasse di
arrendersi all'evidenza.Nazioni straniere, che pur hanno conseguito la massima maestria
nella scienza, nell'industria e nelle arti, non esitano a mutuare idee le
une dalle altre. Come si può permettere che la Persia, un Paese estre-
mamente bisognoso, resti indietro, negletto, abbandonato?
Gli eminenti teologi e gli uomini di cultura che percorrono la retta
via, che sono versati nei segreti della saggezza divina e informati delle
intime realtà dei Libri sacri, che portano nel cuore il gioiello del timor
di Dio e dal volto irradiano le luci della salvazione - essi sono
consapevoli dell'attuale bisogno, comprendono le esigenze dei tempi
moderni e certamente si prodigano con tutte le loro energie per inco-
raggiare il progresso del sapere e della civiltà. "Sono forse eguali quel-
li che sanno e quelli che non sanno?... Sono forse eguali le tenebre e la
luce?"I dotti dello spirito sono fari di guida fra le nazioni e stelle di buona
ventura risplendenti dagli orizzonti dell'umanità. Sono sorgenti di vita
per coloro che giacciono nella morte dell'ignoranza e dell'incoscienza
e chiare fonti di perfezioni per gli assetati che vagano nel deserto dei
difetti e degli errori. Sono orienti degli emblemi dell'Unità Divina e
iniziati nei misteri del glorioso Corano. Sono medici provetti per il
dolente corpo del mondo, infallibile antidoto del veleno che ha
corrotto la società umana. Sono forte cittadella a protezione
dell'umanità e inespugnabile santuario per le affannate, ansiose e tor-
mentate vittime dell'ignoranza. "La conoscenza è una luce che Dio
getta nel cuore di chiunque Egli voglia".Ma per ogni cosa Dio ha creato un segno e un simbolo e stabilito
criteri e prove grazie ai quali essa possa essere riconosciuta. I dotti
dello spirito devono essere caratterizzati da perfezioni interiori ed
esteriori; devono avere buon carattere, natura luminosa, intenzioni
pure, nonché poteri intellettuali, luminosità e discernimento, intui-
zione, senno e preveggenza, temperanza, riverenza e sincero timor di
Dio. Una candela spenta, pur grande e grossa, non è migliore di una
palma che non dia frutti o di una catasta di legna secca.
«Chi ha guancia di rosa può tenere il broncio e far moine,
La bella crudele può montare in superbia e far la vezzosa;
Sgradevole è nel brutto la ritrosia,E nell'occhio cieco il dolore fa doppia ferita. 20a
Un'autorevole Tradizione afferma: "Quanto a colui che è uno dei
dotti : egli deve guardarsi, difendere la sua fede, frenare le passioni e
obbedire ai comandamenti del suo Signore. Allora la gente sarà tenuta
a modellarsi sul suo esempio". Poiché queste celebri e sante parole
contengono tutte le condizioni del sapere, è opportuno esporre un
breve commento del loro significato. Chiunque manchi di tali divine
doti e non dimostri nella propria vita questi imprescindibili requisiti
non dev'essere definito dotto e non è degno di servire quale modello
per i credenti.Il primo requisito è il guardarsi. È ovvio che queste parole non si
riferiscono a proteggersi da calamità e prove materiali, perché i Profeti
e i santi furono tutti soggetti alle più crudeli afflizioni che il mondo ha
da offrire e bersagliati da tutte le crudeltà e le aggressioni del-
l'umanità. Essi sacrificarono la vita per il bene della gente e di buon
grado corsero al luogo del martirio; con le loro perfezioni interiori ed
esteriori vestirono l'umanità con nuovi abiti di eccellenti qualità,
acquisite e innate. Il principale significato di questo guardarsi è acqui-
sire gli attributi della perfezione spirituale e materiale.
Il primo attributo della perfezione è il sapere e le conquiste cultu-
rali della mente. Una persona consegue questo eminente stadio,
quando combina in se stessa una profonda conoscenza delle com-
plesse e trascendenti realtà che appartengono a Dio, delle verità fon-
damentali della legge politica e religiosa del Corano, del contenuto
delle sacre Scritture di altre fedi e di quelle regole e metodi che giova-
no al progresso e alla civiltà di questo illustre Paese. Egli deve inoltre
conoscere le leggi e i principi, i costumi, le condizioni e le maniere, le
virtù morali e materiali che caratterizzano il genio politico di altre
nazioni e dev'essere ben versato in tutti gli utili rami del sapere con-
temporaneo e studiare i documenti storici dei governi e dei popoli
dell'antichità. Un dotto che non conosca le sacre Scritture e l'intero
campo della scienza divina e naturale, la giurisprudenza religiosa e le
arti del governo, le varie dottrine del momento e i grandi eventi della
storia potrebbe rivelarsi inetto di fronte a un'emergenza e questo non
concorda con la necessaria qualifica di un vasto sapere.
Per esempio un Musulmano spiritualmente dotto che intavoli una
discussione con un Cristiano senza saper nulla delle gloriose melodie
del Vangelo - anche se trasmette molto del Corano e delle sue verità -
non potrà convincere il Cristiano e le sue parole cadranno su orecchie
sorde. Ma se il Cristiano vede che il Musulmano conosce le fon-
damenta del Cristianesimo ancor più a fondo dei suoi preti e capisce il
senso delle scritture persino meglio di loro, accetterà di buon grado gli
argomenti del Musulmano e non potrà fare altro.Quando il Capo dell'Esilio giunse alla presenza di quel Luminare
di saggezza divina salvazione e certezza che fu l'Imám Ridá - se
durante il loro colloquio quest'ultimo non avesse fondato i suoi argo-
menti su un'autorità adatta e familiare per l'Esilarca, costui non
avrebbe mai riconosciuto la sua grandezza.Inoltre lo stato si basa su due possenti forze, quella legislativa e
quella esecutiva. Perno del potere esecutivo è il governo, di quello le-
gislativo sono i dotti - e se questa seconda grande colonna portante si
rivelasse difettosa, come potrebbe lo stato reggersi in piedi?
Dato che attualmente è difficile trovare persone così completa-
mente evolute e universalmente colte mentre il governo e il popolo
hanno estremo bisogno di ordine e direzione, è essenziale formare un
corpo di studiosi esperti in ciascuno dei summenzionati rami del sa-
pere. Questo corpo deve deliberare con grande energia e vigore su
tutte le esigenze presenti e future e promuovere l'equilibrio e l'ordi-
ne.La legge religiosa non ha finora avuto un ruolo decisivo nei nostri
tribunali, perché ogni 'ulamá ha promulgato decreti come gli sembrava
opportuno, basandosi sulle proprie arbitrarie interpretazioni e opinioni
personali. Per esempio, due uomini si presentano davanti alla
legge, un 'ulamá perora per il querelante e un altro per il querelato.
Può perfino accadere che durante il medesimo processo lo stesso
mujtahid prenda due decisioni contrastanti, con la giustificazione di
essere stato ispirato prima in un senso e poi nell'altro. È fuori di dub-
bio che questo stato di cose ha confuso ogni importante questione e
indebolito le fondamenta della società. Infatti né querelante né que-
relato perdono mai la speranza di un eventuale successo e ciascuno di
loro spreca, a turno, la vita nel tentativo di ottenere un ulteriore ver-
detto che ribalti il primo. Tutto il loro tempo va perciò perduto in li-
ti, con il risultato che le loro vite invece di essere dedicate a imprese
benefiche e obblighi personali è tutta presa dalle dispute. In effetti, i
due litiganti potrebbero anche essere morti, perché non possono ser-
vire né poco né punto il governo e la società. Ma se fosse emanato un
verdetto preciso e definitivo, la parte giudicata colpevole rinunziereb-
be necessariamente a ogni speranza di riaprire il caso e per questa ra-
gione sarebbe libera e ritornerebbe a pensare ai propri affari e a quelli
del suo prossimo.Essendo questa importantissima questione lo strumento principale
per garantire la pace e la tranquillità della gente e il mezzo più efficace
per il progresso di umili e nobili, è necessario che i dotti della grande
assemblea consultativa che conoscono a fondo la legge divina
elaborino un' unica procedura, diretta e definita, per la composizione
delle liti. Questo documento dev'essere pubblicato per ordine del re in
tutto il Paese e le sue disposizioni devono essere scrupolosamente
seguite. Questa importantissima questione richiede la più urgente at-
tenzione.Il secondo attributo della perfezione è la giustizia e l'imparzialità.
Ciò significa non tener conto di benefici personali ed egoistici van-
taggi e applicare le leggi di Dio senza minimamente preoccuparsi di
nient'altro. Significa vedere se stessi soltanto come uno dei servi di
Dio, Colui Che tutto possiede e - a parte l'aspirazione alla distinzione
spirituale - non cercare mai di distinguersi dagli altri. Significa
considerare il benessere della comunità come il proprio. Significa, in
breve, reputare l'umanità come un individuo e se stessi come una del-
le parti di quella forma corporea ed essere convinti che se un dolore o
una lesione affligge un membro di quel corpo, ne deriva inevitabil-
mente una sofferenza per tutte le altre.Il terzo requisito della perfezione è quello di prodigarsi con com-
pleta sincerità e purezza d'intenti per educare le masse: compiere il
massimo sforzo per istruirle nei vari rami del sapere e nelle scienze
utili, caldeggiare lo sviluppo del progresso moderno, ampliare le di-
mensioni del commercio, dell'industria e delle arti, favorire quelle
misure che accrescono il benessere del popolo. Infatti le masse igno-
rano questi vitali strumenti che costituiscono un pronto rimedio delle
croniche infermità della società.È essenziale che gli uomini di studio e i dotti dello spirito si dedi-
chino, in perfetta sincerità e purezza d'intenti e soltanto per amor di
Dio, a consigliare ed esortare le masse e a schiarirne la visione con
quel collirio che è il sapere. Infatti oggi il popolo, sprofondato nella
sua superstizione, s'immagina che ogni persona che creda in Dio e nei
Suoi segni, nei Profeti, nelle Rivelazioni e nelle leggi divine e sia
devota e timorata di Dio debba necessariamente rimanere in ozio e
trascorrere i propri giorni nell'inattività, sì che possa essere considera-
ta agli occhi di Dio fra coloro che hanno dimenticato il mondo e le sue
vanità e posto il cuore nella vita avvenire, isolandosi dagli altri esseri
umani per avvicinarsi a Dio. Poiché questo tema verrà sviluppato in
un altro punto di questo testo, per il momento lo abbandoniamo.
Altri attributi della perfezione sono: avere timor di Dio, amarLo
amando i Suoi servi; essere miti, tolleranti e calmi; sinceri, docili, cle-
menti e compassionevoli; risoluti e coraggiosi, fidati ed energici; sfor-
zarsi e lottare interiormente; essere generosi, leali, senza malizia; ave-
re zelo e senso dell'onore; essere nobili e magnanimi e tener conto dei
diritti altrui. Chiunque non abbia queste eccellenti qualità umane è in
difetto. Se dovessimo spiegare i significati interiori di ciascuno di
questi attributi "il poema richiederebbe settanta maund22a di carta".
_____________________________22a Misura di peso usata a Teheran, equivalente a poco più di tre chilogrammi.
Il secondo dei criteri spirituali che si applicano a colui che possiede
il sapere è che egli dev'essere difensore della fede. È ovvio che queste
sante parole non intendono esclusivamente ch'egli scopra le
implicazioni della Legge, osservi le forme del culto, si astenga da pec-
cati maggiori e minori, pratichi le ordinanze religiose e - attraverso
tutto ciò - protegga la Fede. Vogliono invece significare che l'intera
popolazione dev'essere protetta in tutti i modi; che si faccia ogni
sforzo per adottare una sintesi delle varie possibili misure per far co-
noscere la Parola di Dio, accrescere il numero dei credenti, far avan-
zare ed esaltare la Fede di Dio e renderla vittoriosa sulle altre religio-
ni.In effetti se le autorità religiose musulmane avessero perseverato in
questa direzione come avrebbero dovuto, oggi tutte le nazioni della
terra sarebbero riunite nell'asilo dell'unità di Dio e il fulgido fuoco di
"perché prevalga sulle religioni tutte" avrebbe sfolgorato come il sole
nell'intimo cuore del mondo.Quindici secoli dopo Cristo, Lutero - che originariamente era uno
dei dodici membri di un corpo religioso cattolico presso la sede del
governo papale e che più tardi fondò il credo religioso protestante - si
oppose al Papa su certi punti dottrinari come la proibizione del ma-
trimonio per i monaci, la venerazione delle immagini degli Apostoli e
dei grandi Cristiani del passato prosternandosi davanti ad esse e varie
altre pratiche e cerimonie che erano state aggiunte alle ordinanze del
Vangelo. Benché in quel periodo il Papa avesse un potere così grande
e fosse considerato con tale reverente soggezione che i sovrani
d'Europa tremavano e vacillavano davanti a lui e sebbene detenesse
nella stretta della sua potenza il controllo delle maggiori questioni
europee, nondimeno, poiché la posizione di Lutero per quanto ri-
guarda la libertà di matrimonio per i capi religiosi, il rifiuto di venera-
re le immagini e le figure esposte nelle chiese prosternandosi davanti
ad esse e l'abrogazione dei cerimoniali aggiunti al Vangelo era evi-
dentemente corretta e poiché per la promulgazione delle sue opinioni
furono usati mezzi adatti, nel giro degli ultimi quattrocento anni nella
Chiesa Protestante sono entrati: la maggioranza della popolazione
americana, i due terzi di quella della Germania e dell'Inghilterra e una
grande percentuale di Austriaci, in totale circa centoventicinque
milioni di persone provenienti da altre denominazioni cristiane. I capi
di questa religione stanno ancora facendo ogni sforzo per divulgarla, e
ora con il pretesto di emancipare il popolo sudanese e altre
popolazioni negre, essi hanno fondato scuole e collegi sulla Costa
Orientale dell'Africa e stanno istruendo e civilizzando le tribù africane
totalmente selvagge, mentre il loro vero e principale scopo è quello di
convertire al Protestantesimo alcune delle tribù negre musulmane.
Ogni comunità si ingegna per il progresso del proprio popolo e noi
(Musulmani) dormiamo.Benché non fosse chiaro da quale scopo quell'uomo fosse spinto o
a che cosa mirasse, guardate come gli zelanti sforzi dei capi prote-
stanti abbiano diffuso dappertutto le sue dottrine.
Ora se l'insigne popolo dell'unico vero Dio, ricettacolo delle Sue
confermazioni, oggetto della Sua divina assistenza, raccogliesse tutte
le sue forze e con completa dedizione, confidando in Dio e distaccato
da tutto fuorché Lui disponesse di diffondere la Fede e indirizzasse
tutte le sue energie a questo scopo, è certo che la Sua luce divina
avvolgerebbe la terra intera.Alcuni - che non conoscono la realtà sottostante la superficie degli
eventi, che non sono in grado di percepire sotto le dita il polso del
mondo e che non sanno quale massiccia dose di verità debba essere
somministrata per guarire l'inveterato morbo della falsità - credono
che la Fede possa essere diffusa soltanto con la spada e sostengono la
loro opinione con la Tradizione "Sono Profeta per la spada". Ma se
esaminassero attentamente la questione, vedrebbero che in questo
giorno e in quest'era la spada non è uno strumento adatto per pro-
mulgare la Fede, perché ciò non farebbe altro che riempire i cuori di
avversione e di terrore. Secondo la Divina Legge di Muhammad, non
è permesso costringere la Gente del Libro a riconoscere e accettare la
Fede. Mentre ogni coscienzioso credente nell'unità di Dio ha il sacro
obbligo di guidare l'umanità verso la Verità, le Tradizioni "Sono Pro-
feta per la spada" e "Ho l'ordine di minacciare la vita della gente fin-
ché non dicano 'Non v'è altro Dio che Dio' " si riferiscono agli idolatri
dei Giorni dell'ignoranza, i quali nella loro cecità e bestialità erano
sprofondati al di sotto del livello umano. Una fede nata sotto i colpi di
una spada non è cosa di cui potersi fidare: per un inezia si
trasformerebbe in errore e miscredenza. Dopo il trapasso di Muham-
mad e la Sua ascesa al " seggio di verità presso il potentissimo Re "
le tribù dei dintorni di Medina abiurarono la Fede ritornando all'idola-
tria dei tempi pagani.Ricordate: nei tempi in cui i santi aliti dello Spirito dì Dio (Gesù)
esalavano la loro dolcezza sulla Palestina e sulla Galilea, sulle sponde
del Giordano e nelle vicinanze di Gerusalemme, e le meravigliose
melodie del Vangelo risonavano nelle orecchie degli illuminati dello
spirito, tutti i popoli dell'Asia e dell'Europa, dell'Africa e dell'America,
dell'Oceania, che comprende le isole e gli arcipelaghi degli Oceani
Pacifico e Indiano, erano adoratori del fuoco, pagani, ignari della
Voce Divina che parlò il Giorno del Patto. Solo gli Ebrei credevano
nella divinità e nell'unicità di Dio. Dopo la dichiarazione di Gesù, per
tre anni il puro e vitalizzante alito della Sua bocca conferì la vita
eterna agli abitanti di quelle regioni e mercé la Rivelazione divina fu
fondata la Legge di Cristo, in quei tempi rimedio vitale per il corpo
dolente del mondo. Nei giorni di Gesù solo poche persone rivolsero il
viso verso Dio; infatti soltanto i dodici discepoli e alcune donne di-
vennero veramente credenti; e uno dei discepoli, Giuda Iscariota, Lo
rinnego : rimasero così in undici. Asceso Gesù al Regno della Gloria,
queste poche anime si ersero con qualità spirituali e azioni pure e
sante e si prodigarono mercé il potere di Dio e i vivificanti aliti del
Messia per salvare tutti i popoli della Terra. Allora tutte le nazioni
idolatre nonché gli Ebrei insorsero nella loro possanza per spegnere il
fuoco divino che era stato acceso nella lampada di Gerusalemme.
"Vorrebbero spegnere la Luce di Dio con gli aliti della loro bocca: ma
Dio non lo consente. Egli vuole rendere perfetta la Sua luce anche se
vi repugnino gli empi". Misero a morte tra le più feroci torture tutte
quelle sante anime; di alcuni dilaniarono a colpi di mannaia i puri e
immacolati corpi, altri li arsero nelle fornaci, altri - distesili su grati-
cole - li arrostirono vivi. Malgrado queste tormentose rappresaglie, i
Cristiani continuarono a insegnare la Causa di Dio; non sguainarono
spade, né scalfirono una sola guancia. Poi alla fine la Fede di Cristo
dilagò per tutta la terra sì che in Europa e in America non rimase
traccia di altre religioni e oggi in Asia, in Africa e in Oceania grandi
masse vivono nel santuario dei Quattro Vangeli.Queste inconfutabili prove hanno pienamente dimostrato che la
Fede di Dio dev'essere divulgata mediante perfezioni umane, eccel-
lenti e gradevoli qualità e comportamenti spirituali. L'anima che
avanza verso Dio spontaneamente è accettata presso la Soglia dell'U-
nicità, perché - libera da considerazioni personali, avidità, tornaconti
egoistici - s'è rifugiata nell'asilo protettore del suo Signore. Essa è co-
nosciuta fra gli uomini come fidata e verace, temperata e scrupolosa,
magnanima e leale incorruttibile e timorata di Dio. In questo modo è
conseguito lo scopo principale per cui la Legge Divina è rivelata - cioè
portare felicità nell'altra vita e civiltà e affinamento del carattere in
questa. Quanto alla spada, essa produce solo persone esteriormente
credenti e interiormente traditrici e apostate.Racconteremo ora una storia che servirà da esempio per tutti. Le
cronache arabe narrano che, prima dell'avvento di Muhammad, Nu'-
mán figlio di Mundhir il Lakhmide - re arabo dei Giorni dell'Ignoran-
za il cui governo aveva sede nella città di Hírih - era un giorno così
spesso ricorso alla coppa del vino che la sua mente si offuscò e la ra-
gione l'abbandonò. In quello stato di ebbrezza e di incoscienza dette
ordine che i suoi due buoni compagni, i suoi diletti intimi amici,
Khalíd figlio di Mudallil e 'Amr figlio di Mas'ud-Kaldih, fossero mes-
si a morte. Quando si riebbe dall'ubriachezza, chiese di loro e gli fu
data la ferale notizia. Profondamente accorato e mosso da grande af-
fetto e nostalgia per loro, costruì sulle loro tombe due splendidi mo-
numenti che chiamò gli Insanguinati.Poi scelse due giorni dell'anno per commemorare i due compagni e
li chiamò l'uno il Giorno del Male e l'altro il Giorno della Grazia.
Ogni anno, in queste due giornate da lui prescelte, usciva in pompa
magna e andava a sedersi fra i due monumenti. Se il Giorno del Male
gli cadevano gli occhi su un'anima, quella persona veniva messa a
morte; ma il Giorno della Grazia, ogni passante veniva colmato di
doni e benefici. Questa era la regola, suggellata con un possente giu-
ramento e sempre rigorosamente rispettata.Un giorno, inforcato il suo cavallo che si chiamava Mahmúd, il re
si diresse verso la pianura, per cacciare. D'un tratto, visto da lontano
un onagro, spronò il cavallo per raggiungerlo e galoppò via a tale ve-
locità che fu tagliato fuori dal suo seguito. Stava per calare la notte e il
re si era irrimediabilmente smarrito. Allora intravide una tenda lontana
nel deserto, fece voltare il cavallo e si avviò verso di essa. Giunto
sulla soglia della tenda chiese: "Ricevereste un ospite?" il proprietario
(che era Hanzala, figlio di Abí-Chafráy-i-Tá'í), rispose: "Si!" uscì e
aiutò Nu'mán a smontare da cavallo. Poi andò dalla moglie e le disse:
"Vi sono chiari segni di grandezza nel contegno di questa persona. Fa'
del tuo meglio per ospitarlo e prepara un banchetto". La moglie dis-
se: "Abbiamo una pecora. acrificala. E in previsione di un giorno
come questo ho messo da parte un po' di farina". Hanzala prima
munse la pecora e portò a Nu'mán una ciotola di latte, poi la sgozzò
e preparò il pasto; grazie alla sua disponibilità e amabilità, Nu'màn
trascorse la notte pacifico e tranquillo. uando si fece giorno, Nu'mán
accingendosi a partire disse a Hanzala: " Mi hai dimostrato la
massima generosità, mi hai accolto e festeggiato. Io sono Nu'mán fi-
glio di Mundhir, aspetto ansiosamente una tua visita a corte".
Il tempo passsò e una carestia colpì la terra di Tayy. Hanzala si
trovò in grandi ristrettezze e perciò andò a cercare il re. Per una stra-
na coincidenza egli arrivò il Giorno del Male. Nu'mán, molto turbato,
incominciò a rimproverare l'amico dicendo: "Ma perché sei venuto dal
tuo amico proprio oggi? E' il Giorno del Male, cioè il Giorno della
Collera e della Pena. Oggi, dovessero cadermi gli occhi su Qabús, il
mio unico figliolo, egli non avrebbe salva la vita. Chiedimi ora
qualsiasi favore tu voglia".Hanzala rispose: "Non sapevo niente del tuo Giorno del Male.
Quanto ai doni di questa vita, servono ai vivi e, poiché devo provare
la morte, a che cosa mi gioverebbero ora tutti i fondachi del mon-
do?"Hanzala ribatté: "Risparmiami allora, si che io possa recarmi da
mia moglie e fare testamento. Ritornerò l'anno venturo, il Giorno del
Male".Nu'mán chiese allora un garante che, se Hanzala avesse infranto il
giuramento, potesse essere messo a morte in vece sua. Hanzala si
guardò attorno smarrito e confuso. Gli cadde lo sguardo su uno del
seguito di Nu'mán, Sharík figlio di 'Amr, figlio di Qays di Shaybán, e
gli recitò questi versetti: "O mio compagno, figlio di 'Amr! V'è scam-
po alla morte? O fratello d'ogni afflitto! O fratello di colui che fratelli
non ha! O fratello di Nu'mán, in te oggi v'è una sicurezza per lo
Shaykh. Dov'è Shaybán il nobile - lo favorisca il Misericordiosissi-
mo!". Ma Sharik si limitò a rispondere: "Fratello, non si gioca con la
vita". A questo punto la vittima non sapeva a chi rivolgersi. Allora un
uomo di nome Qarád, figlio di Adja' il Kalbita si alzò in piedi offren-
dosi garante e dicendosi d'accordo che, se il prossimo Giorno della
Collera egli non avesse riconsegnato la vittima, il re poteva fare di lui,
Qarád, quel che voleva. Nu'mán allora donò a Hanzala cinquecento
cammelli e lo rimandò a casa.L'anno seguente il Giorno del Male, non appena nel cielo spuntò
l'alba, Nu'mán - com'era suo costume - uscì in pompa magna e si di-
resse verso di due mausolei chiamati gli Insanguinati, conducendo se-
co Qarád, per sfogare su di lui la sua regale collera. I sostenitori dello
stato sciolsero allora la lingua e implorarono misericordia, supplican-
do il sovrano di rispettare Qarád fino al tramonto, nella speranza che
Hanzala facesse ritorno; ma il re, per risparmiare la vita di Hanzala e
ricompensarlo della sua ospitalità, Voleva mettere a morte Qaràd in
sua vece. Quando il sole volse al tramonto, Qaràd fu spogliato delle
sue vesti e preparato alla decapitazione. In quel momento in lonta-
nanza apparve un cavaliere, che galoppava a tutta velocità. Nu'mán
disse all'armigero: "Perché aspetti?" I ministri esclamarono: "Forse è
Hanzala che arriva". E quando il cavaliere fu più vicino, videro che
era proprio lui.Nu'mán ne fu profondamente rattristato. Disse: "Pazzo! Sei sfug-
gito una volta alle grinfie della morte; devi ora provocarla una secon-
da volta?"E Hanzala rispose: "Dolce al palato e gradevole alla lingua è per
me il veleno della morte, al pensiero di sciogliere la mia promessa".
Nu'mán chiese: "Quale può essere la ragione di questa onestà, di
questa considerazione per il tuo impegno, di questa sollecitudine per il
tuo giuramento?" E Hanzala rispose: "È la mia fede nell'unico vero
Dio e nei Libri che sono venuti dal cielo". Nu'mán domandò: "Quale
Fede professi?" e Hanzala di rimando: "I santi aliti di Gesù mi hanno
condotto alla vita. Seguo la retta via di Cristo, lo Spirito di Dio".
Fu così che Hanzala estratta la candida mano dalla guida dal seno
dell'amor di Dio, illuminò la vista esteriore e interiore degli astanti
con la luce del Vangelo. Quando ebbe recitato in risonanti accenti al-
cuni dei divini versetti del Vangelo, Nu'mán e tutti i suoi ministri
provarono disgusto per gli idoli e l'idolatria e furono confermati nella
Fede di Dio. E dissero: "Ahimè, mille volte ahimè, che fino ad ora
eravamo inconsapevoli di questa infinita misericordia, separati da essa
come da un velo e privi di questa pioggia dalle nuvole della grazia di
Dio". Immediatamente il re abbatté i due monumenti chiamati gli
Insanguinati e, pentitosi della sua tirannia, instaurò la giustizia nel
paese.Guardate come una sola persona, un uomo del deserto, apparente-
mente sconosciuto e senza rango - mostrando una delle qualità dei
puri di cuore - riuscì a liberare l'orgoglioso sovrano e una folta schiera
di persone dall'oscura notte della miscredenza e a guidarli al mattino
della salvezza, a riscattarli dalla perdizione dell'idolatria e a condurli
sulle sponde dell'unicità di Dio, a porre fine a usanze capaci di acce-
care un'intera società e di ridurre i popoli alla barbarie. E' bene riflet-
tere attentamente su questo fatto e afferrarne il significato.
Il cuore Mi duole, perché vedo con profondo rammarico che non
v'è luogo in cui l'attenzione della gente sia rivolta verso quello che è
degno di questo giorno e di questo tempo. Il Sole della Verità è sorto
sul mondo, ma noi siamo irretiti nelle tenebre delle nostre fantasie. Le
acque del Più Grande Mare stanno salendo tutto intorno, ma noi siamo
inariditi e indeboliti dalla sete. Il pane divino discende dal cielo, e noi
ancora brancoliamo e incespichiamo in una terra stretta dai morsi della
fame. "Fra pianti e racconti consumo i miei giorni".
Una delle principali ragioni per cui i popoli delle altre religioni
hanno rifiutato ed evitato di convertirsi alla Fede di Dio è il fanati-
smo e l'irragionevole zelo religioso. Guardate per esempio le parole
divine che furono rivolte a Muhammad, l'Arca di Salvezza, il Lumi-
noso Sembiante e il Signore degli Uomini, che Gli ordinavano di es-
sere gentile e tollerante con la gente: "Discuti con loro nel modo più
gentile". Quell'Albero Benedetto - la cui luce non era ne orientale né
occidentale" e che gettò su tutti i popoli della terra l'ombra protettrice
di un'immensa grazia - mostrò infinita gentilezza e tolleranza nei Suoi
rapporti con gli altri. In questi termini, anche a Mosé e ad Aronne fu
comandato di sfidare Faraone, Signore dei Saldi Pilastri : "tenetegli
un linguaggio dolce".Benché la nobile condotta dei Profeti e dei Santi di Dio sia nota a tutti
e in verità, finché non sia giunta l'Ora, essa sia in ogni aspetto della
vita un eccellente modello da seguire per tutta l'umanità, tutta-via
alcuni non si sono curati di queste qualità di straordinaria simpa-tia e
amorevole gentilezza, ne sono rimasti lontani e non sono perciò
pervenuti ai significati più reconditi dei Libri Sacri. Essi non solo evi-
tano scrupolosamente i seguaci di altre religioni, ma nemmeno si per-
mettono di mostrare loro la più elementare cortesia. Se a una persona
non è concesso di associarsi con gli altri, come potrà essa guidarli
fuori dall'oscura e vuota notte della negazione "non v'è altro Dio"
verso il luminoso mattino della fede e dell'affermazione " all'infuori
di Dio"? E come potrà spronarli e incoraggiarli a emergere dagli
abissi della perdizione e dell'ignoranza e a scalare le vette della salva-
zione e del sapere? Considerate equamente: se Hanzala non avesse
trattato Nu'mán con sincera amicizia, mostrandosi gentile e ospitale,
come avrebbe potuto indurre il Re e molti altri idolatri ad accettare
l'unità di Dio? Tenersi in disparte, evitare gli altri, essere rudi fa al-
lontanare la gente, mentre l'affetto e la considerazione, la mitezza e la
tolleranza attirano i cuori verso Dio. Se un vero credente, incon-
trandosi con uno straniero, esprimesse repulsione e pronunziasse le
orribili parole che proibiscono di frequentare i forestieri definendoli
«impuri", questi ne sarebbe tanto addolorato e offeso che non accet-
terebbe mai la Fede, anche se dovesse vedere, verificarsi sotto i suoi
occhi, il miracolo della Luna che si spacca. Evitandolo si otterrà que-
sto risultato, che - se vi fosse stata nel suo cuore la benché minima in-
clinazione verso Dio - egli se ne pentirebbe e fuggirebbe via dal mare
della fede verso la desolazione dell'oblio e della miscredenza. E, ritor-
nato a casa nel suo Paese, farebbe pubblicare sulla stampa dichiara-
zioni affermanti che quella particolare nazione è completamente priva
dei requisiti dei popoli civili.Se meditassimo un momento sui versetti e sulle prove del Corano,
e sui racconti tradizionali che ci sono pervenuti da quelle stelle del
cielo della Divina Unità che sono i Santi Imám, ci convinceremmo
che quell'anima che è dotata degli attributi della vera fede e caratte-
rizzata da qualità spirituali diventa per tutta l'umanità emblema del-
l'immensa misericordia di Dio. E infatti gli attributi degli uomini di
fede sono giustizia, equità, tolleranza, compassione e generosità, ri-
spetto per gli altri, candore, fidatezza e lealtà, amore e bontà, devo-
zione, fermezza e umanità. Perciò la persona veramente retta può av-
valersi di tutto ciò che attrae i cuori degli uomini e, tramite gli attributi
di Dio, può guidarli sulla retta via della fede e farli abbeverare al
fiume della vita eterna.Oggi abbiamo chiuso gli occhi a ogni atto retto e sacrificato la fe-
licità durevole della società al nostro effimero profitto. Riteniamo che
il fanatismo e l'estremismo ridondino a nostro credito e onore e, non
contenti di questo, ci denunciamo l'un l'altro e trainiamo reciproca
rovina, e ogni qualvolta desideriamo far mostra di saggezza e di
sapere, di virtù e bontà, ci mettiamo a schernire e insultare questo e
quello. « L'idea del tale " diciamo " passa il segno e il comportamento
del tale e del talaltro lasciano molto a desiderare. Zayd è poco osser-
vante e 'Amr non è saldo nella sua fede. Le opinioni del tale sanno
d'europeo. Fondamentalmente Bianchi non pensa ad altro che alla
fama e alla gloria. L'altra sera quando i fedeli si sono alzati per prega-
re, la fila non era ben allineata e non è permesso seguire un officiante
diverso. Questo mese non è morto nessun ricco e non sono stati offerti
oboli in memoria del Profeta. L'edificio della religione è crollato, le
fondamenta delle fedi sono state mandate all'aria. Il tappeto della fede
è stato arrotolato e riposto, i segni della certezza cancellati, il mondo
intero è caduto nell'errore, di fronte all'odiata tirannia tutti sono molli
e fiacchi. Giorni e mesi sono trascorsi e questi villaggi e possedimenti
appartengono ancora agli stessi proprietari dello scorso anno. Di solito
in questa città c'erano settanta diversi ministeri funzionanti, ma
continuano a diminuire di numero: ora, per ricordo, ne restano soltanto
venticinque. Un tempo il medesimo muftì pronunziava in un solo
giorno duecento giudizi contrastanti. Ora arriviamo a malapena a
cinquanta. In quei giorni v'erano folle di persone che impazzivano per
il troppo litigare, e ora restano in pace; un giorno il querelante era
sconfitto e il querelato vittorioso, il giorno dopo il querelante vinceva
la causa e il querelato la perdeva - ma ora anche questa eccellente
abitudine è stata abbandonata. Che cos'è questa religione
paganeggiante, questa specie di errore da idolatri! Povera legge!
povera fede! quali calamità! O Fratelli nella Fede! È la fine del
mondo! Il Giorno del Giudizio sta arrivando!"Con parole come queste si aggrediscono le menti delle masse indi-
fese e si disturbano i cuori dei poveri già inquieti che nulla sanno del
vero stato delle cose e delle basi reali di tutti quei discorsi e non si ac-
corgono che dietro la pretesa eloquenza religiosa di certuni si nascon-
dono migliaia di mire egoistiche. Si pensa che oratori di questo tipo
siano mossi da virtuoso zelo, mentre la verità è che costoro fanno tutto
quel chiasso e si lamentano perché, nel benessere delle masse, vedono
la propria rovina personale; e credono che, quando la gente avrà
aperto gli occhi la loro luce personale si oscurerà. Solo il più pe-
netrante intuito può scoprire che se i cuori di quegli individui fossero
veramente animati dalla rettitudine e dal timor di Dio, la fragranza di
ciò si spargerebbe dappertutto, come profumo di muschio. Nessuna
cosa al mondo può essere sostenuta solo a parole.Ma questi uccelli del malaugurio hanno imbrogliato,
Hanno imparato a cantare come il bianco falcone.E che ne è del messaggio di Saba che la pavoncella porta
Se il torabuso impara la sua canzone?I dotti dello spirito coloro che hanno tratto significato e saggezza
sconfinati dal Libro della Rivelazione Divina, i cui cuori illuminati
attingono ispirazione dall'invisibile mondo di Dio, certamente s'im-
pegnano per ottenere la supremazia dei veri seguaci di Dio sotto ogni
aspetto e sopra ogni altra persona, e faticano e lottano con ogni mezzo
per favorire il progresso. Chi trascuri questi alti propositi non potrà
mai essere ben accetto agli occhi di Dio; insiste in tutte le sue
manchevolezze, e fa mostra di perfezione; derelitto, pretende ric-
chezze.Sapere, purezza, devozione, disciplina, indipendenza non hanno
nulla a che vedere con l'aspetto esteriore e con gli abiti. Una volta
durante uno dei Miei viaggi ho sentito un eminente personaggio pro-
nunziare la seguente ottima osservazione che si fa ricordare per argu-
zia e fascino: "Non sempre turbante da chierico è prova di continenza
e sapere; non sempre cappello da laico è segno d'ignoranza e im-
moralità. Quanti cappelli hanno orgogliosamente alzato il vessillo del
sapere, quanti turbanti hanno ammainato la Legge di Dio!".
Il terzo elemento della frase in discussione è "frenare le passioni".
Quali meraviglie nelle implicazioni dì queste esaurienti parole ingan-
nevolmente facili. Qui si trova la base di ogni qualità umana degna di
lode; in verità, qui sono racchiuse la luce del mondo e le basi inespu-
gnabili di tutti gli attributi spirituali degli esseri umani; qui è l'ago
della bilancia di tutto il comportamento, lo strumento per mantenere in
equilibrio tutte le buone qualità dell'uomo.Infatti il desiderio è una fiamma che ha ridotto in cenere la messe
d'innumerevoli vite di dotti, un fuoco divoratore che nemmeno il vasto
mare del loro sapere accumulato avrebbe potuto spegnere. Quante
volte è successo che una persona fornita di tutti gli attributi umani e
dotata del gioiello della vera comprensione inseguisse nondimeno le
proprie passioni, finché - avendo le sue eccellenti qualità oltrepassato
la moderazione - essa fu trascinata agli eccessi. Le sue intenzioni pure
divennero malvage, i suoi attributi non furono più degnamente usati e
la forza dei desideri la sviò dalla rettitudine e dalle sue ricompense
verso strade pericolose e oscure. Un buon carattere, agli occhi di Dio,
dei Suoi prescelti e di coloro che sono dotati d'intuito, è la cosa più
eccellente e degna di lode, ma sempre a patto che suo centro di
emanazione siano la ragione e il sapere e sua base la vera modera-
zione. Se dovessimo sviluppare le implicazioni di questo tema come
meritano, l'opera si allungherebbe troppo e si perderebbe di vista il
nostro argomento principale.Tutti i popoli d'Europa, malgrado la loro vantata civiltà, affondano
e annegano in questo spaventoso mare di passione e desiderio: ecco
perché tutte le manifestazioni della loro cultura finiscono in niente.
Nessuno si meravigli di questa affermazione, nessuno la biasimi.
Lo scopo principale, l'obiettivo fondamentale per cui vengono ema-
nate potenti leggi e formulati grandi principi e istituzioni riguardanti
ogni aspetto della civiltà è la felicità umana; e tale felicità consiste so-
lo nell'avvicinarsi sempre più alla Soglia dell'Onnipotente Iddio e
nell'assicurare la pace e il benessere di ogni membro nobile e umile
della razza umana. E i mezzi supremi per raggiungere questi due
obiettivi sono le eccellenti qualità di cui l'umanità è stata dotata.
Una cultura superficiale che non sia sorretta da una raffinata mo-
ralità è "visione confusa di sogno" e senza perfezione interiore il lu-
stro esteriore è "come miraggio nel deserto, miraggio che l'assetato
crede acqua". E infatti, con la mera civiltà esteriore, non si potranno
mai conseguire risultati che ottengano l'approvazione di Dio e as-
sicurino la pace e il benessere dell'uomo.I popoli d'Europa non sono assurti ai più alti livelli della civiltà
morale, come è chiaramente dimostrato dalle loro opinioni e com-
portamenti. Osservate, per esempio, come il supremo desiderio dei
governi e dei popoli europei sia oggi quello di conquistarsi e di
schiacciarsi vicendevolmente e come, mentre in segreto covano la più
profonda reciproca avversione, passino il tempo scambiandosi cordiali
espressioni di affetto, amicizia e armonia.C'è il caso ben noto di quel governante che predica la pace e la
tranquillità, ma contemporaneamente dedica più energia dei guerra-
fondai ad accumulare armi e ad ammassare grandi eserciti, con la giu-
stificazione che solo la forza può portare la pace e l'armonia. La pace è
un pretesto e notte e giorno fanno di tutto per accumulare strumenti di
guerra: e per pagare tutto questo i loro sventurati popoli devono
sacrificare la maggior parte di quello che guadagnano con il sudore del
loro lavoro. Migliaia di persone hanno smesso di lavorare in utili
industrie e faticano da mane a sera per produrre nuove armi ancor più
mortali che spargeranno più copiosamente di prima il sangue della
razza umana.Ogni giorno inventano una nuova bomba e un nuovo esplosivo:
perciò i governi devono abbandonare le armi antiquate e produrne di
nuove, perché quelle vecchie non possono reggere a confronto con le
nuove. Per esempio mentre scriviamo nel 1292 A.H. in Germania è
stato inventato un nuovo fucile e in Austria un cannone di bronzo, che
sono più potenti dei fucili Martini-Henry e dei cannoni Krupp, hanno
effetti più rapidi e maggiore efficacia nel distruggere la razza umana.
Il loro costo esorbitante è pagato dalle sventurate masse.
Siate giusti: può questa civiltà nominale, priva dell'appoggio di una
genuina civiltà del carattere, portare la pace e il benessere del popolo o
ottenere il beneplacito di Dio? O non implica piuttosto la distruzione
della condizione umana e non abbatte le colonne della pace e della
felicità?Si dice che al tempo della Guerra Franco-Prussiana, nel 1870 del-
l'Èra Cristiana, seicentomila uomini morirono, stroncati e abbattuti,
sul campo di battaglia. Quante case completamente devastate; quante
città, fiorenti la notte prima, all'alba erano rase al suolo. Quanti
fanciulli orfani e abbandonati, quanti vecchi padri e quante anziane
madri hanno dovuto vedere i loro figli, giovani frutti delle loro vite,
contorcersi e morire nella polvere e nel sangue. Quante donne rimaste
vedove, senza aiuto o protezione.Poi le biblioteche e i magnifici edifici francesi andarono in fiamme
e l'ospedale militare, gremito di malati e di feriti, fu messo a fuoco e
raso al suolo. E quindi seguirono i terribili fatti della Comune, gli atti
selvaggi, le rovine e gli orrori dei giorni in cui fazioni opposte si
combatterono e si uccisero nelle strade di Parigi. E vi furono gli odi e
le ostilità fra i capi religiosi cattolici e il governo germanico, la guerra
civile, la rivolta, le stragi e le distruzioni in Spagna fra i partigiani
della Repubblica e i Carlisti.Fin troppi esempi di questo genere stanno a dimostrare che l'Eu-
ropa è moralmente incivile. Non desiderando gettare biasimo su alcu-
no, chi scrive Si è limitato a questi pochi esempi. È chiaro che nessu-
na mente perspicace e ben informata può approvare questi fatti. È
giusto e conveniente che popoli tra i quali accadono tali orrori, in
aperto contrasto con il più desiderabile comportamento umano, osi-
no vantare una civiltà reale e conveniente? Poiché da tutto questo
non sì può sperare altro risultato che una fugace vittoria, e questa non
è mai duratura, per il saggio non ne vale certo la pena.
Più di una volta nell'arco dei secoli lo stato germanico sottomise la
Francia; più di una volta il regno di Francia governò in terra tedesca.
Si può permettere che ai nostri giorni seicentomila creature inermi
siano immolate per risultati così irrisori e fugaci? No, per il Signore
Iddio! Anche un bambino può vederne il danno. Eppure l'insegui-
mento della passione e del desiderio avvolge gli occhi in migliaia di
veli che sorgono dal cuore e accecano la vista esteriore e interiore.
Desiderio ed egoismo s'affacciano alla portaLa vera civiltà dispiegherà le sue insegne nel cuore del mondo
quando un certo numero dei suoi sovrani di nobile intelletto e senti-
mento - fulgidi esempi di devozione e determinazione - per il bene e la
felicità dell'intero genere umano, si leveranno con ferma risolutezza e
chiara visione a stabilire la Causa della Pace Universale. Essi deb-
bono fare della Causa della Pace oggetto di una consultazione genera-
le e cercare con ogni mezzo in loro potere di fondare un'Unione del-
le nazioni del mondo. Debbono concludere un trattato vincolante e
stabilire un patto, i cui provvedimenti siano efficaci, inviolabili e ben
definiti e poi proclamarlo in tutto il mondo e ottenerne la sanzione
dell'intera razza umana. Questa suprema e nobile impresa - vera fonte
della pace e del benessere di tutto il mondo - deve essere considerata
sacra da tutti coloro che dimorano sulla terra. Tutte le forze dell'u-
manità devono essere mobilitate per assicurare la stabilità e la perma-
nenza dì questo Sommo Patto. In questo Accordo universale bisogna
fissare chiaramente i limiti e le frontiere di ogni nazione, precisare in
modo definitivo i principi regolatori delle relazioni fra i governi e de-
terminare tutte le intese e gli obblighi internazionali. È parimenti ne-
cessario porre stretti limiti alle misure degli armamenti di ogni gover-
no, perché se si permette un incremento dei preparativi di guerra e
delle forze militari di una nazione, si desteranno i sospetti delle altre.
Il principio fondamentale regolatore di tal solenne Patto deve essere
così ben fissato che se, più tardi, un governo violerà qualcuno di quei
provvedimenti, tutti i governi della terra si muoveranno per ricon-
durlo a completa sottomissione, anzi la stessa razza umana, come un
sol uomo, risolverà d'abbattere quel governo, con ogni potere a sua
disposizione. Se questo massimo fra i rimedi verrà applicato al corpo
infermo del mondo, esso senza dubbio guarirà dai suoi malanni e ri-
marrà perpetuamente salvo e sicuro.Considera come, se questa felice situazione si realizzasse, nessun
governo avrebbe bisogno di accumulare armi su armi, né si sentirebbe
obbligato a produrre in continuazione nuovi strumenti di guerra per
domare la razza umana. Sarebbe sufficiente una piccola forza per
scopi di sicurezza interna, per correggere i criminali e gli agitatori e
per prevenire i tumulti locali, e niente altro. Così la gente verrebbe,
prima di tutto, sgravata dello schiacciante peso delle spese corrente-
mente imposte per scopi militari, e poi un gran numero di persone
cesserebbe di dedicare il suo tempo a inventare di continuo nuovi
strumenti di distruzione - testimonianze di cupidigia e crudeltà, tanto
incompatibili con il dono della vita - e dedicherebbe invece i suoi
sforzi a produrre tutto ciò che giovi alla vita, alla pace e al benessere
dell'uomo, divenendo in tal modo causa di sviluppo e prosperità per
tutti. Così ogni nazione sulla terra vivrebbe nell'onore e ogni popolo
sarebbe cullato nella tranquillità e nella contentezza.
Alcuni, non consapevoli del potere latente negli sforzi dell'uomo,
considerano ciò assolutamente impraticabile, anzi addirittura al di
fuori della portata del massimo impegno umano. Ma non è così. Al
contrario, mercé l'infallibile grazia di Dio, l'amorevole gentilezza dei
Suoi favoriti, l'impareggiabile prodigarsi di anime sagge e capaci e i
pensieri e le idee di preziosi governanti di quest'èra nulla può consi-
derarsi irraggiungibile. Ciò che è necessario è l'impegno, un impegno
incessante: null'altro che una ferrea determinatezza può conseguire
questi risultati. Molte Cause che nelle epoche passate erano state sti-
mate mere visioni sono oggi divenute facilissime e possibili. Perché
dovremmo considerare impossibile la realizzazione di questa grandis-
sima ed eccelsa Causa, astro del firmamento della vera civiltà e moti-
vo di gloria, di progresso, di benessere e successo per l'intera razza
umana? E' certo che giungerà il giorno in cui la sua meravigliosa luce
diffonderà il suo splendore sull'intera accolta umana.
Se i preparativi militari proseguiranno di questo passo, l'apparato
bellico giungerà a un punto tale che la guerra diverrà intollerabile per
l'umanità.Da ciò che s'è detto, è chiaro che la gloria e la grandezza dell'uomo
non consistono nell'avidità di sangue e negli artigli aguzzi, nel-
l'abbattere città e nel seminare rovina, nel fare scempio di militari e di
civili. Ciò che potrà assicurargli un luminoso futuro è invece la sua
fama di esser giusto, la gentilezza verso tutti, illustri e umili; è la sua
opera tesa a edificare paesi e città, villaggi e distretti, a rendere la vita
agevole, pacifica e felice per i suoi simili, a stabilire principi fonda-
mentali per il progresso, a innalzare il livello di vita e accrescere la
ricchezza di tutti.Considerate come nel corso della storia molti sovrani si siano assisi
su troni da conquistatore. Tra questi vi furono Hulágú Khán e Ta-
merlano che s'impadronirono del vasto continente asiatico, Alessandro
il Macedone e Napoleone I che stesero le loro arroganti mani su tre
dei cinque continenti della terra. E che cosa venne dalle loro possenti
vittorie? Fiorì qualche Paese? Ne derivò qualche felicità? Quale trono
rimase in piedi? O non accadde piuttosto che quelle stesse case
regnanti persero il potere? Hulágú di Changís, signore della guerra,
non raccolse altro frutto da tutte le sue conquiste, escluso che l'Asia,
bruciata dalle fiamme di molte battaglie, fosse ridotta in cenere. E Ta-
merlano da tutti i suoi trionfi ottenne solo popoli dispersi al vento e
universale rovina. Eccetto il fatto che suo figlio perse il trono, e Filip-
po e Tolomeo si presero i domini sui quali egli un tempo aveva go-
vernato, Alessandro non ebbe altro da mostrare delle sue grandi vit-
torie. E che cosa ricavò Napoleone I sottomettendo i sovrani d'Europa,
se non che distrusse Paesi fiorenti, rovinò i loro abitanti, sparse terrore
e angoscia per tutta l'Europa e, alla fine dei suoi giorni, fu egli stesso
fatto prigioniero? Tanto si può dire dei conquistatori e dei ricordi che
essi lasciano dietro di sé.Paragonate tutto questo con le encomiabili qualità, la grandezza e
la nobiltà di Anúshírván il Generoso e il Giusto. Quando quel nobile
monarca salì al potere, il trono di Persia, un tempo solido, era sul
punto di crollare. Con il suo dono divino dell'intelletto, egli pose le
fondamenta della giustizia, sradicando l'oppressione e la tirannia e
radunando le disperse popolazioni persiane sotto le ali del suo domi-
nio. Grazie all'influenza risanatrice della sua costante sollecitudine, la
Persia, ch'era sfiorita e desolata, fu riportata in vita e rapidamente
trasformata nella più bella di tutte le nazioni prosperose. Egli ricostruì
e rafforzò i disorganizzati poteri dello stato e la fama della sua
rettitudine e della sua giustizia risonò al di là dei sette climi, 39a finché
il popolo si risollevò dalla degradazione e dalla miseria fino a toccare
le vette della felicità e dell'onore. Benché egli fosse un Mago,39b Mu-
hammad, - quel Centro della Creazione, quel sole del rango profetico -
disse di lui: "Sono nato al tempo di un re giusto", rallegrandoSi di
essere venuto al mondo durante il suo regno. Raggiunse questo illustre
personaggio il suo elevato rango in virtù delle proprie ammirevoli
qualità oppure perché cercò di conquistare il mondo e di spargere il
sangue delle sue genti? Come si può notare, egli conseguì un rango
così illustre nel cuore del mondo, che la sua grandezza ancora risuona
attraverso tutta la caducità del tempo ed egli s'è conquistato la vita
eterna. Se dovessimo commentare l'immortalità dei grandi, questo
breve saggio ne sarebbe indebitamente allungato e poiché non è asso-
lutamente certo che l'opinione pubblica persiana possa essere concre-
tamente influenzata da tale lettura, abbrevieremo il lavoro e prosegui-
remo con altri argomenti che rientrano nell'ambito della comprensione
del pubblico. In ogni modo, se tale riduzione produrrà risultati
positivi, a Dio piacendo, scriveremo altri libri che trattino, nei dettagli
e in modo utile, i principi fondamentali della saggezza divina in
relazione al mondo fenomenico.Nessun potere sulla terra può prevalere contro le armate della giu-
stizia e ogni cittadella deve cadere di fronte a loro giacché l'uomo si
piega di buon grado sotto i trionfali colpi di questa lama decisa, e
luoghi prima desolati fioriscono sotto i passi di questo esercito. Vi so-
no due possenti stendardi che, quando ricopriranno con la loro om-
bra ogni corona di sovrano, faranno sì che con veloce facilità l'in-
fluenza di quei governi penetri - come la luce del sole - l'intera terra:
il primo è la saggezza, il secondo è la giustizia. Contro queste due po-
tentissime forze le ferree colline non possono prevalere e, dinanzi a
loro, crollerebbero perfino le mura di Alessandro. E' chiaro che la vita
in questo evanescente mondo è fugace e incostante come il vento del
mattino ed essendo così, quanto sono fortunati i grandi che dietro di sé
lasciano un buon nome e il ricordo di un'esistenza spesa sul sentiero
del compiacimento divino.39c Sa'di, Il Gulistan, Sulla condotta del sovrano
La conquista può anche essere cosa lodevole e vi sono occasioni in
cui la guerra diventa un formidabile fondamento di pace e la rovina il
migliore strumento di ricostruzione. Se, per esempio, un sovrano di
alto sentire guida le sue truppe per frenare una rivolta di ribelli e di
aggressori, oppure se scende in campo e si distingue in una lotta tesa a
unificare uno stato e un popolo divisi, se, in breve, scatena una guerra
per uno scopo giusto, allora quest'ira apparente è in sé misericordia, e
questa pretesa tirannia è la sostanza della giustizia, e il guerreggiare il
fondamento della pace. Oggi, il compito che spetta ai grandi
governanti è di stabilire la pace universale, perché in questo sta la
libertà di tutti i popoli.La quarta frase della Tradizione citata che indica la via della salva-
zione è "Obbedire ai comandamenti del Signore". Il massimo onore
dell'uomo è sicuramente nell'umiltà e nell'obbedienza dinanzi a Dio; la
grandezza della sua gloria la nobiltà del suo ragno e del suo onore
dipendono dalla stretta osservanza dei comandamenti e delle proibi-
zioni di Dio. La religione è la luce del mondo e il progresso, il succes-
so e la felicità dell'uomo scaturiscono dall'ottemperanza alle leggi sta-
bilite nei Libri sacri. In breve si può dimostrare che nella vita, sia in-
teriormente sia esteriormente, la struttura più possente, più solida, più
duratura, eretta a custodia del mondo, capace di assicurare le per-
fezioni spirituali e materiali dell'umanità e di proteggere la felicità e la
civiltà della società, è la religione.È vero che vi sono mentecatti i quali, senza aver mai adeguata-
mente esaminato i principi fondamentali delle rivelazioni divine,
hanno preso a misura il comportamento di alcuni ipocriti religiosi e
soppesato tutte le persone pie su questa stessa bilancia concludendo in
tal modo che le religioni sono un ostacolo al progresso, un elemento
disgregatore e causa di avversione e inimicizia fra i popoli. Costoro
non hanno punto osservato che i principi delle rivelazioni divine non
possono essere valutati in base agli atti di coloro che si limitano a
pretendere di seguirli. Infatti qualsiasi cosa eccellente, per quan-
to preziosa, può essere sviata verso fini sbagliati. Nelle mani di un
fanciullo ignaro o di un cieco, un lume acceso non disperde le tenebre
circostanti né illumina la casa: brucia sia chi lo tiene in mano sia la
casa. In tali circostanze potremmo biasimare il lume? No, per il Si-
gnore Iddio! Per chi vede, esso è una guida che mostra la via, per il
cieco è rovina.Tra coloro che ripudiarono la fede religiosa vi fu il francese Voltai-
re, il quale scrisse numerosi libri contro le religioni: opere che non
sono migliori di un trastullo infantile. Costui, prendendo a misura le
mancanze e le malefatte del Papa, capo della religione cattolica roma-
na, e gli intrighi e le dispute dei capi spirituali della cristianità, discus-
se e cavillò sullo Spirito di Dio (Gesù). Nell'insania del suo ragiona-
mento, egli non riuscì ad afferrare il vero significato delle sacre Scrit-
ture, obiettò su alcune parti dei Testi rivelati e insistette sulle difficoltà
che essi implicavano. "E Noi riveliam del Corano ciò che è guarigione
e misericordia ai credenti, ma negli empi non accresce che per-
dizione"."Molti Egli travierà con tali parabole e molti guiderà al vero; ma
chi travierà non saranno che gli empi..".Sicuramente l'amore, l'amicizia e l'unità fra tutti i membri della
razza umana sono i massimi strumenti per conseguire il progresso e la
gloria dell'uomo, i mezzi supremi per illuminare e redimere il mondo.
Nulla si può realizzare sulla terra - non è nemmeno pensabile - senza
unità e accordo; e il perfetto strumento per generare amicizia e unione
è la vera religione. " Tu, anche se avessi dato via tutte le ricchezze
della terra, non li avresti riconciliati quei cuori; ma Dio, Egli li ha
riconciliati...» .La venuta dei Profeti di Dio con il Loro potere di creare la vera
unità - un'unità che è tanto esteriore quanto nel cuore - unisce persone
malvage, bramose l'una del sangue dell'altra, sotto l'unica protezione
della Parola di Dio. Allora migliaia di anime diventano come un'anima
sola e un'infinità di persone si fondono in un unico corpo.
Un tempo essi erano come onde del mareI fatti accaduti con l'avvento dei Profeti dell'antichità, la Loro
condotta, le Loro opere e le circostanze della Loro vita non sono ade-
guatamente descritte da storie autorevoli. Se ne parla in sintesi nei
versetti del Corano, nelle Sacre Tradizioni e nella Torà. Tuttavia, poi-
ché tutti gli eventi accaduti dai tempi di Mosé fino ad oggi si trovano
nel poderoso Corano, nelle autorevoli Tradizioni, nella Torà e in al-
tre fonti attendibili, in questo saggio Ci accontenteremo di brevi cita-
zioni, proponendoCi soltanto di stabilire definitivamente se la reli-
gione sia la vera base e il principio fondamentale della cultura e della
civiltà o se, come Voltaire e i suoi pari sostengono, essa vanifichi ogni
progresso, benessere e pace della società.Per evitare una volta per tutte le obiezioni di qualunque popolo del
mondo, condurremo il Nostro discorso in base a quelle narrazioni
autorevoli sulle quali tutte le nazioni sono d'accordo.
Nei tempi in cui gli Israeliti si erano moltiplicati in Egitto, spar-
gendosi per tutto il Paese, i Faraoni Copti d'Egitto decisero di rinfor-
zare e favorire le popolazioni copte e di degradare e disonorare i figli
di Israele che essi consideravano stranieri. Per lungo tempo gli Israeli-
ti, divisi e sparsi, furono prigionieri nelle mani degli oppressori copti,
scherniti e disprezzati da tutti, tanto che il più umile dei Copti poteva
liberamente perseguitare il più nobile degli Israeliti e spadroneggiare
su di lui. L'asservimento, la miseria e la debolezza degli Ebrei
raggiunsero un punto tale che di giorno o di notte, essi non erano mai
in grado di proteggere se stessi o di difendere le mogli e le famiglie
dalla tirannia dei carcerieri faraonici. Loro cibo erano i brandelli dei
loro cuori spezzati, loro bevanda fiumi di lacrime. E così conti-
nuarono in quell'angoscia finché improvvisamente Mosé, il Leggia-
dro, vide la Luce Divina erompere dalla Valle Benedetta, quel luogo
che era terra santa, e udì la vivificante voce di Dio parlare dalle fiam-
me di quell'Albero che non è " né orientale né occidentale " e Si erse
in tutta la panoplia del Suo rango di profeta universale. Frammezzo
agli Israeliti Egli divampò come torcia di guida divina e con la luce
della salvezza condusse quel popolo perduto dalle ombre dell'igno-
ranza fino al sapere e alla perfezione. Radunò le sbandate tribù
d'Israele sotto la protezione dell'unificante e universale Parola di Dio
e innalzò il vessillo dell'armonia sui picchi dell'unità, così che in bre-
ve quelle anime ottenebrate divennero educate nello spirito e coloro
che erano stati estranei alla verità si riunirono nella causa dell'unicità
di Dio, e liberati dall'abiezione dalla miseria, dall'incapacità di com-
prendere e dalla prigionia raggiunsero i gradi supremi della felicità e
dell'onore. Emigrati dall'Egitto e partiti alla volta dell'antica patria
d 'Israele, giunsero a Canaan e in Filistea. Dapprima conquistarono le
sponde del fiume Giordano e Gerico e si stabilirono in quelle zone;
poi ridussero sotto il loro dominio tutte le regioni confinanti, come la
Fenicia, Edom e Ammon. Nei tempi di Giosuè i governi nelle mani
degli Israeliti erano trentuno: in ogni nobile attributo umano - sapere,
equilibrio, fermezza, coraggio, onore e generosità - questo popolo
giunse a superare tutte le nazioni della terra. In quei tempi, quando un
Israelita si univa a un gruppo, subito emergeva per le sue numerose
virtù e perfino gli stranieri, per elogiare una persona, solevano dirle
che sembrava un Israelita.È inoltre documentato in numerose opere storiche che i filosofi
greci come Pitagora, attinsero la maggior parte della loro filosofia, sia
divina sia materiale, dai discepoli di Salomone. E Socrate, che si era
messo in viaggio spinto dal desiderio d'incontrare i più illustri studiosi
e teologi di Israele, ritornato in Grecia, affermò il concetto dell'unicità
di Dio e della continuità della vita dell'anima umana, una volta liberata
dalla polvere degli elementi. Alla fine gli ignoranti tra i Greci
denunciarono quest'uomo che aveva còlto i più reconditi misteri della
saggezza e decisero di toglierli la vita; poi il popolo forzò la mano del
governo e durante una riunione d'assemblea gli fecero bere una coppa
di veleno.Dopo essere progrediti in ogni livello della civiltà e aver consegui-
to il massimo successo possibile, a poco a poco gli Israeliti incomin-
ciarono a dimenticare i principi fondamentali della Legge e della Fe-
de mosaica, a preoccuparsi di riti e cerimoniali e a mostrare una con-
dotta sconveniente. Ai tempi di Roboamo figlio di Salomone, scop-
piò fra loro una terribile contesa : uno di loro, Geroboamo, complot-
tò per impadronirsi del trono e introdusse il culto degli idoli. La lotta
fra Roboamo e Geroboamo portò a secoli di guerre fra i loro discen-
denti, con il risultato che le tribù d'Israele furono disperse e smem-
brate. In breve, avendo dimenticato il significato della Legge di Dio
si lasciarono prendere dal fanatismo ignorante e da riprovevoli com-
portamenti come la ribellione e la sedizione. I loro teologi, avendo
concluso che tutte le qualità essenziali per la razza umana esposte nel
Libro Santo erano per loro lettera morta, incominciarono a pensare
solo ai propri interessi egoistici e gettarono la gente nel dolore per-
mettendo loro di affondare nei più profondi baratri di incuria e igno-
ranza. E il frutto delle loro malefatte fu questo: l'antica gloria, che era
durata tanto a lungo, si trasformò in degradazione e i governanti di
Persia, Grecia e Roma li sopraffecero. Le insegne della loro sovranità
furono rovesciate. L'ignoranza, la stoltezza, la degradazione e l'e-
goismo di quei capi religiosi e dottori furono messi in luce con la ve-
nuta di Nabucodonosor, re di Bábilonia, che li distrusse. Dopo aver
fatto un massacro generale, saccheggiato e razziato le loro case e per-
fino sradicati i loro alberi, egli fece prigionieri tutti coloro che la sua
spada aveva risparmiato e li condusse a Bábilonia. Settant'anni dopo i
discendenti di questi prigionieri, rilasciati, ritornarono a Gerusalem-
me. Allora Ezechia ed Esdra restaurarono fra loro i principi fonda-
mentali dal Santo Libro e giorno dopo giorno gli Israeliti progredirono
e nuovamente apparve lo splendore mattutino delle antiche ere. Ma
dopo breve tempo sorsero nuovamente gravi dispute su questioni di
fede e di comportamento; ancora una volta unico pensiero dei dottori
ebrei divenne l'attuazione dei propri scopi egoistici e le riforme attuate
ai tempi di Esdra si tramutarono in traviamento e corruzione. La
situazione peggiorò a tal punto che più di una volta gli eserciti della
repubblica di Roma e dei suoi condottieri conquistarono il territorio
israeliano. Infine il bellicoso Tito, comandante delle forze romane,
calpestò e distrusse la patria degli Ebrei, passò gli uomini a fil di
spada, catturò le donne e i bambini, rase al suolo le case, abbatté gli
alberi, bruciò i libri, saccheggiò i tesori e ridusse Gerusalemme e il
Tempio un cumulo di ceneri. Dopo questa suprema calamità, la stella
del dominio d'Israele tramontò definitivamente e oggi i resti di quella
nazione scomparsa sono sparsi ai quattro venti. "E li colpì l'abiezione
e la miseria". Queste due gravissime sventure, inflitte da Na-
bucodonosor e da Tito, sono riportate nel glorioso Corano: "E decre-
tammo solennemente nel Libro contro i figli di Israele: 'Certo voi
porterete la corruzione sulla terra due volte e v'innalzerete a superbia
alta'. E quando venne a compiersi la prima delle due minacce, susci-
tammo contro di voi dei servi Nostri, pieni di forza grande, che pene-
trarono liberamente nelle vostre dimore, e la minaccia si avverò... E
quando venne per compiersi l'altra punizione minacciata per l'altra
trasgressione, ecco inviammo un nemico a rattristare i vostri volti e ad
entrare nel Tempio, come v'erano entrati la prima volta, e a di-
struggere di distruzione totale tutto quel che avevano conquistato".
Il Nostro scopo è di dimostrare come la vera religione promuova
la civiltà e l'onore, la prosperità e il prestigio, la cultura e il progresso
di popoli un tempo abietti, schiavi e ignoranti; e come, caduta nelle
mani di capi religiosi stolti e fanatici, essa sia deviata verso fini sba-
gliati, finché questo sommo splendore si trasforma nella più nera
notte.Quando per la seconda volta apparvero inequivocabilmente i segni
della disgregazione, degradazione schiavitù e annientamento di Israele
allora sul Giordano e sulla Terra di Galilea spirarono i dolci e santi
aliti dello Spirito di Dio (Gesù), le nuvole della pietà divina coprirono
quei cieli e riversarono le copiose acque dello spirito. E dopo quegli
abbondanti scrosci provenienti dal più grande Mare, dalla Terra Santa
esalò il profumo e sbocciò il fiore della conoscenza di Dio. Poi il
solenne canto del Vangelo si levò alto fino a risuonare nelle orecchie
di coloro che dimorano nelle sale del cielo e, al tocco del respiro di
Gesù, i morti che giacevano immemori negli avelli dell'ignoranza,
sollevarono il capo per ricevere la vita eterna. Per tre anni quel
Luminare di perfezioni cammino per i campi della Palestina e nei
pressi di Gerusalemme, guidando tutti gli uomini verso l'alba della re-
denzione, insegnando loro come acquisire qualità spirituali e attributi
graditi a Dio. Se il popolo di Israele avesse creduto in quel leggiadro
Sembiante, si sarebbe preparato a servirLo e ad ubbidirGli anima e
corpo e, grazie al vivificante aroma del Suo Spirito, avrebbe ricon-
quistato la propria vitalità perduta e riportato nuove vittorie.
Ahimè! a che giovò? Essi si allontanarono da Lui e Gli si oppose-
ro. Insorsero e tormentarono quella Fonte di Sapere Divino, quel
Punto su cui era discesa la Rivelazione - tutti, tranne pochi i quali,
volgendo il viso verso Dio, furono purificati dalla macchia di questo
mondo e trovarono la strada verso le vette del Reame di là dallo Spa-
zio. Ogni sorta di dolore fu inflitta a quella Sorgente di grazia, finché
Egli non poté più vivere nella città, eppure innalzò il vessillo della
salvezza e stabilì solidamente le fondamenta della probità umana, base
essenziale della vera civiltà.Nel quinto capitolo di Matteo al versetto 39 Egli ammonisce: "Ma
io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la
guancia destra tu porgigli anche l'altra". E inoltre nel quarantatreesimo
versetto è scritto: "Avete udito che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo e
non opprimerai il tuo nemico con l'inimicizia' Ma io vi dico amate i
vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano, affinché siate
figli del Padre vostro che è nei cieli, che fa sorgere il suo sole sopra i
cattivi e sopra i buoni e fa piovere la Sua misericordia sui giusti e
sugli ingiusti. Perché se voi amate quelli che vi amano, quale premio
meritate? Non fanno altrettanto anche i pubblicani?"
Molti consigli come questi furono espressi da quell'Astro di sag-
gezza divina e le anime che hanno assunto tali attributi di santità sono
la quintessenza della creazione e le fonti della vera civiltà.
Gesù, quindi, fondò la sacra Legge sulla base del carattere morale e
della completa spiritualità e per coloro che credettero in Lui tracciò
una speciale regola di vita che costituisce il più alto modo di agire
sulla terra. E mentre apparentemente quegli emblemi di redenzione
furono abbandonati alla malvagità e alle persecuzioni dei loro aguzzi-
ni, in realtà - liberati dalle tenebre senza speranza che avvolgevano gli
Ebrei - essi brillarono di gloria eterna nell'alba di quel nuovo giorno.
La possente nazione ebraica precipitò e si sgretolò, ma quelle po-
che anime che cercarono protezione sotto l'Albero Messianico tra-
sformarono tutta la vita umana. In quei tempi i popoli della terra era-
no completamente ignoranti, fanatici e idolatri. Solo un piccolo
gruppo di Ebrei credeva nell'unicità di Dio ed erano considerati reietti.
Queste sante anime cristiane sorsero a promulgare una Causa dia-
metralmente opposta e contraria ai credi dell'intera razza umana. I re
di quattro fra i cinque continenti decisero implacabilmente di stermi-
nare i seguaci di Cristo e tuttavia la maggior parte di loro finì col pro-
mulgare la Fede di Dio con tutto il cuore. Tutte le nazioni europee,
molti popoli dell'Asia e dell'Africa e alcuni abitanti delle isole del Pa-
cifico furono riuniti nell'asilo dell'unicità di Dio.
Considerate se esista da qualche parte nella creazione un principio
in qualche modo più potente della religione, o se si possa concepire un
potere più penetrante delle diverse Fedi Divine, o se esista un mezzo
in grado di creare vero amore, amicizia e unione fra tutti i popoli,
come il credere in un Onnipotente e Onnisciente Iddio, o se oltre alle
leggi di Dio vi sia segno di un mezzo capace di educare tutta l'umanità
in ogni aspetto della rettitudine.I credenti mostrano, non appena accettano la Fede, quelle qualità
cui i filosofi giungono quando toccano le vette della saggezza e quei
nobili attributi umani che li caratterizzano all'apice della loro perfe-
zione. Come si può notare, le anime che bevvero le acque vivificatri-
ci della redenzione dalle misericordiose mani di Gesù, lo Spirito di
Dio, ed entrarono nell'ombra protettrice del Vangelo, raggiunsero un
sì alto grado di condotta morale che Galeno, il famoso medico, che
pur non era cristiano, nel suo compendio della Repubblica di Platone,
ne esaltò le azioni. La seguente è una traduzione letterale delle sue
parole:"La maggior parte degli uomini è incapace di afferrare una succes-
sione di argomenti logici. Per questo essi hanno ancora bisogno di
simboli e parabole che parlino di ricompense e punizioni del mondo
a venire. Una conferma di ciò è che oggi osserviamo un popolo chia-
mato cristiano che crede devotamente in ricompense e punizioni di
una condizione futura. Tale gruppo mostra azioni eccellenti, simili a
quelle del vero filosofo. Per esempio, vediamo tutti con i nostri occhi
che essi non hanno alcun timore della morte e il loro amore per la
giustizia e le buone azioni è così grande che devono essere considera-
ti veri filosofi".Il rango dei filosofi, in quei tempi e secondo Galeno, era superiore
a qualsiasi altro nel mondo. Considerate allora come il potere illumi-
nante e spiritualizzante delle religioni divine spinga i credenti a tali
altezze di perfezione che un filosofo come Galeno, che non era cri-
stiano, può scrivere una simile testimonianza.Una dimostrazione dell'eccellenza dei Cristiani di quei tempi fu
che si dedicarono alla carità e alle buone azioni, fondarono ospedali e
istituzioni filantropiche. Per esempio, l'imperatore Costantino fu il
primo a istituire in tutto l'impero Romano ospedali pubblici dove i
poveri, i feriti, i derelitti ricevevano assistenza medica. Questo grande
monarca fu il primo condottiero romano che difese la Causa di Cristo.
Egli non lesinò sforzi, dedicando la sua vita alla promulgazione dei
principi del Vangelo, e dette solide basi di moderazione e di giustizia
al governo romano, che era stato un sistema fortemente oppressivo. Il
suo nome benedetto risplende come la stella del mattino dall'alba della
storia e il suo rango e la sua fama di alta nobiltà e civiltà fra i grandi
del mondo sono ancora sulla bocca dei Cristiani di tutte le
denominazioni.Quali solide fondamenta di un carattere eccellente furono poste in
quei tempi, grazie all'educazione di anime sante che propugnarono gli
insegnamenti del Vangelo! Quante scuole elementari, università,
ospedali furono fondati! E quante istituzioni per l'educazione di
fanciulli orfani e bisognosi! Quante persone sacrificarono i loro inte-
ressi personali e "per il desiderio di compiacere il Signore" dedicaro-
no la vita a istruire le masse.Ma quando fu vicino il tempo in cui doveva sorgere sul mondo
l'alba della splendente beltà di Muhammad, il controllo della Cristia-
nità passò nelle mani di preti ignoranti. Le brezze celestiali, che spira-
vano soavemente dalle contrade della grazia divina, si spensero e le
leggi del grande Vangelo, la roccaforte su cui poggiava la civiltà del
mondo, si isterilirono per il cattivo uso e per la condotta di persone
che, apparentemente buone, erano interiormente malvage.
Famosi storici europei, nel delineare in tutti i loro aspetti le condi-
zioni, il modo di vivere, la politica, il sapere e la cultura dell'antichità,
del Medio Evo e dei tempi moderni, scrivono unanimemente che
durante i dieci secoli che costituiscono il Medio Evo - dall'inizio del
VI secolo dell'èra cristiana fino alla fine del XIV - l'Europa fu, da ogni
punto di vista, estremamente barbara e oscura. Causa principale di
questo stato di cose furono i monaci, i quali considerati dai popoli
europei capi spirituali e religiosi, avevano rinunziato alla durevole
gloria che viene dall'obbedienza ai sacri comandamenti e agli inse-
gnamenti celestiali del Vangelo e si erano messi in combutta con gli
arroganti e tirannici reggitori del potere temporale di quei tempi.
Avevano distolto gli occhi dalla gloria eterna per dedicare tutti i loro
sforzi al potenziamento dei rispettivi interessi mondani e vantaggi
passeggeri ed effimeri. Alla fine le cose giunsero al punto che le popo-
lazioni si trovarono irrimediabilmente prigioniere nelle mani di questi
due gruppi e tutto ciò devastò l'intera struttura della religione, della
cultura, del benessere e della civiltà dei popoli europei.
Quando - fermati dagli atti e dai pensieri indegni e dagli infamanti
scopi dei capi - i dolci aromi dello Spirito di Dio (Gesù) ebbero cessa-
to di pervadere il mondo e le tenebre dell'ignoranza, del bigottismo e
di atti sgraditi a Dio ebbero avviluppato la terra allora brillò l'alba
della speranza e sopraggiunse la primavera divina. Una nube di mise-
ricordia avvolse il mondo e dalle regioni della grazia incominciarono a
soffiare venti fecondi. Nel segno di Muhammad il Sole della Verità si
levò su Yathrib (Medina) e sull'Hijáz gettando sull'universo le luci
dell'eterna gloria. Allora la terra delle potenzialità umane fu trasfor-
mata e le parole «E scintillerà, allora, la terra della luce del Signore"
si avverarono. Il vecchio mondo si rinnovò e il suo corpo esanime ri-
sorse pieno di vita. La tirannia e l'ignoranza furono quindi abbattute e
in loro vece furono eretti torreggianti palazzi di sapere e di giustizia. Il
mare dell'illuminazione tuonò e la scienza rifulse. Prima che la
fiamma del sommo Profeta fosse accesa nel faro della Mecca, i popoli
selvaggi dell'Hijáz erano i più barbari e ottenebrati fra le genti del
mondo. Le loro usanze depravate e viziose, la loro ferocia e le conti-
nue faide sono ricordate in tutti i testi di storia. In quei tempi i popoli
civili della terra non consideravano le tribù arabe della Mecca e di
Medina neanche come esseri umani. Eppure, appena la Luce del
Mondo sorse su di loro - in breve tempo, grazie all'educazione impar-
tita da quella Miniera di perfezioni, quel Centro Focale della Rivela-
zione, e alle benedizioni elargite dalla Legge di Dio - essi si riunirono
nell'asilo del principio dell'unicità divina. Questo popolo di bruti
raggiunse allora un tale grado di perfezione umana e di civiltà che i
contemporanei se ne stupirono. Gli stessi popoli che avevano beffeg-
giato e deriso gli Arabi, che li avevano reputati una razza priva d'in-
telletto, ora li cercavano con avido interesse, ne visitavano i paesi per
acquisirvi illuminazione e cultura, abilità tecniche, scienza politica,
arti e scienze.Considerate quale influenza sulle questioni materiali abbia l'edu-
cazione inculcata dal vero Educatore. Ecco tribù così arretrate e sel-
vagge che durante il periodo della Jáhilíyya seppellivano vive le figlie
di sette anni - un atto che non dico un essere umano, ma perfino un
animale detesterebbe e eviterebbe, ma che essi nella loro estrema de-
gradazione consideravano la massima espressione di onore e devozio-
ne ai principi - ebbene, queste stesse genti ottenebrate, grazie ai palesi
insegnamenti di quella grande Persona, progredirono tanto che, con-
quistati l'Egitto e la Siria con la sua capitale Damasco, la Caldea, la
Mesopotamia e l'Iran, giunsero a gestire da soli tutte le questioni di
maggiore importanza nelle quattro principali regioni del globo.
Gli Arabi superarono allora tutti i popoli nelle scienze e nelle arti,
nell'industria e nelle invenzioni, nella filosofia, nel governo e nel ca-
rattere morale. E in verità la rapida ascesa di questa gente brutale e
spregevole alle supreme altezze della perfezione umana è la più gran-
de dimostrazione della legittimità del rango profetico del Signore
Muhammad.Agli albori dell'Islam i popoli europei appresero dai Musulmani le
scienze e le arti della civiltà, praticate dagli abitanti dell'Andalusia.
Un attento e profondo esame dei documenti storici dimostra che la
civiltà europea deriva in gran parte da loro. Infatti tutti gli scritti degli
studiosi, teologi e filosofi musulmani furono a poco a poco raccolti
in Europa e soppesati e dibattuti con la massima attenzione in cena-
coli accademici e centri culturali: dopo di che il loro prezioso conte-
nuto fu messo in atto. Oggigiorno nelle biblioteche europee si possono
trovare numerose copie di opere di studiosi musulmani che non sono
reperibili nei Paesi islamici. Inoltre le leggi e i principi adottati in tutti
i Paesi d'Europa derivano in gran parte, anzi praticamente per intero,
dalle opere di giurisprudenza e dalle decisioni legali dei teologi
musulmani. Se non fosse per il timore di allungare indebitamente
questo testo, le citeremmo una per una.Gli inizi della civiltà europea risalgono al VII secolo dell'Era Mu-
sulmana. Eccone i particolari: verso la fine del V secolo dell'Egira, il
Papa o Capo della Cristianità sollevò una clamorosa protesta perché
luoghi sacri per i Cristiani, come Gerusalemme, Betlemme e Nazaret,
erano caduti in mani musulmane e incitò i sovrani e i popoli europei a
intraprendere una guerra che egli considerava santa. La sua appas-
sionata indignazione risuonò con tale veemenza che tutti i Paesi
d'Europa risposero e re crociati alla testa di sterminati eserciti, attra-
versarono il mare di Marmora e s'introdussero nel continente asiatico.
In quei giorni i califfi Fatimidi governavano l'Egitto e alcune regioni
dell'Occidente e anche i re siriani, cioè i Selgiuchi, erano per lo più
loro sudditi. In breve, i re dell'Occidente piombarono con i loro
sterminati eserciti sulla Siria e sull'Egitto e le guerre fra Siriani ed Eu-
ropei proseguirono per un periodo di duecentotre anni. Dall'Europa
continuavano ad arrivare rinforzi: gli Occidentali attaccarono ed
espugnarono più volte tutti i castelli della Siria e ogni volta i re del-
l'Islam li riconquistarono. Finalmente nel 693 dell'Egira, il Saladino
scacciò i sovrani europei e i loro eserciti dall'Egitto e dalle coste della
Siria. Irrimediabilmente sconfitti, essi fecero ritorno in Europa. Du-
rante le Crociate perirono milioni di persone. Per riassumere, dal 490
al 693 dell'Egira, re, generali e altri grandi d'Europa fecero la spola fra
l'Egitto, la Siria e l'Occidente e quando finalmente ritornarono tutti in
patria, introdussero in Europa tutto ciò che in oltre duecento anni di
guerra avevano osservato nei Paesi musulmani sull'arte del governo
sullo sviluppo sociale e sulla cultura, sulle università, sulle scuole e
sulla raffinatezza del vivere. La civiltà europea risale a quei tempi.
O popolo persiano! Quanto tempo dureranno ancora il tuo torpo-
re e il tuo letargo? Eri un tempo il signore dell'intera terra, avevi il
mondo ai tuoi piedi. Perché la tua gloria è decaduta, perché hai per-
duto il favore e sei scivolato nell'oblio? Eri fonte di sapere, inesauri-
bile sorgente di luce per tutta la terra: come mai sei ora inaridito,
spento e pusillanime? Un tempo illuminavi il mondo: perché ora ti
nascondi nel buio inerte e confuso? Apri l'occhio della mente e guar-
da i tuoi grandi bisogni presenti. Levati a lottare, persegui l'educazio-
ne, l'illuminazione. Ti pare giusto che lo straniero riceva dai tuoi pa-
dri cultura e sapere e che tu, sangue del suo sangue e legittimo loro
erede ne sia privo? Ti pare possibile che mentre i tuoi vicini lavorano
giorno e notte con massimo impegno per il loro progresso, onore e
prosperità tu nel tuo ignorante fanatismo, ti occupi solo di liti e av-
versioni di intemperanze, brame e vacui sogni? È lodevole che dissi-
pi e sciupi nell'apatia la luce che è tua per nascita, l'innata competen-
za e la congeniale intelligenza? Ci siamo di nuovo allontanati dal te-
ma.Gli intellettuali europei che conoscono bene il passato dell'Europa
e che si distinguono per sincerità e senso di giustizia, riconoscono
concordi che gli elementi basilari della loro civiltà derivano in ogni
particolare dall'Islam. Per esempio Draper, ben nota autorità france-
se, scrittore conosciuto da tutti gli studiosi europei per precisione,
abilità e cultura, in una delle sue opere più conosciute, Lo sviluppo in-
tellettuale dell'Europa, ha fornito a tal proposito un resoconto detta-
gliato e cioè sul fatto che i popoli europei attinsero dall'islam le fon-
damenta della civiltà e le basi del progresso e del benessere. Quel re-
soconto è esauriente e una traduzione allungherebbe indebitamente il
presente lavoro e sarebbe irrilevante per il Nostro scopo. Il lettore che
desideri ulteriori dettagli può consultare il testo.
In sostanza l'autore dimostra come l'intera civiltà europea - leggi,
principi, istituzioni scienze, filosofie, molteplici culture, modi e co-
stumi civili, letteratura, arte e industria organizzazione, disciplina,
comportamento, lodevoli tratti del carattere e perfino molte parole in
uso nella lingua francese - derivano dagli Arabi. Egli esamina detta-
gliatamente uno per uno tutti questi elementi, indicando anche il pe-
riodo in cui ciascuno fu importato dall'Islam. Descrive inoltre l'arrivo
degli Arabi in Occidente, in quella che ora è la Spagna, racconta come
in breve tempo essi vi instaurassero una civiltà molto evoluta e
menziona l'eccellenza raggiunta dai loro sistemi amministrativi e dal-
la loro dottrina, la solidità e l'ottima organizzazione delle loro scuole e
università dove s'insegnavano scienze e filosofia, arti e mestieri, la
maestria da loro conseguita nelle arti della civiltà; narra anche come
molti figli delle più importanti famiglie europee frequentassero le
scuole di Cordova e Granada, di Siviglia e Toledo per apprendervi le
scienze e le arti del vivere civile. Riferisce anche di un Europeo, Ger-
berto, che venuto in Occidente si iscrisse all'Università di Cordova, in
territorio arabo, studiandovi arti e scienze; quando fece ritorno in
Europa, egli raggiunse tale fama che alla fine fu innalzato alla guida
della Chiesa Cattolica e divenne Papa.Lo scopo di queste citazioni è di dimostrare che le religioni di Dio
sono la vera fonte delle perfezioni umane sia spirituali sia materiali e
scaturigine di illuminazione e benefico sapere per tutta l'umanità.
Esaminando la questione con obiettività, si scopre che tutte le leggi
politiche sono racchiuse in queste poche sante parole: «Essi promuo-
vono la giustizia e impediscono l'ingiustizia e gareggiano nelle opere
pie: quelli sono tra i buoni". E ancora: "E si formi fra voi una nazio-
ne di uomini che invitano al bene, che promuovono la giustizia e im-
pediscono l'ingiustizia. Questi saranno fra i fortunati". E più avanti:
"In verità Iddio ordina la giustizia e la beneficenza... e vieta la disso-
lutezza e l'oppressione: Ei v'ammonisce che abbiate a meditare". E
poi, su come rendere civile il comportamento umano: "Rendi il do-
vuto! Invita alla giustizia! Allontanati dagli ignoranti !" E analoga-
mente: "... e che controllano l'ira e perdonano agli oppressori, ché Dio
ama chi fa il bene...". E ancora: "La pietà non consiste nel volgere la
faccia verso l'Oriente o verso l'Occidente, bensì la vera pietà è quella
di chi crede in Dio, e nell'Ultimo Giorno, e negli Angeli, e nel libro, e
nei Profeti, e dà dei suoi averi per amore di Dio, ai parenti e agli
orfani e ai poveri e ai viandanti e ai mendicanti e per riscattare i
prigionieri, di chi compie la preghiera e paga la Decima, chi mantiene
le proprie promesse quando le ha fatte, di chi nei dolori e nelle av-
versità è paziente e nei dì di strettura; questi sono i giusti, questi i ti-
morati di Dio". E più avanti: "... preferiscono quelli a se stessi, anche
se afflitti da indigenza". Osservate come questi pochi sacri versetti
comprendano i livelli più alti e i più reconditi significati della civiltà e
racchiudono tutte le perfezioni del carattere umano.
Per il Signore Iddio, oltre al quale non v'è altro Dio, Perfino i mi-
nimi dettagli del vivere civile derivano dalle grazie dei Profeti di Dio.
Quale cosa utile all'umanità è stata mai creata che le Sacre Scritture
non avessero prima esplicitamente o implicitamente esposto?
Ahimè! a che vale! Quando le armi sono in mani vili, nessuna vita
e proprietà umana si trova al sicuro e solo i ladri prosperano. Allo
stesso modo, quando un clero ben lontano dall'essere perfetto prende il
controllo delle cose, esso si interpone come una spessa cortina fra la
gente e la luce della Fede.Caposaldo della fede è la sincerità. Cioè un individuo religioso de-
ve dimenticare i propri desideri e cercare di servire l'interesse pubbli-
co in ogni modo possibile e con massimo impegno. Ed è impossibile
che un essere umano si distacchi dal proprio egoistico tornaconto e
sacrifichi il proprio bene per quello della comunità se non tramite
una sincera fede religiosa. Dato che l'egoismo è impastato nell'argilla
dell'uomo, se non v'è la speranza di una sostanziosa ricompensa, è
impossibile che egli trascuri il proprio attuale benessere materiale.
Tuttavia chi ripone la propria fede in Dio e crede nelle Sue parole -
poiché ha la promessa e la certezza di una copiosa mercede nella vita
futura e poiché, a confronto della gioia e della gloria eterna dei futuri
piani dell'esistenza, i benefici terreni sono nulla per lui - per amore di
Dio rinuncia alla propria pace e al proprio tornaconto e liberamente
si consacra anima e corpo al bene comune. "Ma v'è anche fra gli uo-
mini chi si sacrifica bramoso del compiacimento di Dio".
Alcuni immaginano che un senso innato di dignità umana impe-
disca all'uomo di commettere malvagità e garantisca la sua perfezione
spirituale e materiale. Cioè, che l'individuo dotato d'intelligenza na-
turale, grande risolutezza e zelo, si astenga per istinto dal nuocere ai
suoi simili e abbia un grande desiderio di fare del bene indipendente-
mente da qualsiasi considerazione sulle severe punizioni derivanti
dalla malvagità o sulle grandi ricompense della virtù. Ma, se riflettere-
mo sulla lezione della storia, capiremo chiaramente che questo senso
dell'onore e della dignità è esso stesso una delle grazie derivanti dai
comandamenti dei Profeti di Dio. Inoltre osserviamo anche nei bam-
bini segni di aggressività e di arbitrio e vediamo che, mancando le
istruzioni di un maestro, le loro qualità indesiderabili aumentano ve-
locemente. Pertanto è chiaro che la comparsa di questo senso naturale
della dignità umana e dell'onore è il risultato dell'educazione. In
secondo luogo, dato per concesso, per amore della discussione, che
un'intelligenza istintiva e un'innata qualità morale possano impedire
l'iniquità, è ovvio che gli individui dotati di questa qualità sono rari
come la pietra filosofale. Una supposizione del genere non può essere
convalidata da semplici parole, deve essere sostenuta dai fatti. Vedia-
mo quale forza nella creazione spinge le masse verso scopi e azioni
giuste!A parte questo, se il raro individuo, esempio di questa facoltà, di-
venisse anche personificazione del timor di Dio, è certo che i suoi
sforzi verso la virtù ne verrebbero molto rafforzati.
Dalla grazia delle religioni divine derivano benefici universali,
poiché esse guidano i veri seguaci a perseguire sincerità d'intenti alte
mire, purezza, onore immacolato, straordinaria gentilezza e com-
prensione, rispetto delle promesse fatte, sollecitudine per i diritti al-
trui, liberalità, giustizia in ogni aspetto della vita, umanità e filantro-
pia, valore e instancabilità negli sforzi al servizio dell'umanità. Per
riassumere: la religione produce tutte le virtù umane e queste virtù
sono le luminose fiaccole della civiltà. Se un uomo non è dotato di
queste qualità eccellenti è certo che non ha mai avuto nemmeno una
goccia dell'inesauribile fiume di acqua di vita che scorre negli inse-
gnamenti dei Libri Sacri, né còlto il più lieve alito delle brezze fra-
granti che spirano dai giardini di Dio. Infatti non v'è cosa sulla terra
che possa essere dimostrata con le sole parole; ogni, livello dell'esi-
stenza si fa riconoscere attraverso segni e simboli e ogni grado dello
sviluppo umano ha un suo segno distintivo.Lo scopo di queste affermazioni è di chiarire in modo inequivoca-
bile che le religioni divine, i santi precetti, gli insegnamenti celestiali
sono le basi inattaccabili della felicità umana e che i popoli del mondo
non hanno speranza di un vero conforto o di liberazione, se non da
questo unico grande rimedio. Questa panacea deve tuttavia essere
somministrata da un medico saggio ed esperto, poiché nelle mani di
un incompetente tutte le cure che il Signore degli uomini ha sempre
creato per sanare i loro mali non sono in grado di procurare la salute,
ma al contrariò distruggono i deboli e gravano il cuore di coloro che
sono già afflitti.La Fonte della saggezza divina, la Manifestazione del Rango Pro-
fetico Universale (Muhammad) - incoraggiando l'umanità ad appren-
dere le scienze, le arti e altri simili vantaggi ha comandato di ricercarle
perfino nei più remoti angoli della Cina. Ma i dottori incompetenti e
cavillosi lo proibiscono, portando per loro giustificazione il detto:
"Chi imita un popolo è uno di loro". Costoro non hanno ancora
afferrato che cosa s'intenda qui per "imitazione" e non sanno che le
religioni divine esortano e incoraggiano tutti i fedeli ad adottare prin-
cipi che portano continui miglioramenti e ad apprendere da altri popoli
scienze e arti. Chiunque affermi il contrario non ha mai bevuto il
nettare della conoscenza, è fuorviato nella propria ignoranza e insegue
il miraggio dei propri desideri.Giudicate con giustizia: quali di questi moderni sviluppi contrav-
viene, in se stesso o nelle sue applicazioni ai comandamenti divini? Se
si riferiscono alla fondazione dei parlamenti, è questa un'ingiunzione
del testo del sacro versetto: "e delle loro faccende decidono
consultandosi a vicenda". E inoltre vi sono queste parole rivolte al-
l'Alba di tutto il sapere, la Sorgente della perfezione (Muhammad)
malgrado Egli possedesse un sapere universale: "e consigliati con loro
sul da farsi". Alla luce di tutto ciò com'è possibile che l'argomento
consultazione sia in conflitto con la Legge religiosa? I grandi vantaggi
della consultazione possono essere dimostrati anche con argomenta-
zioni logiche.Potrebbero forse dire che condizionare una sentenza di morte alle
più accurate indagini, alla sanzione di numerosi organi, alle prove le-
gali e all'ordine del sovrano sia un atto contrario alle leggi di Dio? O
affermare che quanto accadde durante il precedente governo fosse
conforme al Corano? Per esempio, quando Hájí Mirza Áqásí era Pri-
mo Ministro, s'è sentito dire da molte fonti che il governatore di Gul-
páygán scelse trentatré indifesi balivi63a di quella regione, tutti di santo
lignaggio, tutti innocenti e in un'ora li decapitò senza processo e senza
sanzioni superiori.Un tempo la popolazione persiana superava i cinquanta milioni:
essa è stata in parte distrutta dalle guerre civili, ma soprattutto per la
mancanza di un adeguato sistema di governo e per il dispotismo e
l'incontrollata autorità dei governatori provinciali e locali. Con l'andar
del tempo nemmeno un quinto della popolazione è sopravvissuto,
poiché i governatori sceglievano una vittima in base ai loro interessi e,
anche se si trattava di un innocente, sfogavano su di essa la loro
collera fino a distruggerla. Oppure per un capriccio, di un famigerato
assassino facevano un favorito. Nessuno poteva parlare, perché il
governatore aveva l'assoluto controllo. Possiamo forse dire che ciò
fosse conforme alla giustizia o alle leggi di Dio?
Potremmo sostenere che incoraggiare l'acquisizione di arti utili e di
una cultura generale, apprendere le verità di scienze materiali be-
nefiche per l'uomo, allargare gli orizzonti dell'industria incrementare i
prodotti del commercio, moltiplicare le vie della prosperità della
nazione contrasti coi principi fondamentali della Fede? Sarebbe in
conflitto con il culto di Dio portare nelle città la legge e l'ordine e or-
ganizzare i distretti rurali, riparare le strade, costruire ferrovie e facili-
tare i trasporti e i viaggi e così aumentare il benessere? Sarebbe in-
compatibile con i comandamenti e le proibizioni divine, se lavorassi-
mo nelle miniere abbandonate che sono la più grande fonte di ric-
chezza della nazione e se costruissimo fabbriche da cui derivino
comodità, sicurezza e benessere per tutti? O se stimolassimo la
creazione di nuove industrie per ottenere un miglioramento della
produzione locale?In nome del Gloriosissimo! Mi sorprende vedere il velo che è ca-
duto sui loro occhi e che li acceca perfino a necessità così ovvie come
queste. E quando si avanzino argomenti e prove conclusivi di questo
genere, indubbiamente spinti da mille rancori e pregiudizi nascosti
essi risponderanno:" Il Giorno del Giudizio, quando gli uomini si
troveranno davanti al loro Signore non saranno chiamati a rispondere
della loro educazione e cultura, ma giudicati dalle buone azioni".
Diamolo per scontato e concediamo che l'uomo non sia chiamato a
rispondere della propria cultura ed educazione; eppure, il Giorno del
Rendiconto, i capi saranno chiamati a render conto e sarà detto loro:
"O capi e governanti! Perché avete fatto precipitare questa potente
nazione dalle vette dell'antica gloria? Perché l'avete tolta dal suo posto
nel cuore e nel centro del mondo civile? Eravate in grado di attuare
provvedimenti che avrebbero portato grande onore a questo popolo.
Non solo non lo avete fatto ma per di più lo avete privato degli
abituali benefici che sono disponibili a tutti. Questo popolo brillava un
tempo come una stella in un cielo propizio: come avete osato spegnere
la sua luce trasformandola in tenebre! Avreste potuto accendere per
esso il faro della gloria temporale ed eterna: perché non avete lottato
per questo con tutto il vostro impegno? "E quando per grazia di Dio
sfolgorò una fiammeggiante Luce, perché non l'avete riparata nel
cristallo del vostro valore, dai venti che le soffiavano contro? Perché
siete insorti in tutta la vostra potenza per spegnerla?"
"Abbiamo attaccato al collo d'ogni uomo il suo destino e il Dì
della Resurrezione gli mostreremo un rotolo che troverà dispiegato a
sé davanti".E ancora, v'è nel mondo azione più nobile che servire il bene co-
mune? Si può concepire per l'uomo benedizione più grande di quella
ch'egli divenga causa di educazione, sviluppo, prosperità, onore per i
suoi simili? No, per il Signore Iddio! Massima rettitudine per le anime
benedette è afferrare le mani degli sventurati e liberarli dall'ignoranza,
dalla degradazione e dalla povertà e agire con pure intenzioni e solo
per amor di Dio e dedicarsi energicamente al servizio delle masse,
dimenticando il proprio tornaconto mondano e lavorando per il bene
generale. "Preferiscono quelli a se stessi, anche se afflitti da
indigenza". "I migliori degli uomini sono coloro che servono il po-
polo; i peggiori, quelli che lo danneggiano".Sia gloria a Dio! Quale straordinaria situazione si è determinata
ora, se nessuno sentendo avanzare una proposta si chiede quale possa
essere il vero motivo di chi parla e quale recondito scopo si celi dietro
la maschera delle parole. C'è per esempio, qualcuno che, cercando di
promuovere i propri meschini interessi personali, blocca il progresso
di un intero popolo. Per portare acqua al proprio mulino, costoro la-
sciano inaridire e avvizzire le fattorie e i campi altrui. Per conservare
il proprio posto di comando, dirigono sempre le masse verso quei
pregiudizi e fanatismi che sovvertono le basi della civiltà.
Costoro - nello stesso momento in cui compiono azioni che sono
anatema agli occhi di Dio e detestate da tutti i Profeti e i Santi - se ve-
dono qualcuno che appena finito di mangiare si lava le mani col sa-
pone - prodotto inventato da 'Abdu'lláh Búní, Musulmano – prote-
stano a gran voce e gridano che la legge religiosa è stata sovvertita e i
costumi e le maniere di nazioni pagane vengono introdotte fra noi,
solo perché lo sventurato non si pulisce le mani strofinandole sul da-
vanti del vestito e sulla barba. Ignorando totalmente quanto siano
cattivi i suoi modi di agire, considerano cosa perversa e stolta ciò che
produce pulizia e finezza.O popolo di Persia! Apri gli occhi! Fa' attenzione! Non seguire
ciecamente i bigotti, liberati da questa insensata imitazione che è la
causa principale per cui gli uomini cadono in strade di ignoranza e
degradazione. Guarda la realtà delle cose. Sollèvati; afferra mezzi che
ti diano vita e felicità, grandezza e gloria fra tutte le nazioni del mon-
do.I venti della vera primavera soffiano su di te: adòrnati di boccioli
come gli alberi di un olezzante giardino. Arrivano nubi primaverili:
rinnòvati e inverdisci come i dolci campi dell'eternità. La stella del-
l'alba risplende: incamminati sulla via della verità. Il mare del potere
si gonfia, corri alle spiagge dei nobili intenti e del successo. L'acqua
pura della vita sale, perché sprechi i tuoi giorni in un deserto di sete?
Punta in alto, scegli nobili scopi: per quanto tempo ancora questo
torpore, questa negligenza! Disperazione è tutto quello che guada-
gnerai dall'intemperanza, in questo e nell'altro mondo; abominio e
miseria, quello che raccoglierai dal fanatismo, dal prestar fede ai pazzi
e agli stolti. Le confermazioni di Dio ti sorreggono, il Suo soccorso è
vicino: perché non gridi e non esulti con tutto il cuore e non lotti con
tutta l'anima!Fra gli argomenti che richiedono accurate revisioni e riforme vi
sono il metodo di studio delle varie branche del sapere e l'organizza-
zione dei programmi accademici. Per mancanza di ordinamento, l'e-
ducazione è diventata caotica e confusa. Temi insulsi che non richie-
derebbero alcuna elaborazione ricevono indebita attenzione, al punto
tale che, per lungo tempo, gli studenti sprecano intelligenza ed energie
su argomenti che sono pure supposizioni, in nessun modo di-
mostrabili: infatti tali studi consistono nell'approfondire affermazioni
e concetti che un attento esame rivelerebbe essere non solo impro-
babili, ma perfino pure superstizioni, nel vagliare idee inutili, nel cor-
rere dietro assurdità. Non v'è dubbio che occuparsi di tali illusioni,
approfondire e dibattere a lungo tali vacue asserzioni non è altro che
una perdita di tempo e uno spreco dei giorni della vita. Non solo, ma
tutto ciò impedisce di intraprendere lo studio di quelle arti e scienze
di cui la società ha disperato bisogno. Prima di affrontare un qualsiasi
studio ci si dovrebbe chiedere a che cosa serve e quali frutti e risultati
ne verranno. Se è un'utile branca del sapere, e cioè se la società ne
trarrà importanti benefici, allora certamente bisognerà perseguirlo col
massimo impegno. Altrimenti, se consiste in vuote discussioni senza
profitto e in inutili concatenazioni di fantasie che non producono altro
risultato se non acredine, allora perché dedicare la vita a simili cavilli
e dispute?Questa materia richiede ulteriori chiarimenti e un esame profondo,
sì che possa essere pienamente dimostrato che alcuni argomenti oggi
trascurati sono oltremodo validi e che le nazioni non hanno bisogno di
altri studi superflui; perciò il tema sarà sviluppato, a Dio piacendo, in
un secondo volume. La Nostra speranza è che la lettura di questo
primo tomo produca cambiamenti radicali nel pensiero e nel
comportamento della società, poiché abbiamo intrapreso quest'opera
con intenti sinceri e solamente per amor di Dio. Benché in questo
mondo le persone capaci di distinguere le intenzioni sincere dalle
parole false siano rare come la pietra filosofale, tuttavia riponiamo le
Nostre speranze negli infiniti doni del Signore.Riassumendo: Quanto a quel gruppo che afferma che nell'attuare
queste necessarie riforme si deve procedere con riflessione, pazientare
e raggiungere gli obiettivi uno per volta, cosa intendono esattamente
dicendo questo? Se dicendo riflessione intendono quella prudenza che
è richiesta dalla scienza del governo, il loro pensiero è opportuno e
appropriato. È certo che imprese importanti non possono essere
portate a una felice conclusione con la fretta, perché in simili casi la
fretta è solo rovina.Il mondo della politica è simile al mondo dell'uomo: questi dap-
prima è un seme, poi per gradi passa alla condizione di embrione e
feto, acquistando una struttura ossea e rivestendosi di carne, assu-
mendo il proprio peculiare aspetto e finalmente raggiunge il piano in
cui può degnamente realizzare le parole: "il migliore dei Creatori".
Come tutto questo è un requisito della creazione, basato sulla Sag-
gezza universale, così il mondo politico non può evolversi istantanea-
mente dal nadir dell'imperfezione allo zenit dell'adeguatezza e della
perfezione. Piuttosto, è necessario che persone qualificate lottino
giorno e notte, usando tutti quei mezzi che conducano al progresso,
finché il governo e la popolazione non si sviluppino sotto ogni aspetto
giorno per giorno, anzi di momento in momento.Questo mondo di polvere prende vita e si presenta meravigliosa-
mente adorno e pieno di grazie, quando - mercè i doni divini - sulla
terra appaiono tre cose. Primo, i venti fecondi della primavera; secon-
do, la prorompente dovizia delle nuvole primaverili terzo il calore del
sole smagliante. Quando, per l'infinita generosità di Dio, queste tre
cose sono elargite, allora lentamente, con il Suo permesso, gli alberi e
i rami secchi ritornano freschi e verdi e si ricoprono di boccioli e frutti
d'ogni sorta. La stessa cosa accade quando si combinano le intenzioni
pure e la giustizia del monarca, la saggezza la consumata destrezza e
la competenza politica delle autorità al governo, e la determinazione e
i generosi sforzi del popolo; allora, di giorno in giorno, appaiono
palesi gli effetti del progresso, di lungimiranti riforme, della fierezza e
della prosperità del governo e della popolazione.Se tuttavia dicendo indugio e rinvio essi intendono che ciascuna
generazione debba curarsi soltanto di una minima parte delle neces-
sarie riforme, ciò non è altro che pigrizia e apatia e da questo modo di
procedere non si avrà alcun risultato se non un'interminabile ripe-
tizione di vuote parole. Se la fretta è dannosa, l'inoperosità e l'indo-
lenza sono mille volte peggiori. La via di mezzo è la migliore, com'è
scritto: "Dovete scegliere il bene fra due mali", riferendosi al mezzo
fra due estremi "E non legarti avaramente la mano al collo, ma non
aprirla tutta quanta... ma cerca un giusto mezzo fra i due".
La principale necessità, la più urgente è dare impulso all'educa-
zione. E' inconcepibile che una nazione possa conseguire prosperità e
successo, se non viene portata avanti quest'impresa importante e fon-
damentale. La causa principale del declino e della caduta dei popoli è
l'ignoranza. Oggi la massa del popolo non è informata neppure sugli
affari ordinari, e tanto meno comprende il nocciolo degli importanti
problemi e delle complesse necessità del momento.E' quindi urgente scrivere articoli e libri utili, che stabiliscano
chiaramente e definitivamente quali siano le attuali necessità della
gente e quali cose portino alla felicità e al progresso della società.
Questi scritti devono essere pubblicati e diffusi in tutta la nazione, così
che almeno chi guida la popolazione venga entro certi limiti
risvegliato e si prodighi e si ingegni di seguire criteri che lo
conducano a imperituro onore. La pubblicazione di pensieri nobili è la
forza dinamica nelle arterie della vita, è l'anima del mondo. I pensieri
sono un mare sconfinato e gli effetti e le varie condizioni
dell'esistenza sono come le forme separate e i limiti particolari delle
onde; finché il mare non ribolle, le onde non si sollevano e non
depongono perle di sapere sulle spiagge della vita.
Fratello, tu sei solo pensiero,L'opinione pubblica dev'essere orientata verso tutto ciò che è degno
di questo giorno, e ciò non è possibile se non con l'uso di argomenti
adeguati e prove chiare, esaurienti e conclusive. Infatti le masse ignare
nulla sanno del mondo e, mentre non v'è dubbio che perseguano e
desiderino la felicità, tuttavia l'ignoranza come un pesante velo le
tiene lontane da essa.Osservate a qual punto la mancanza di educazione può indebolire e
degradare un popolo. Oggi [ 1875 ], quanto a popolazione, la più
grande nazione del mondo è la Cina che conta oltre quattrocento mi-
lioni di abitanti. In base a ciò il suo governo dovrebbe essere il più il-
lustre della terra, la sua popolazione la più lodata. E invece per la sua
mancanza di istruzione nella civiltà culturale e materiale essa è la più
debole e sventurata fra tutte le nazioni deboli. Non molto tempo fa un
piccolo contingente di truppe inglesi e francesi mosse guerra alla Cina
e le inflisse una sconfitta così decisiva che si impadronì della sua
capitale Pechino, Se il governo e il popolo cinese fossero stati ag-
giornati nelle progredite Scienze attuali, se fossero stati esperti nelle
arti della civiltà, allora anche se tutte le nazioni della terra avessero
marciato contro di loro, l'aggressione sarebbe fallita e gli assalitori sa-
rebbero ritornati sconfitti da dove erano venuti.Ma v'è un episodio ancor più strano: il governo giapponese era al-
l'inizio suddito e sottoposto alla protezione della Cina, ma ora da
qualche tempo, il Giappone, aperti gli occhi ha adottato le tecniche del
progresso e della civiltà contemporanei, ha promosso le scienze e le
industrie utili al popolo impegnando tutte le sue forze e capacità
affinché l'opinione pubblica si concentri sulle riforme. Questo governo
è oggi progredito a tal punto che nonostante la sua popolazione sia
solo un sesto o perfino un decimo di quella cinese, ha di recente
sfidato quel governo e la Cina è stata costretta a venire a patti. Osser-
vate attentamente come l'educazione e le arti della civiltà portino
onore, prosperità, indipendenza e libertà ai governi e ai popoli.
Inoltre è di vitale necessità che siano fondate scuole in tutta la
Persia anche nelle più piccole cittadine e nei villaggi, e che la popola-
zione sia incoraggiata in ogni possibile modo a far sì che i propri figli
imparino a leggere e scrivere. Se necessario, l'educazione dev'essere
resa obbligatoria. Finché nervi e arterie della nazione non ritornino in
vita, ogni misura presa risulterà vana, perché il popolo è come il corpo
umano; la risolutezza e la volontà di lottare sono come l'anima e un corpo
senz'anima non si muove. Questo potere dinamico è presente in grado
superlativo nella natura del popolo persiano e la diffusione
dell'educazione lo sprigionerà.Rispondiamo ora a coloro i quali credono che non sia necessario né
opportuno mutuare i principi della civiltà, le fondamenta del progresso
verso alti livelli di felicità sociale nel mondo materiale, le leggi che
attuano radicali riforme, i metodi che allargano gli orizzonti della
cultura - e che sia molto più conveniente per la Persia e i Persiani me-
ditare sulla situazione e, dopo, creare le proprie tecniche per il pro-
gresso.È certo che se l'intelligenza vigorosa e la superiore abilità dei gran-
di della nazione, l'energia e la risolutezza dei più eminenti uomini
della corte imperiale, gli sforzi decisi di coloro che hanno sapere e ca-
pacità e sono versati nelle grandi leggi della vita politica si alleassero
tutti - e ciascuno facesse ogni sforzo per esaminare e soppesare tutti i
dettagli, nonché i principali problemi del momento - è molto probabile
che, grazie ai piani efficaci che essi saprebbero elaborare, alcune
situazioni sarebbero radicalmente modificate. Nella maggior parte dei
casi, però, essi sarebbero costretti a mutuare. Infatti nei secoli passati
centinaia di migliaia di persone hanno dedicato tutta la vita a ve-
rificare tutte queste cose, finché non sono state in grado di attuare
questi importanti sviluppi. Se dovessimo ignorare tutto ciò e sforzarci
di ricreare nel nostro Paese a modo nostro gli strumenti per attuare
l'auspicato progresso, passerebbero molte generazioni e ancora lo
scopo non sarebbe raggiunto. Considerate per esempio come altri
Paesi abbiano perseverato a lungo finché, da ultimo hanno scoperto
l'energia del vapore e per suo mezzo sono riusciti a svolgere agevol-
mente pesanti compiti che un tempo erano superiori alle forze umane.
Quanti secoli trascorrerebbero se abbandonassimo l'uso di questa
energia e cercassimo invece con tutte le nostre forze di inventarne una
in sostituzione! È quindi preferibile proseguire nell'uso del vapore e
nello stesso tempo cercare incessantemente una forza ancor più
potente. Bisogna considerare con lo stesso metro il progresso tecno-
logico, le scienze, le arti e le formule politiche di sperimentata utilità
degli altri popoli, vale a dire quei procedimenti che nel corso delle
ere sono stati ripetutamente messi alla prova e che per i loro numerosi
usi e vantaggi hanno palesemente portato gloria e grandezza allo stato
e benessere e progresso al popolo. Se dovessimo abbandonare tutto
questo senza nessuna valida ragione e tentare altri metodi di riforma,
trascorrerebbero molti anni e molte vite prima che esse possano
realizzarsi e i loro vantaggi essere messi alla prova. Frattanto "Siamo
ancora sull'angolo della strada".La superiorità del presente rispetto al passato, consiste nel fatto che
il presente può assumere e adottare a modello molto di ciò che è stato
approvato e sperimentato e che, nel passato si è dimostrato di grande
beneficio, e che esso stesso può fare le proprie nuove scoperte e con
queste accrescere la propria già preziosa eredità. È chiaro inoltre che
le realizzazioni e le esperienze del passato sono note e disponibili al
presente, mentre le scoperte peculiari del presente erano sconosciute
nel passato. Questo presuppone che l'ultima generazione sia formata
da persone capaci, altrimenti quante volte un'ultima generazione non
ha ricavato neppure una goccia da quell'oceano illimitato di sapere che
appartenne ai suoi avi.Riflettete un poco: supponiamo che, per il potere di Dio, siano
posti sulla terra certi individui; essi ovviamente necessitano di molte
cose per provvedere alla propria dignità umana, alla propria felicità e
al proprio benessere. Ora, è più pratico che acquisiscano tutto questo
dai contemporanei, o è meglio che ciascuna delle successive genera-
zioni non mutui nulla dagli altri e crei invece indipendentemente i vari
strumenti necessari all'esistenza umana?E chi volesse sostenere che le leggi, i principi e i fondamenti del
massimo progresso di una società completamente sviluppata, che esi-
stono in altri Paesi, non sono adatti alle condizioni e ai bisogni tradi-
zionali del popolo persiano e che pertanto è necessario che nell'ambito
dell'Iran i pianificatori della nazione compiano il massimo sforzo per
attuare riforme adatte alla Persia - spieghi prima quale danno può
venire da tali apporti stranieri.Se il Paese fosse ricostruito, le strade riparate, la sorte dei disperati
migliorata con vari mezzi, i poveri riabilitati, le masse avviate sulle
strade del progresso, le vie della ricchezza pubblica aumentate, gli
orizzonti dell'educazione allargati, il governo adeguatamente orga-
nizzato, e garantiti il libero esercizio dei diritti umani, la sicurezza
delle persone e delle proprietà, la dignità e il buon nome degli indivi-
dui - sarebbe, tutto questo, in disaccordo con la mentalità del popolo
persiano? Tutto ciò che contrasta con queste misure si è già rivelato
nocivo in tutti i Paesi e non riguarda una località piuttosto di un'altra.
Tutte queste superstizioni derivano interamente dalla mancanza di
saggezza e comprensione e da un'osservazione e un'analisi insuffi-
cienti. In verità la maggior parte dei reazionari e dei conservatori dis-
simulano i loro egoistici interessi dietro una serie di inutili parole e
confondono le menti delle sventurate masse con dichiarazioni pub-
bliche che non hanno nulla a che vedere con i loro ben nascosti
obiettivi.O popolo di Persia! il cuore è un pegno divino: mondalo dalla
macchia dell'egoismo, adornalo con la ghirlanda delle intenzioni pure,
finché il sacro onore, l'imperitura grandezza di quest'illustre nazione
brilli come il vero mattino in un cielo propizio. Questi brevi giorni
sulla terra scivoleranno via come ombre e finiranno. Lotta perché Dio
effonda su di te la Sua grazia sì che tu possa lasciare un buon ricordo
nel cuore e sulle labbra di coloro che verranno. "E accordami
menzione onorata fra i posteri".Felice l'anima che dimentica il proprio bene e, come i prescelti da
Dio, gareggia con il prossimo nel servire il bene comune, finché, raf-
forzata dalle benedizioni e dalle perpetue confermazioni di Dio, essa
non sia abilitata a sollevare questa possente nazione alle sue antiche
vette di gloria e a restituire a questa terra inaridita la dolcezza di una
nuova vita e ad ornare, quale primavera dello spirito l'albero della vita
umana, con fresche foglie, boccioli e frutti di una gioia benedetta.
INDICE ANALITICO5b Il testo originale persiano scritto nel 1875 era anonimo, e la prima tradu-
zione inglese pubblicata nel 1910 col titolo " The Mysterious Forces of
Civilization " ( Le Arcane Forze della Civiltà ) dice solo " scritto da un
eminente filosofo bahá'í".2 Cronache 36:22-23; Esdra 1:1; Isaia 45:1; 14 ; 49:12.
Corano 6:90; 11:29.Jáhilíyyih: il periodo del paganesimo in Arabia, precedente l'avvento di
Muhammad.Gli Arabi pagani osservavano due periodi di tregua ( di un mese e tre mesi
consecutivi rispettivamente ) durante i quali si facevano i pellegrinaggi alla
Mecca e si svolgevano fiere, tenzoni poetiche e altri eventi del genere.
Corano 16:124.«Se con la parola algebra intendiamo quel ramo della matematica in base al
quale si impara a risolvere l'equazione x2 + 5x = 14, scritta in questo
modo, essa ha inizio nel XVII secolo. Se accettiamo che l'equazione sia
scritta con simboli diversi e meno adatti, si può dire che essa abbia avuto
inizio già nel III secolo. Se accettiamo che sia espressa verbalmente e
risolta, per casi semplici di radici positive, con l'aiuto di figure
geometriche, questa scienza era nota a Euclide e altri della scuola ales-
sandrina già nel 300 a.C. Se accettiamo risoluzioni fondate su intuizioni
più o meno scientifiche, si può dire che l'algebra sia già stata conosciuta
quasi 2000 anni a.C. e che abbia probabilmente attratto l'attenzione degli
intellettuali già molto tempo prima... Il nome 'algebra' è del tutto fortuito.
Quando Mohammed ibn Mûsâ al-Khowârizmi... scrisse in Baghdad (circa
825 d.C.), dette a una delle sue opere il titolo Al-jebr w'al-muqâb. lah. Il
titolo è talvolta tradotto 'restaurazione ed equazione', ma il significato non
era chiaro neppure per gli scrittori arabi posteriori . Encyclopedia
Britannica,1952, Algebra.'Ulamá , dall'arabo 'alima, sapere, può essere tradotto dzoofaf, fbxziati,
autorità religioseIl Resh Galuta, il supremo capo di quella parte della popolazione ebraica
che era rimasta in Bábilonia anche dopo che Ciro ebbe concesso agli esuli
giudei il ritorno in patria nel 586 a.C. ( in italiano si chiama Esilarca o
Capo dell'Esilio. Cf. Enciclopedia Italiana XIV, 327, n.d.e. )
Corano 9:33; 61:9.Corano 7:172. Yawm-i-Alast, il giorno in cui Dio rivolgendoSi alla futura
posterità di Adamo disse : "Non sono Io … il vostro Signore?" ( a-lastu bi
Rabbikum ) ed essi risposero : "Si, l'attestiamo".
Corano 9:32.Cf. Corano 27:12, le parole riferite a Mosè :"metti dunque la mano nel
seno, e ne uscirà bianca… uno dei nove segni che saran mandati a Faraone
e al suo popolo…". Vedi inoltre Corano 7:105; 20:23; 26:32; e 28:32.
Inoltre Esodo 4:6. Infine vedi Edward Fitzgerald, i Rubayat di Omar
Khayyam :Le metafore qui si riferiscono ai bianchi germogli e ai profumi della
primavera.Dhu'l-Awtád è variamente reso dai traduttori del Corano come il Recintore
il Signor dei Saldi Pilastri, il Signore di un Forte Dominio, Colui Che è
circondato da Ministri eccetera. wtád significa pilastro o piolo da tenda.
Cf. Corano 38:11 e 89:9.Corano 33:66. "La gente ti chiede dell'Ora. Rispondi: La sua conoscenza è
possesso solo di Dio". Cf. anche 22:1:"la scossa dell'Ora" eccetera. Vedi
anche Matteo 24:36, 42 eccetera. Per i Bahá'í tutto questo si riferisce
all'avvento del Báb e di Bahá'u'lláh.Cf. la professione di fede islamica, talvolta chiamata delle due
testimonianze:" Io attesto che non v'è altro Dio all'infuori di Dio e che
Muhammad è il Suo Profeta ".Il paragrafo precedente e quello successivo che incomincia " alcuni, non
consapevoli del potere latente negli sforzi dell'uomo " sono stati tradotti
in inglese da Shoghi Effendi, Custode della Fede Bahá'í. f. L'Ordine
Mondiale di Bahá'u'lláh, pp. 37-38.39b Nel senso di seguace dell'antica religione persiana (n.d.e.)
Corano 17:82.Vedi Rumí, Il Mathnaví II, 185 e 189.Vedi anche l'Hadíth :" Dio creò le
creature nelle tenebre, poi le asperse della Sua Luce. Quelle che furono
raggiunte da quella Luce presero la retta via, quelle che ne rimasero prive
se ne allontanarono ".Cf. R.A.Nicholson, Il Mathnavì di Jalálu'd-Dín
Rúmí, in E.J.W.Gibb Memorial Series.La Bibbia di Re Giacomo dice :" Avete udito che fu detto :' Amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico ' ". Gli studiosi però la contestano, perché
contrasta con la nota Legge scritta in Levitico 19:18; Esodo 23:4-5;
Proverbi 25:21; nel Talmud eccetera.Cf. 'Abdu'l-Bahá, Le Lezioni di San Giovanni d'Acri, cap.LXXXIV e The
Promulgation of Universal Peace, p. 385. Vedi anche Richard Walzer,
Galen on Jews and Christians. L'autore afferma che il compendio di
Galeno qui menzionato è andato perduto e ne sono rimasti solo alcuni
frammenti in arabo.Il testo persiano traslittera il nome di questo autore Draybar e intitola la sua
opera Il progresso dei popoli. Evidentemente questo nome si riferisce a
John William Draper ( 1811-1882 ), noto chimico e storico ampiamente
tradotto. Nel secondo volume dell'opera citata vi sono informazioni
dettagliate sugli apporti islamici all'Occidente e su Gerberto ( Papa
Silvestro ). Di alcuni debiti, solitamente misconosciuti, dagli Europei
verso l'islam, l'autore scrive: . ( vol.II, ed riv. ).Il
Dictionary of American Biografy ( Dizionario biografico americano )
afferma che il padre di Draper, cattolico romano, assunse il nome di John
Cristopher Draper quando fu ripudiato dalla famiglia perché era divenuto
metodista e che il suo vero nome è sconosciuto. Il traduttore ringrazia il
signor Paul North Rice, capo del New York Library's References
Department per l'informazione che i dati sulla storia e sulla nazionalità di
Draper sono contrastanti. The Drapers in America di Thomas Waln-
Morgan ( 1892 ) afferma che il padre di Draper era nato a Londra, mentre
Albert E. Henschel nel Centenary of John William Draper ( New York
University "Colonnade" giugno 1911 ) dice:"Se c'è qualcuno fra noi che
rintraccia la propria stirpe nei campi assolati d'Italia, questi può essere a
buon diritto orgoglioso di John William Draper, perché suo padre John C.
Draper era italiano di nascita…".Il traduttore ringrazia inoltre la signora Dreyfus-Barney per le ricerche da
lei compiute nella Library of Congress e nella Biblioteque Nationale.
Corano 3:115.63a Magistrati, ufficiali di giustizia ( n.d.e. )
Corano 17:13.Corano 23:14. "Sia benedetto Dio, il migliore dei Creatori".
Corano 17:29; 110.Rúmí, Il Mathnavì II 2:277. Il verso successivo è :
Recinto giardino, se quel pensiero è rosa,Dalla frase :" Attar ha già attraversato le sette città dell'amore e noi siamo
ancora all'angolo della strada ".